Ricordo che quando uscì nel 2016 “LA PAZZA GIOIA” dopo la pubblicazione della mia recensione ebbi un acceso dibattito virtuale col regista Paolo Virzì a cui avevo contestato il finale “buonista” che a mio parere rovinava un bel racconto.
Credo che questa volta il Regista Toscano non avrà nulla da ridire sulla mia recensione poiché considero “SICCITA’ “ il suo più bel film ponendolo al pari di quello che da molti è considerato il suo miglior lavoro “IL CAPITALE UMANO” con aggiunta che in questo caso ci troviamo di fronte ad una storia originale (scritta a otto mani con Francesca Archibugi, Paolo Giordano e Francesco Piccolo,) e non alla trasposizione cinematografica di un romanzo americano ancorché trasferito intelligentemente dalla East Coast alla Brianza.
“SICCITA’” è un film corale, con una serie di storie che si intrecciano tra loro, un po’ come accade in Nashville di Altman e l’accostamento non è né casuale né immotivato: in una Roma distopica e quasi post apocalittica dove da 367 giorni non piove (l’elettronica ha consentito di “prosciugare” il Tevere rendendolo simile ad una ferita che attraversa la città con reminiscenze Felliniane di “Roma”con la scoperta della statua riemersa enorme dal fondale riarso), che fa da sfondo ma che pure è protagonista della storia con la carica simbolica di un bisogno vitale insoddisfatto e insoddisfaccibile, seguiamo trance de vie di uan piccola folla di protagonisti, tutti tratteggiati con una forte verismiglianza.
Lungi dal spoilerare la storia (col sottointeso caldo invito a vedere il film su NETFLIX dove è im programmazione) è il film è una declinazione plurale del tema della perdita e della colpa vista attraverso le storie tutte dolenti in certi casi tragiche di personaggi veri, realistici, pasoliniani direi (l’incontro nel greto del Tevere di Antonio con i due viandanti mi ha ricordato “Il Vangelo Secondo San Matteo”, credo non casualmente ma per precisa scelta registica), in una Roma assolata e disperata.
Nel film si intrecciano tra le altre, letteralmente non solo narrativamente, le storie personali di Antonio (Silvio Orlando) ergastolano casualmente uscito da Rebibbia alla ricerca del suo passato senza perdono, Loris (Valerio Mastrandrea) tassista che parla coi fantasmi del suo passato, Sara (Claudia Pandolfi) algida primaria di un pronto soccorso, il Prof. Del Vecchio alle prese con l’improvvisa notorietà mediatica, Jacolucci (Max Tortora) imprenditore fallito, Valerio (Gabriel Montesi) borgataro e bodyguard; tutti davvero ben diretti da Virzì che lascia molto al non detto. all’immaginato da parte dello spettatore e questo essere poco didascalico, poco "spiegoso" è forse il pregio maggiore del plot narrativo.
E’ un film tragico SICCITA’ per nulla buonista in cui la pioggia finalmente arriva alla fine a lavare la città e a interrompere il dramma sociale e sanitario che fa da sfondo anche simbolico alla storia, ma non a salvare i protagonisti eccezion fatta forse per i giovani Martina (Emma Fasano) e Sembene (Malich Cissé).
Insomma un gran bel film, con una confezione assai curata, assolutamente da vedere, figlio, forse, della migliore scuola della Commedia all’Italiana ma con tratti personali originali. Un film che fa pensare e questo è forse il suo maggior pregio….
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