“Povere creature” è l’ultima opera del regista Yorgos Lanthimos, pluripremiato regista, sceneggiatore e produttore cinematografico greco, noto per l’uso del grottesco, dell’humour nero e della provocazione. Il film è assolutamente complesso, visionario, erotico, divertitamente gotico e grottesco, immaginifico nelle sue sequenze visive, fatto di cose e luoghi “impossibili”, che ricordano il surrealismo di Moebius e il mondo steampunk (bellissima la nave che solca il mare). Ha vinto il Leone d’oro al miglior film all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
La pellicola è un adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1992 scritto da Alasdair Gray, scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese, una poliedrica personalità che ha unito realismo, satira sociale, dramma ed elementi fantasy, spesso conditi da un humour graffiante.
I protagonisti indiscussi sono lo scienziato deforme Godwin Baxter, detto “God” cioè Dio in relazione al suo essere creatore di mostri animali e umani, e Bella, la sua creatura con corpo di donna e cervello del proprio feto, interpretati magistralmente da Willem Dafoe ed Emma Stone. Altri personaggi sono Max (Ramy Youssef), allievo di God, tutor iniziale di Bella e poi eterno aspirante alla sua mano, e il divertente avventuriero Duncan (Mark Ruffalo), dapprima conquistatore e rapitore di Bella per poi divenirne progressivamente succube e dipendente, fino a impazzire. Voglio citare anche la indimenticata Hanna Schygulla nella piccola parte della disincantata dama in viaggio sulla nave che porta Bella e Duncan.
Bella è una creatura artificialmente portata in vita immettendo il cervello del feto nel suo corpo di donna. Molteplici sono i riferimenti del film. Tra questi, il tema della creazione e del libero arbitrio, suggerendo anche un possibile tema sui timori odierni rispetto all’intelligenza artificiale e al suo potenziale di ribellarsi ai suoi creatori. Un altro tema è quello della critica alle convenzioni sociali, argomento caro sia al regista che allo scrittore scozzese autore del romanzo.
Il riferimento più ovvio è d’altra parte quello del mostro di Frankenstein ideato da Mary Shelley, che qui viene riproposto ironicamente attraverso l’antinomia con il romanzo originale, dove lo scienziato è fisicamente normale ed il mostro cattivo è fatto di pezzi di corpo assemblati, mentre in “Povere creature” è lo scienziato God ad avere una faccia composta da pezzi di pelle solcati da profonde cicatrici (ed è stato pure evirato dal padre, scienziato folle) mentre la sua creatura è bellissima e fondamentalmente buona.
Bella agisce inizialmente comportamenti legati a istinti primari (sessuali e voraci) di tipo infantile, per poi sviluppare rapidamente gli equivalenti comportamenti adulti, così che Bella diventa protagonista in svariate performance sessuali (da lei definiti “furiosi sobbalzi”). Il quadro più stabile progressivamente raggiunto è quello di una persona adulta che ha caratteristiche molto vicine a quelle del disturbo dello spettro dell’autismo. Un veloce elenco delle caratteristiche di questo disturbo comprende le difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale (con difficoltà a comprendere le norme sociali e la tendenza a prendere le cose letteralmente), la mancata mentalizzazione (ossia l’assenza della comprensione della mente altrui), i comportamenti ripetitivi o automatismi, la spiccata sensibilità sensoriale con attrazione verso stimoli come luci o suoni, le difficoltà a progettare e a comprendere le conseguenze dei propri comportamenti.
Bella è una ragazza che presenta in maniera chiara questo tipo di caratteristiche: apprende in qualche modo come comportarsi in maniera mnemonica e letterale, senza una comprensione interiore (come quando, a cena con Duncan e una coppia di amici, ripete meccanicamente e in modo inappropriato le frasi che Duncan le ha detto di dire), attua comportamenti sulla base di suggestioni contraddicendo ciò che aveva appena promesso di fare (fugge sia con Duncan che con il supposto ex-marito, pur avendo promesso ogni volta la propria mano a Max), regala stolidamente tutti i soldi di Duncan senza pensare alle conseguenze, non possiede l’idea di poter essere in pericolo o di attenersi a comportamenti decorosi, manca del tutto di mentalizzazione non riuscendo a comprendere sia i sentimenti amorosi di Max che la disperata gelosia di Duncan, ripete alla mamán che gestisce il bordello le parole di rivendicazione socialista appena apprese dalla sua amica prostituta, senza comprendere l’incongruenza dell’essere una lavoratrice del sesso e di volere invece essere lei a scegliere gli uomini con cui giacere.
Ovviamente il film è una sorta di sberleffo divertito che non può in alcun modo spiegare la genesi di un comportamento autistico a partire dall’innesto di un cervello neonato in un corpo di donna, e la tesi – semmai ce ne sia una veramente una – è che si tratta di un caso, o piuttosto di un miracolo. Questa tesi è in effetti avvalorata dal fatto che il secondo esperimento attuato da Godwin è destinato a naufragare, producendo una seconda donna che rimane ad uno stadio infantile.
Bella invece affascina tutti, dal suo creatore a ogni uomo che incontra, incantati dalla sua genuinità e freschezza, elementi che fanno emergere sentimenti di protezione ed amore. Ma Bella è incapace di comprendere gli altri, e non segue altro che i propri impulsi: la coerenza vorrebbe in effetti che rimanesse in questa condizione di autismo psichico, ma “Povere creature” rifugge da ogni principio di coerenza e ci fa uscire dal cinema con le immagini della protagonista pronta a iniziare un cammino che la vedrà a sua volta diventare creatrice di “povere” ma anche divertenti creature.
