Come ricordanoi curatori dell'edizione italiana, Vittorio Lingiardi, Fabio Madeddu, CesareMaffei nell' articolo introduttivo Il disturbo borderline di personalità,ovvero empiria e clinica della complessità, le difficoltàdi comprensione della patologia borderline, dal punto di vista dell'etiopatognensi,della diagnosi e della terapia ha trovato in questi ultimi anni nuovi spuntie contributi sia sul piano clinico sia su quello della ricerca empirica.
Il terminepersonalità, ovvero l'insieme di caratteristiche psichichee modalità di comportamento che, nella loro integrazione, costituisconoil nucleo irriducibile di un individuo che rimane tale nella molteplicitàe diversità delle situazioni ambientali, acquista importanza intempi relativamente recenti. In particolare ciò si verifica a partiredagli anni Trenta quando cadono in disuso i concetti di temperamentoe di carattere, anche se grandi aree psicologiche e psicopatologichecontinuano ad usare i due termini come sinonimi. Lo studio della personalitàè affrontato con il metodo idiografico, che tende ad evidenziarele differenze tra un individuo e l'altro, e come tale si distingue dallatipologia che costituisce dei modelli o tipi puri con cuiclassificare gli individui.
In questotesto, che raccoglie il contributo di numerosi autori che si occupano datempo dell' argomento, sono messi a confronto anche approcci diversi, forseper certi aspetti complementari. Confusione e complessità sono d'altraparte la costantemente presenti nella storia e nell' evoluzione del concettodisturbo borderline di personalità (BDP). JoelParis infatti sottolinea che negli ultimi dieci anni si è verificataun'esplosione della ricerca sul BDP. La personalità borderline èil disturbo di Asse II più studiato, e per quanto riguarda lo spaziodedicatogli sulle riviste specializzate, rivaleggia con le psicosi 'funzionali'.Ci sono però diverse questioni che questo testo riesce adaffrontare solo parzialmente. Per chi desideri conoscere nel dettagliola storia del concetto di Borderline si rimanda al classico testodi M.H. Stone (Essential Papers on Borderline Disorders, New YorkUniversity Press, 1986). Premessa basilare per affrontare questo lavoroè che il lettore conosca le premesse basilari del BDP.
Un altroargomento non trattato nel testo è l'epidemiologia, poichénon ci sono ancora dati abbastanza certi e non si capisce se il BPD possavariare, nella sua prevalenza, a seconda della classe sociale o dellacultura, o sino a che punto sia influenzato da dinamiche storiche o sociali.La storia naturale del BPD mostra una cronicità di breve terminee un recupero nel lungo periodo, e quindi ogni studio deve misurarsi conil dato di un miglioramento naturale.
Il volumeè diviso in due sezioni separate: Etiologia e Trattamentoe ciascuna si conclude con una rassegna critica. Dopo queste avvertenze,riassumo per comodità dei lettori l'indice dei capitoli, dai qualigià si evince la scelta usata dal curatore nella selezione dei testie degli autori.
Parte prima:Etiologia.
Cap.I) Fattori costituzionali del disturbo borderline di personalità(Rob van Reekum, P.S. Links, I. Boiago);
Cap.II) L'interfaccia tra il disturbo borderline di personalità eil disturbo affettivo maggiore (L. J. Gould, K. R. Silk);
Cap.III) Il disturbo bordeline di personalità come disturbo dellospettro degli impulsi (M. C. Zanarini);
Cap.IV) Etiologia del disturbo borderline di personalità (M.H.Stone)
Cap.V)Una teoria comportamentale del disturbo bordeline di personalità(M. M. Linehan, K. Koerner);
Cap.VI) I traumi e le difese nell'etiologia del disturbo borderline di personalità(J. C. Perry, J. L. Herman);
Cap.VII) Il legame parentale nel disturbo borderline di personalità(J. Paris, H. Zweig-Frank);
Cap.VIII) Fattori evolutivi nel disturbo borderline di personalitàe nell'organizzazione bordeline di personalità (J. F. