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L’inconscio sociale e individuale di Pantera Nera UN FILM CHE FA ANCHE PENSARE

19 Feb 18

Di Manlio Converti
Apparso per la prima volta nel 1966 nel n.52 di Fantastic Four, inventato da Stan Lee, per i testi, e Jack Kirby, disegni, la Pantera Nera è precedente il movimento rivoluzionario americano omonimo, eppure anche oggi nel film continua più che mai a rompere davvero gli stereotipi razzisti, mentre l'altro è scomparso.
Ovviamente la fantasia di un regno ultratecnologico e ricchissimo pur se autarchico, in più capace di mantenere e contenere le problematiche tribali è due volte impossibile. L'impossibilità sta nella ricchezza autarchica e nel contenimento del tribalismo.
La storia ci insegna che le autarchie industriali del Fascismo e Comunismo anche senza conflitti internazionali falliscono e rendono miserevole la maggioranza della popolazione. Quindi il Wakanda non può essere ultratecnologico e ricchissimo senza scambio internazionale di cultura, tecnologia e mercato.
La capacità di giapponesi e napoletani di mantenere tradizioni millenarie nella vita contemporanea è in realtà diverso dalla capacità di fermare i conflitti tribali.
La devastazione dei conflitti tra nord e sud, tra contrade o quartieri, le faide sarde o politiche, le violenze di baby gang e mafie, la corruzione o la violenza domestica sono onnipresenti nel mondo, ma non nel Wakanda.
Tuttavia i messaggi politici, soprattutto per costruire un mondo senza Razzismo, sono efficaci. Il peggior nemico di Pantera Nera è anche l'unica vittima del potere del Wakanda ma assume su di sè la potenza catartica di generazioni di americani ancora devastati dalla tratta occidentale degli schiavi.
In questo il film sbaglia per difetto e non per americacentrismo. Infatti accenna alla tratta medio-orientale cioè araba e islamica, solo all'inizio e solo con i costumi delle donne velate, alla violenza ancora attuale, non meno feroce e storicamente precedente di quasi mille anni quella ispano-anglosassone.
La tragedia di Charlie impedisce di parlar chiaro. È taciuto anche il dramma della moderna colonizzazione orientale, come in Darfur, ed è invece omaggiata la Corea, comunque omologa delle cinesi Shangai ed Hong Kong. Questione evidente di marketing in tempi di Olimpiadi in Corea.
Ok allora i difetti politici sono 4 ma appunto il film permette di pensare e questo non è poco dato il materiale ulteriore presente che parla in realtà ad ogni essere umano e ad ogni Paese nel mondo incluso la nostra miserevole Italia oltraggiata dallo schiavismo, dalla tratta di donne e minori, dalla strage mancata di Macerata e dal bieco ed inutile razzismo in campagna elettorale.
Questo per l'inconscio sociale.
L'inconscio individuale è invece la parte strutturale del film. La forza delle relazioni sociali e dei ruoli, anche se con investimenti forti sulla parità uomo-donna, ne rappresentano la trama. I due sogni sciamanici indotti da potenti piante allucinogene ne rappresentano l'altra. Appare incredibile il realismo delle allucinazioni, poiché siamo nel campo della fantasia.
L'unica concessione metaforica è quella del maschio Pantera, onnipotente e carnale, ad elevatissima carica erotica, che va immediatamente a integrare le donne Pantera di ben altri film decisamente più oniriche ma non meno sensuali e feroci. I maschi nell'aldilà sono pantere vecchie. Solo al personaggio per antonomasia più complesso, il nemico, è concesso di regredire al momento del trauma, ma non di risolvere la propria tragedia. Questo inconscio rinforza il reale senza nessuna scoperta utile. Sarà invece la realtà a modificare le relazioni oniriche del protagonista.
Questa lettura della psiche individuale è molto importante. In pratica un atto di accusa verso le presunzioni della Psicoanalisi e tuttavia una precisa spiegazione della possibilità di usare il dialogo con l'inconscio per rinforzare un sè fragile attraverso il paragone con la realtà o nel dialogo reale con lo psicoterapeuta. Un inconscio totalmente asservito al reale, nel bene e nel male.
Tuttavia esasperato dal Narcisismo incoercibile. L'ultimo convegno nazionale di Psicoanalisti appena seguito a Napoli, durante il quale ho taciuto la delusione, era tutto un dialogare sui pregiudizi sulla realtà contemporanea, sulla pretesa esegetica di scrittori del secolo scorso, all'epoca rivoluzionari, per la miseria di quelli attuali che chiusi in una casta rifiutano di evolvere e pretendono di imporre (cattivi maestri perchè antistorici) la loro visione di inizio Novecento a loro, per lo più bambini all'epoca, obiettivamente conforme e rassicurante.
La Pantera Nera speriamo gli insegni qualcosa, anche sul peso della realtà virtuale sul reale, come scoprirete vedendo il film.

 

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