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“SCOOP” di Woody Allen (2006)

3 Ott 12

Di Rossella Valdre'

Scoop, ultimo film di Woody Allen da poco nelle nostre sale, e’ un piccolo film delizioso.

Gli appassionati di Woody Allen ci troveranno, mirabilmente amalgamati, tutti i suoi ingredienti: la leggerezza (sublime, ma mai superficiale), l’umanità’, il ruolo del caso, la compiutezza dei personaggi e della storia, la vena malinconica che vede la vita passeggiare sempre a fianco della morte.

Il film si apre infatti e si chiude con una morte. All’inizio, quella di un noto giornalista londinese che si ritrova, nell’immaginario trasporto agli inferi sul fiume Lete, ad essere informato di quello che potrebbe diventare lo scoop per eccellenza, e cioè che il noto serial-killer delle prostitute di Londra, secondo solo a Jack lo Squartatore, sarebbe il rampollo di una facoltosa famiglia di lord inglesi, Peter. Alla fine, la morte dello stesso Woody (Sidney), che veste i panni di un attempato e solitario prestigiatore che, proprio in seguito ai suoi giochi di prestigio, rimane coinvolto nella vicenda.

All’interno dello spazio che queste due perdite consentono — potremmo dire — si svolge la storia di Sandra, la tranche de vie di questa giovanissima studentessa di giornalismo, curiosa e ambiziosa, ma anche bella e sincera che, appunto mentre prende parte una sera allo spettacolo del mago Sidney (pateticamente chiamato Splendini per ‘fare effetto’), viene ‘contattata’ dallo spirito del giornalista defunto che, ansioso di non far dissolvere lo scoop di cui e’ venuto a conoscenza, fa delle rapide comparsate sulla terra e, per una qualche misteriosa affinità elettiva, va a finire proprio sulla nostra Sandra che fino ad allora ha scritto solo per il giornalino della scuola.

Il defunto la mette così rapidamente e misteriosamente al corrente dei dettagli essenziali per la sua indagine: il cosiddetto killer dei tarocchi che lascia una carta accanto ad ogni prostituta uccisa, sempre giovani donne dai capelli corti e neri, sarebbe appunto il ricchissimo Peter.

Diventati collaboratori e amici i due, Sandra e Sidney, si mettono così alla caccia di Peter, attraverso varie gustose situazioni comiche (cui fa da terreno la differenza di status sociale tra il mondo di Peter e quello di Sidney e Sandra); non sarà difficile avvicinare Peter con uno stratagemma, e così la bella Sandra inizia a frequentarlo negli ambienti dell’alta società londinese, presentando il simpatico mago come ‘padre’, un improbabile petroliere americano. Naturalmente, Peter si innamorerà di lei, così diversa da tutte per lui, occasione di genuinità e freschezza americane, e Sandra si innamorerà di lui, bellissimo, elegante e pieno di attenzioni.

La trama e’ poco rilevante, sebbene alla fine si scoprirà che davvero il colpevole e’ lui, mentre e’ stato condannato un operaio.

A differenza di ‘Match point’ (si veda la recensione) e di ‘Crimini e misfatti’, il delitto qui viene smascherato (Sandra riesce a raccontare tutto e a pubblicare infine il suo articolo), poiché qui siamo in un altro genere, quello della commedia.

I sentimenti e gli intrighi umani sono gli stessi, i ricchi uccidono sempre i poveri (in particolare l’uomo ricco uccide la donna povera divenuta un disturbo quando se ne e’ stancato), ma l’esito, nella letteratura e purtroppo non nella vita, e’ definito dal genere. Nella commedia, come e’ Scoop, e’ il bene a vincere, e’ la giustizia ad avere la meglio seppure dopo un certo tragitto e non senza vittime (Sidney), il colpevole alla fine viene condannato, mentre si ricorderà che non vi era castigo nei due film precedenti citati (poiché il genere drammatico e’ per definizione svincolato dall’happy end).

Diversa la chiave di svolgimento e lo sbocco, ma uguali gli ingredienti.

