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Una storia d’amore incompiuta…Brokeback Mountain, di Ang Lee

3 Ott 12

Di Simona-Gotelli e Monica-Fenocchio

"Brokeback mountain": un film e, prima ancora, un racconto ("Gente del Wyoming" di Annie Proulx) che parlano in maniera essenziale, senza nulla di superfluo, dell' Amore. Un amore tratteggiato dal fato fra le montagne del Wyoming, in spazi immensi, meravigliose montagne, laghetti ghiacciati, neve, tempeste, tramonti, albe…. silenzio…. Un amore che esplode in una notte, che scalda il gelo e la paura di nuove sensazioni sconosciute con violenza, una violenza fisica che rompe (Broke….) per sempre il filo di una vita che si credeva vissuta, e fino ad allora lo era stata nella routinarietà di un'esistenza normale, ma che in realta' doveva ancora svelarsi… ed una volta che cio' e' avvenuto non si puo' piu' tornare indietro (….back).

Brokeback mountain è un film western solo nei paesaggi selvaggi. Mancano i presupposti della civilizzazione verso l' Ovest, il progresso, le nuove città, i personaggi forti che con le loro colt fanno rispettare la legge; ed è un film che si stacca anche dalla visione di omosessualità cui il cinema e la televisione ci hanno abituati, nei quali l' elemento gay è provocatorio, rosa confetto o nero maledizione-AIDS.

L'omosessualita', in realta', e' usata dal regista come simbolo di un amore universale intrappolato nella rete delle convenzioni sociali, del pregiudizio e della paura della diversita', oltrepassando cosi' i confini del tempo: il sentimento ed i tormenti dei protagonisti non hanno legami con il contesto essendo rappresentati e rappresentabili in ogni epoca.

Jack ed Ennis sono due ragazzi che vivono nel mondo rozzo dei rodei e delle fattorie, senza comportamenti da "spacconi", ma celando una timidezza fanciullesca che traspare al loro primo incontro, fuori dall'ufficio del loro datore di lavoro; non hanno i tratti del cowboy se non fisicamente (così è nel film, ma non nel libro…. e forse proprio nella scelta degli attori un po' "bellocci" si puo' riscontrare l'unica caduta nello stereotipo del regista), non hanno la mira infallibile di John Wayne e neanche la sua capacità di restare in sella di fronte ad ogni imbizzarrimento del cavallo, ma rappresentano lo stesso un clichè infranto, rappresentano il sentimento senza effetti speciali, presentato in maniera elegante, veritiera e semplice che, oggi forse, fosse stato etero, non avrebbe sbancato i botteghini.

Ang Lee (Il banchetto di nozzeLa tigre e il dragoneHulk) è il regista-autore di queste riprese sconfinate sull'animo umano; nato a Taiwan, ma newyorkese d'adozione, e' riuscito a ritrarre abilmente l'America del 1963, dipingendola utilizzando l'immagine del western come un mondo immobile ed arcaico e, per questo, incapace di accettare un amore "diverso", un amore "proibito".

E così, come nel West, c'è anche il duello, ma anziché essere ambientato in una strada polverosa spazzata dal vento davanti ad un saloon in pochi secondi, si prospetta nei cuori di questi due "pellegrini d'amore" allargandosi ad abbracciare un' intera vita: è il tormento di Jack di non poter vivere lasua vita allo scoperto (forse non necessariamente con Ennis, basta poter vivere….) ed è l'incapacità di Ennis di fare scelte definitive condannando entrambi ad una vita mai vissuta, ad un'esistenza mancata, tormentata, riscaldata dagli incontri saltuari, per "pescare", che li portano sulle rive di laghetti di montagna…. mai più a Brokeback Mountain.

"Quel che Jack ricordava e rimpiangeva con un'intensita' che non poteva soffocare ne' capire era la volta che, in quella lontana estate sulla Brokeback, Ennis gli era andato alle spalle, attirandolo a se', il silenzioso abbraccio che placava una sete condivisa e asessuata". Il ritorno continuo alle montagne, alla tenda ed alla solitudine è la ricerca di un mondo che non può permettersi la vita sociale dell'uomo e che, contemporaneamente, forse, non la vuole, trovando nella "solitudine a due" tutto cio' che è sufficiente per la felicità.

