Mentre nelle concezioni tradizionali dell’epistemologia e della psicologia conoscenza e realtà sono legate da un rapporto figurativo, di corrispondenza o di rappresentazione, il costruttivismo intende la conoscenza come un adattamento in senso funzionale.
Il suo manifesto potrebbe cominciare con le parole di Piaget, quando dice: "L’intelligence […] organise le monde en s’organisant elle même". Piaget ritiene, infatti, che la conoscenza derivi da processi costruttivi piuttosto che da forme di rappresentazione della realtà: la conoscenza del "mondo esterno" risulta cioè attivamente costruita dall’osservatore, così che l’idea di poter disporre di una conoscenza "vera" svanisce.
Nelle teorie "tradizionali" della conoscenza, l’attività conoscente è assunta come un fatto scontato, come un’attività che non richiede giustificazione e che opera da costituente iniziale. Il soggetto conoscente viene inteso come un’entità "pura", nel senso che fondamentalmente non viene vincolato da condizioni biologiche o psicologiche.
L’epistemologia del costruttivismo mette in seria discussione questo schema tradizionale e la distinzione esterno/interno scompare.
Pur sfuggendo ad una precisa definizione, il costruttivismo si è diffuso nel giro di pochi anni tanto da essere presente, in maniera diversa e con diverse sfumature ed articolazioni, in discipline anche molto distanti tra loro: l’antropologia, la psicologia, la biologia, le scienze sociali, la scienza dell’educazione, la cibernetica, ecc…
Anche nell’ambito della psicologia e della psicoterapia, la diffusione di una epistemologia costruttivista presenta una variegata ampiezza.
Sviluppi che si rifanno a presupposti metateorici costruttivisti sono presenti nella psicoanalisi e nelle psicoterapie psicoanalitiche, nella psicologia e nelle psicoterapie cognitive, nella psicologia e nelle psicoterapie della Gestalt. Così come anche nella psicologia e nella psicoterapia umanistico-esistenziale e in quella sistemico-relazionale.
La pubblicazione di questo volume curato da Maria Laura Nuzzo, il primo di una Collana dedicata al costruttivismo psicologico, nasce come conseguenza di un interessante progetto che ha visto riuniti, in una tavola rotonda, i rappresentanti di alcuni degli indirizzi psicoterapeutici che presentano al loro interno degli sviluppi costruttivisti.
Ad ogni relatore è stato chiesto di formulare una risposta a due quesiti riguardanti il senso del riferimento ad una epistemologia costruttivista all’interno del proprio approccio e le possibilità e i vincoli posti dall’adozione di essa nella propria partica clinica.
Cosa vuol dire, per uno psicoterapeuta, essere costruttivista? E quali possibilità apre e quali vincoli crea l’epistemologia costruttivista? Queste sono le domande su cui si sono confrontati i relatori, senza avere la pretesa di portare una verità all’interno di questo contesto, ma essenzialmente facendo riferimento alla propria esperienza, alle proprie riflessioni e alle proprie considerazioni, all’interno di percorsi che sono simili per molti aspetti, ma che per molti altri si differenziano.
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