Noi ci rendiamo conto fin da subito che le cose andranno a finir bene, eppure questo ennesimo lavoro di Allen non può neanche definirsi, a mio avviso, un film totalmente leggero. La presenza della morte (non nuova al regista) fa da continuo richiamo e sfondo alle vicende umane, destinate tutte più o meno ingloriosamente a concludersi sulla barca che porta agli inferi. Ma poiché la morte e’ irrapresentabile per la mente umana, come diceva Freud, non possiamo che rappresentarla simile alla vita, ossia vociosa, chiacchierata, popolata di aspettative e di umori, mossa da incontri casuali.

I personaggi di Scoop, esattamente come in ‘Match point’, frequentano la upper classlondinese: Peter ed il suo entourage ne fanno parte per diritto di nascita, mentre Sandra e Sidney ne sono sostanzialmente eccentrici, e la vedono dunque dall’esterno(pur vivendo da anni a Park Avenue, Woody Allen non manca mai nelle interviste di ricordare la sua nascita a Brooklyn e come da bambino guardasse quei grattacieli di Manhattan come a un miraggio….forse un riferimento biografico?).Essere occasionalmente dentro, e tuttavia collocarsi al di fuori della upper class, di Londra come di New York, permette di evidenziarne meglio i limiti e le crudeltà, che tuttavia non assumono mai in Allen una tinta moralistica.

Il vero crimine dei grandi ricchi, dell’intoccabile alta borghesia nei film di Allen, e’ proprio la sua inviolabile intoccabilità, e’ quella implicita e violenta liceità di poter fare tutto, fino all’omicidio, pur di preservare i benefici, lo status, la rispettabilità e l’immagine. Non tanto questi grandi ricchi sono disonesti, perversi o incapaci di amare (Peter di innamora davvero di Sandra, della sua alterità), ma e’ a loro tutto concesso, tutto quello che alla gente comune e’ invece vietato. Qui sta il vero crimine della borghesia.

Il ‘movente’ all’omicidio, anche qui, e’ il legame con una prostituta di lusso che Peter ora vuole interrompere; si adombra anche la sovrapposizione interna tra i capelli neri corti della prostituta e la madre, che tradì il padre e lasciò la famiglia quando Peter era piccolo. Il riferimento psicoanalitico, nell’ultimo Allen, e’ ormai solo implicitamente accennato, e perde ogni sua sottolineatura esplicita come aveva nei primi film (un ulteriore segno dell’attuale opacità della psicoanalisi nella cultura?una vera assimilazione, al contrario?).

E’ chiaro che Peter ‘uccide’ ripetutamente la madre, ed e’ chiaro che l’innamoramento per Sandra sembra offrirgli davvero la possibilità di un riscatto, ma il destino fa si che proprio la donna che poteva tirarlo fuori dalla ripetizione, e’ anche quella che lo ha smascherato. Tenterà di ucciderla, ma senza successo; a morire sarà invece il simpatico mago, che chiude così la sua vicenda terrena ma diventando, diremmo noi, oggetto interno rassicurante e amico nel mondo interno di Sandra.

Niente sembra lasciato al caso, eppure tratteggiato con tante lievità.

I padri devono morire per lasciare crescere i figli, la verità deve essere incessantemente perseguita per venire a galla. Alla fine il cerchio si chiude.

Sidney diventa il padre che Sandra non ha avuto, pasticcione e curioso, e si fa padre lui stesso di un figlio non avuto, perché così e’ andata la loro vita.

Scoop e’ una piccola favola intelligente, dove la morte e la vita coesistono, così come la presenza e l’assenza, la magia e il reale.

Quale e’ la vera magia? Forse e’ quella dell’incontro possibile, laddove non sembrava più possibile un cambiamento. L’incontro trasformativo.

Va notata infine la città, Londra. In due soli film ambientati a Londra (rimpiangiamo sempre un po’, per la verità, il profilo grigio di Manhattan), Woody Allen e’ riuscito a porvi la sua firma, a tipizzarla. La Londra di Scoop e di Match point ci e’ già familiare, le belle case eleganti, i bar, i ristoranti, i parchi, i marciapiedi sono il naturale set urbano di un’umanità’ contemporanea, inquieta e intelligente, ricercata e al contempo semplice, che abita lo spazio urbano che Allen fotografa cosi bene non tanto con le azioni o gli effetti speciali, ma con la parola.

I personaggi camminano e parlano, combinano guai e parlano, mangiano e parlano, si innamorano perché parlano, anche dopo la morte continuano a parlare (in questa morte, abbiamo detto, irrapresentabile per noi).

E la commedia può continuare.

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