Il film, accompagnato, incorniciato da una colonna sonora senza eccessi, che sembra voler dire che il sentimento non ha bisogno di spiegazioni, di forzature, ha il suo vero colpo di scena non nell'amore che nasce all'inizio tra i due protagonisti…. forse quello che piu' sorprende è l'accettazione che la madre di Jack ha nei confronti delle scelte e del modo di vivere del figlio, vera espressione di un amore incondizionato, scevro dai pregiudizi di una societa' chiusa e bigotta come era a quei tempi e come spesso, purtroppo, si manifesta ancor oggi. Ella racconta ad Ennis, recatosi alla casa dei genitori dopo l'inaspettata morte del ragazzo, del sogno che aveva il figlio di poterli aiutare nella gestione della loro fattoria, diventata scenario immaginario della realizzazione delle aspirazioni di una vita diversa in compagnia di qualcuno con cui condividere la propria affettività. Ne parla serenamente, senza nascondere l'affetto per il figlio, ma neanche l'amara consapevolezza, che questi non aveva, dell'irrealizzabilità di tale sogno, diventato illusione rincorsa tra relazioni e rapporti omosessuali senza mai avere di fronte un'effettiva possibilità di compimento.

"Se non hai nulla non puoi perdere nulla"…. Jack ed Ennis hanno stretto tra le loro mani, fra i loro corpi roventi abbracciati e tra i loro cuori intrecciati, l'acme della gioia, vivendo una vita, la loro vita, a rincorrere clandestinamente un attimo ed a cercare tormentosamente un futuro che forse il fato non ha mai posto loro davanti.

Ennis non riuscirà mai a vivere completamente la sua vita, ne' con Jack, ne' con nessun altro; si sposò, dopo quell' estate, ebbe due figlie senza mai riuscire ad amarle in maniera compiuta, diventando un padre assente…. non riuscì mai a trovare un lavoro con cui crescere e costruire la fattoria dei suoi sogni di bambino, seme delle sue fantasie mai germogliato…. viveva il suo rapporto con Jack in maniera bloccata, consapevole delle sue scelte, ma mai capace di decidersi…. di fronte ad ogni distacco muore una piccola parte di sé, ma riesce solo a somatizzare il suo dolore, contorcendosi tra i conati di vomito la prima volta (quando disse "addio", credendo fosse per sempre, a Jack dopo quell'estate di lavoro…. galeotto …. lì incatenò l'uno all'altro per tutta la vita) "fu come se qualcuno stesse cavando lentamente le budella, un metro alla volta"; cadendo a terra per un forte dolore al cuore, anginoso, al secondo addio, l'ultima volta che si incontrarono…. inconsapevole questa volta che sarebbe davvero stato definitivo, sancito dalla morte che attendeva, inattesa, Jack. Forse alla base dell'espressione somatica dei suoi dispiaceri è il profondo senso di colpa vissuto da Ennis, responsabile anche dell'arresto ad un'epoca adolescenziale delle capacità di elaborare i proprio sentimenti e le proprie aspirazioni. A nove anni è stato portato assieme al fratello più grande dal padre sull' orlo di un fosso d' irrigazione. Sul fondo Earl…. viveva in un ranch con un certo Rich…. "li sfottevano…. papa' aveva la sua da dire quando li incrociava"…. giaceva fermo immobile, morto, "massacrato con un cacciacopertoni e trascinato per l'uccello finche' non era venuto via, spappolato"…. "Papa' ci rideva. Cazzo, per quel che ne so poteva essere stato lui a compiere l'impresa. Fosse vivo e dovesse metter la testa dentro quella porta adesso puoi giurarci che andrebbe ad agguantare il suo cacciacopertoni" (ma è vera omofobia o un desiderio recondito…. intollerabile…. omosessuale?….)…. visse cosi', attento a non farsi scoprire da nessuno, inconsciamente neanche da suo padre, rivivendo quell'esperienza traumatica dentro di se' e convincendosi poi che lo stesso trattamento fosse toccato a Jack, che stava costruendo una relazione con un altro uomo in Texas.