A chi è piaciuto, il film ha offerto una divertente ed irriverente storia ricca di immagini fantasiose e comportamenti bizzarri. A me è sembrato che aggiungere un piccolo approfondimento psicopatologico non guastasse, perché l’analisi del comportamento umano fornisce sempre spunti interessanti.
La pellicola è un adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1992 scritto da Alasdair Gray, scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese, una poliedrica personalità che ha unito realismo, satira sociale, dramma ed elementi fantasy, spesso conditi da un humour graffiante.
I protagonisti indiscussi sono lo scienziato deforme Godwin Baxter, detto “God” cioè Dio in relazione al suo essere creatore di mostri animali e umani, e Bella, la sua creatura con corpo di donna e cervello del proprio feto, interpretati magistralmente da Willem Dafoe ed Emma Stone. Altri personaggi sono Max (Ramy Youssef), allievo di God, tutor iniziale di Bella e poi eterno aspirante alla sua mano, e il divertente avventuriero Duncan (Mark Ruffalo), dapprima conquistatore e rapitore di Bella per poi divenirne progressivamente succube e dipendente, fino a impazzire. Voglio citare anche la indimenticata Hanna Schygulla nella piccola parte della disincantata dama in viaggio sulla nave che porta Bella e Duncan.
Bella è una creatura artificialmente portata in vita immettendo il cervello del feto nel suo corpo di donna. Molteplici sono i riferimenti del film. Tra questi, il tema della creazione e del libero arbitrio, suggerendo anche un possibile tema sui timori odierni rispetto all’intelligenza artificiale e al suo potenziale di ribellarsi ai suoi creatori. Un altro tema è quello della critica alle convenzioni sociali, argomento caro sia al regista che allo scrittore scozzese autore del romanzo.
Il riferimento più ovvio è d’altra parte quello del mostro di Frankenstein ideato da Mary Shelley, che qui viene riproposto ironicamente attraverso l’antinomia con il romanzo originale, dove lo scienziato è fisicamente normale ed il mostro cattivo è fatto di pezzi di corpo assemblati, mentre in “Povere creature” è lo scienziato God ad avere una faccia composta da pezzi di pelle solcati da profonde cicatrici (ed è stato pure evirato dal padre, scienziato folle) mentre la sua creatura è bellissima e fondamentalmente buona.
Bella agisce inizialmente comportamenti legati a istinti primari (sessuali e voraci) di tipo infantile, per poi sviluppare rapidamente gli equivalenti comportamenti adulti, così che Bella diventa protagonista in svariate performance sessuali (da lei definiti “furiosi sobbalzi”). Il quadro più stabile progressivamente raggiunto è quello di una persona adulta che ha caratteristiche molto vicine a quelle del disturbo dello spettro dell’autismo. Un veloce elenco delle caratteristiche di questo disturbo comprende le difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale (con difficoltà a comprendere le norme sociali e la tendenza a prendere le cose letteralmente), la mancata mentalizzazione (ossia l’assenza della comprensione della mente altrui), i comportamenti ripetitivi o automatismi, la spiccata sensibilità sensoriale con attrazione verso stimoli come luci o suoni, le difficoltà a progettare e a comprendere le conseguenze dei propri comportamenti.
Bella è una ragazza che presenta in maniera chiara questo tipo di caratteristiche: apprende in qualche modo come comportarsi in maniera mnemonica e letterale, senza una comprensione interiore (come quando, a cena con Duncan e una coppia di amici, ripete meccanicamente e in modo inappropriato le frasi che Duncan le ha detto di dire), attua comportamenti sulla base di suggestioni contraddicendo ciò che aveva appena promesso di fare (fugge sia con Duncan che con il supposto ex-marito, pur avendo promesso ogni volta la propria mano a Max), regala stolidamente tutti i soldi di Duncan senza pensare alle conseguenze, non possiede l’idea di poter essere in pericolo o di attenersi a comportamenti decorosi, manca del tutto di mentalizzazione non riuscendo a comprendere sia i sentimenti amorosi di Max che la disperata gelosia di Duncan, ripete alla mamán che gestisce il bordello le parole di rivendicazione socialista appena apprese dalla sua amica prostituta, senza comprendere l’incongruenza dell’essere una lavoratrice del sesso e di volere invece essere lei a scegliere gli uomini con cui giacere.
Ovviamente il film è una sorta di sberleffo divertito che non può in alcun modo spiegare la genesi di un comportamento autistico a partire dall’innesto di un cervello neonato in un corpo di donna, e la tesi – semmai ce ne sia una veramente una – è che si tratta di un caso, o piuttosto di un miracolo. Questa tesi è in effetti avvalorata dal fatto che il secondo esperimento attuato da Godwin è destinato a naufragare, producendo una seconda donna che rimane ad uno stadio infantile.
Bella invece affascina tutti, dal suo creatore a ogni uomo che incontra, incantati dalla sua genuinità e freschezza, elementi che fanno emergere sentimenti di protezione ed amore. Ma Bella è incapace di comprendere gli altri, e non segue altro che i propri impulsi: la coerenza vorrebbe in effetti che rimanesse in questa condizione di autismo psichico, ma “Povere creature” rifugge da ogni principio di coerenza e ci fa uscire dal cinema con le immagini della protagonista pronta a iniziare un cammino che la vedrà a sua volta diventare creatrice di “povere” ma anche divertenti creature.
A chi è piaciuto, il film ha offerto una divertente ed irriverente storia ricca di immagini fantasiose e comportamenti bizzarri. A me è sembrato che aggiungere un piccolo approfondimento psicopatologico non guastasse, perché l’analisi del comportamento umano fornisce sempre spunti interessanti.
0 commenti