Nonostante il titolo parli modestamente di frammenti, si tratta di una opera completa sulla storia del corpo umano attraverso varie epoche e secondo ambiti geografici a culturali diversi, molto ben presentata e corredata da immagini di grande interesse e suggestione.
La modestia del titolo è parzialmente giustificata dalla forma dell'opera: una cinquantina di saggi scritti da autori di chiara fama e di diversa nazionalità (mi limito a citare Charles Mopsik, Jean-Pierre Vernant, Piero Camporesi, Julia Kristeva, Roman Paska, Jan Starobinski, Patrizia Magli, Jaques Le Goff).
In realtà, la costruzione della raccolta segue criteri precisi, complessi e felicemente ambiziosi, enunciati nella sua introduzione dal principale curatore, Michel Feher.
E' difficile dire quanto la visione del curatore sia in tutto e per tutto condivisibile se si va oltre il generico riferimento a una metodologia, divenuta ormai classica, di ricostruzione/decostruzione di un corpo non inteso nella sua astorica identità biologica, ma storicizzato secondo linee di pensiero di vario ordine e provenienza. Fatto sta che le linee adottate nell'organizzazione del materiale risultano efficaci nel conferire all'insieme un'organicità che sarebbe stata difficilmente ottenibile con altri criteri di raccolta, raggruppando i saggi per contiguità di soggetti o di metodologia, per prossimità geografica o storica, o altro.
Terreno di incontro di scienza e pensiero ideologico o religioso, espressione di autenticità ovvero oggetto di alienazione, banco di prova della possibilità di un dialogo interdisciplinare tra filosofia e psicologia, antropologia e storia, il corpo è posto al centro di una rete di intersezioni fra ambiti distanti ed eterogenei. Il tentativo di fronteggiare tale complessità viene posto in atto ordinando i saggi secondo tre assi principali, tanti quanti sono i volumi dell'opera.
Il primo volume segue un percorso che viene detto "verticale" e che misura la distanza tra la divinità e il corpo umano. In cima sta la divinità e il percorso seguito non è tanto quello di rintracciare un antropoformismo nella concezione umana del divino, quanto quello di capire che genere di corporeità vivessero un antico guerriero greco o un mistico del tardo Medio Evo o un maestro taoista rispetto al potere da loro attribuito alla divinità, ovvero a quali esercizi essi sottoponessero il loro corpo in modo da avvicinarsi in qualche modo al dio.
Dall'altra parte viene esaminato cosa nelle varie concezioni fa sì che il corpo umano non possa partecipare della perfezione divina, quali sono considerate le caratteristiche e funzioni che lo rendono corruttibile.
In fondo a questo asse verticale sta l'indagine sulla soglia tra umano e animale, nonché tra organismi viventi e congegni meccanici che li simulano, ossia tra animato e inanimato. Vengono evocate immagini di animali o di automi, non tanto per stabilire un parallelo con la realtà umana, ma per indagare come tali immagini, assunte dall'uomo in modo fantasmatico, ne alimentino le angosce di deformità che possono spingerlo verso comportamenti ed espressioni animalesche o marionettistiche.
L'asse del secondo volume è trasversale e corre tra "interno" ed "esterno". Esso trova una prima articolazione nell'indagine su ciò che nel mondo occidentale viene chiamato "anima". Tale principio vitale, a prescindere dalle concezioni che lo vogliono più o meno invisibile e immateriale, nondimeno si esprime nel volto e nei gesti e può essere colto ovvero rivelarsi più o meno consapevolmente.
La seconda articolazione è rappresentata dalla modulazione delle emozioni, in particolare quelle erotiche, che viene esaminata attraverso una storia più generale di strutture emozionali in varie epoche e culture, ed anche attraverso studi specifici che ne prendono in esame l'evoluzione a lungo termine. Infine si affronta la questione misteriosa dei rapporti profondi tra fisico e psichico. Viene ripreso il discorso sulla cenestesi, che non ha mai cessato di essere oggetto di speculazione. In quest'ambito, attraverso significative testimonianze, viene indagato il rapporto tra dualismo occidentale e olismo orientale.
Il terzo volume gioca sulla classica distinzione tra organo e funzione. Senza entrare nel merito del dibattito tra organicismo e funzionalismo, la contrapposizione viene adoperata come una metafora di modelli di funzionamento sociale. Il modello d'organo corrisponderebbe al tentativo di rendere naturale un'istituzione politica, una gerarchia sociale, un principio morale. Il modello di funzione implicherebbe l'esistenza di corpi a cui viene assegnato un ruolo cardine per perpetuare la vita o mantenere l'ordine sociale.
Questo il piano generale dell'opera, che per ricchezza di spunti e ampiezza di indagine può rappresentare un punto di riferimento per tutti coloro che sono interessati ai temi della corporeità.
Facilissimo acquistarla on-line: Amazon.com ve la invia a casa in una settimana. L'unica nota di disappunto è rappresentata dalla constatazione che non c'è niente di simile in lingua italiana, a meno che un editore nostrano non abbia la felice idea di pubblicarne una traduzione.
0 commenti