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C’era una volta un bambino. Le basi neuroscientifiche del buon senso

30 Set 17

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Il libro di Luigi Gallimberti, già direttore del reparto di Tossicologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova e autore di numerose pubblicazioni relative all’ambito delle tossicodipendenze, è un libro certamente coraggioso: ha il coraggio di dire chiaramente e di mettere in guardia chi oggi ha le responsabilità educative (in primis i genitori) circa i rischi connessi all’uso eccessivo di quella tecnologia oggi diffusissima costituita da internet, tablet, smartphone e relative applicazioni. Sulla base delle sue conoscenze teoriche e cliniche, ma anche di ragionamenti di puro buon senso – cosa che si apprezza particolarmente quando parla un esperto – vengono ipotizzati collegamenti tra alcuni disturbi del comportamento precoci dell’infanzia o della prima adolescenza, alcuni atteggiamenti educativi piuttosto diffusi (compresi quelli, già accennati, di concedere ampio uso di tecnologia ai propri figli ancora piccoli) e le alterazioni cerebrali funzionali che a quei comportamenti si associano, di solito a carico di quei raffinati sistemi deputati all’autocontrollo, alla consapevolezza di sé e alla pianificazione/organizzazione del comportamento presenti nell’area prefrontale del cervello. I rischi di alcuni atteggiamenti educativi, in genere riconducibili ad un largo permissivismo, sono legati al mancato/incompleto sviluppo strutturale e funzionale proprio di queste aree che, ancora durante l’adolescenza e la prima età adulta, devono completare la loro maturazione anatomica. Il risultato sarà quindi un’inclinazione alla distrazione, una minore capacità di tollerare l’attesa (e quindi una difficoltà a sviluppare la capacità di desiderare, motore fondamentale dell’esistenza) e un rischio concreto di sviluppare una dipendenza per la possibilità di trovare soddisfazioni veloci e alla portata che riducono l’interesse a cercarne altre più faticose, anche se più importanti a lungo termine.
Il libro, pieno di tabelle esemplificative e corredato di un Dvd che contiene il video di alcune storie riportate nel testo, ha il merito di fornire attraverso degli esempi e un linguaggio molto chiari, alcune indicazioni educative utili a tutti quei genitori che navigano oggi nel mare magnum delle possibilità educative, e quindi della confusione educativa, favorita anche dall’ideologia narcisistica dominante nel mondo occidentale per cui non è bene porre argini ai desideri e alla libertà degli individui. Una mentalità tanto più pericolosa quanto più si diffonde o trova sostenitori anche nelle istituzioni (i media, la scuola, la famiglia, ecc.) che ad essa invece dovrebbero porre un argine.
Proprio per il linguaggio usato, per gli esempi riportati e la mole del testo, che rendono il lavoro sicuramente un saggio di tipo divulgativo, non ci si poteva attendere quel livello di approfondimento clinico-scientifico che avrebbe reso un po’ più complete alcune ipotesi avanzate e che avrebbe probabilmente eliminato una certa tendenza alla semplificazione, relativa soprattutto al ridurre comportamenti e alterazioni di alcune capacità psichiche di bambini e/o adolescenti a alterazioni anatomo-funzionali facilmente localizzabili (una spiegazione che ricorda molto, seppur in un’ottica un po’ diversa, certe vecchie spiegazioni organicistiche dei sintomi psichici). Ma, al di là di questo aspetto, rimangono i già citati meriti del testo, che potrà costituire una guida utile per quei genitori in cerca di risposte – poche, ma chiare – relative agli atteggiamenti che sarebbe meglio assumere dinnanzi ad alcune richieste o provocazioni dei propri figli.
Ben venga quindi il libro di un esperto del settore che prende finalmente una posizione netta in merito a questioni – ormai sotto gli occhi di tutti – decisive per il futuro (e il cervello) delle giovani generazioni, nonché per la serenità dei genitori e lo sviluppo della nostra società nel suo complesso.

 

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