Anche Jack senti' il peso della figura paterna su di se' per tutta la sua vita…. non fu mai approvato da suo padre, e la stessa sorte gli tocco' con il suocero. Aveva sposato sua figlia dopo averla conosciuta ad un rodeo, gli avrebbe dato qualsiasi somma perche' se ne andasse…. ma lei rappresento' la sua fortuna, gli garanti' un futuro sicuro dal punto di vista economico fornendogli un impiego nell'azienda familiare…. forse, neanche troppo inconsapevolmente, solo in cambio di un figlio. Lureen appare poche volte nel film, di solito impegnata a tenere la contabilita' della sua azienda…. e della sua vita…. colpisce il suo tono freddo "come la neve", impassibile, quasi indifferente (consapevole?) alla telefonata di Ennis in occasione della morte del marito; gli racconta piattamente, senza il minimo coinvolgimento emotivo, cos'era successo, cosa causo' tale disgrazia, e, con altrettanto distacco, accetta, ringraziandolo com'e' consuetudine fare, le condoglianze di Ennis. Forse Jack aveva trovato davvero cio' che gli serviva per mantenere le apparenze senza il rischio di ferire eccessivamente un'altra persona…. o forse e' anche lei una vittima dell'incapacita' di crescere di Jack, colui che progettava, progettava, "ma come per quasi tutte le idee di Jack, non ne e' mai venuto fuori niente"…. questo pensava suo padre…. non riusci' mai a costruire qualcosa da solo, anche le sue relazioni sentimentali, con la moglie, con altri uomini vivevano del desiderio di vivere un sentimento, ma sempre senza la capacita' di realizzarlo…. Ennis e Jack vivono fermi a Brokeback, a quando erano ragazzi, non riescono a crescere ed a maturare (e forse non vollero mai piu' tornare lassu' per non tastare con mano il fatto che quel tempo non c'e' piu'….), vivono rincorrendo la voglia di prendere le redini delle proprie vita, senza mai muoversi dallo stesso posto…. e cosi', anche il loro amore resta fermo alle eta' dell' adolescenza, sempre sperando in una risoluzione che giunga da qualche parte, da non si sa dove.

A nostro avviso, questo non pare proprio un film che si possa facilmente definire, ed etichettare come un film sull'omosessualità: è invece un film sull'amore, e sulla vita. Potrebbe essere un film sull'amore tra un bianco e un nero, tra un ricco e un povero: un amore "impossibile", così come impossibile è per i nostri due protagonisti vivere la loro storia. Un barlume di tenerezza soltanto spicca nel racconto: è la splendida immagine dei due giovani che giocano, si rotolano sull'erba, come due cuccioli. E già qui il regista fa presagire il dramma e il rifiuto, nello sguardo bigotto e carico di disprezzo del proprietario delle mandrie, vecchio cowboy che non vuole e non può concepire un sentimento così vivo e vitale tra due uomini. Presagio forse della violenza che incombe, che sta per arrivare, insieme al sangue che improvvisamente appare sullo schermo durante un litigio tra i due, sangue che anticipa in un certo senso la tragedia che verrà.

Tragedia che sarà ancora più forte in Ennis, paradossalmente il sopravvissuto, ma anche colui che meno ha vissuto veramente tra i due: per lui la separazione , al ritorno da Brokeback Mountain è davvero impossibile, impossibile anche da esprimere, tanto che usa il corpo come sostituto alla parole, non riuscendo a elaborare la perdita di Jack: si china in un vicolo e vomita, butta fuori da sé ciò che non riesce a tenere dentro,a trattenere e contenere in sé.

Proprio lui, che per primo si era fatto avanti nell'approccio tra i due, ma non riesce ad amare, forse per il richiamo cruento e costante dell'immagine paterna, e del terribile e feroce delitto compiuto dal padre. Delitto che, configurandosi come un gravissimo trauma nell'infanzia di Ennis, dà significato all'amore irrisolto del protagonista, ma soprattutto gli rendono impossibile qualunque tipo di amore, anche verso i propri figli.

Il film sembra incompleto, apre molti interrogativi rispondendone a pochi…. cosi' come e' la storia dei due protagonisti…. "niente di finito, niente di iniziato, niente di risolto"…. ti lascia con la malinconia, con qualcosa di sospeso nell'animo, ti fa nascere negli occhi lacrime pungenti…. "Jack giuro…." dice Ennis prima dei titoli di coda…. eppure Jack non gli aveva mai chiesto di giurare, cosi' come lui non era tipo da fare giuramenti.

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1 commento

  1. manlio.converti

    Dai ce la puoi fare a dire
    Dai ce la puoi fare a dire che è un film gay? no, non ce la fai… devi per forza… vomitarlo via…
    peccato…
    Peccato per le persone gay che tu maltratti…

    Rispondi

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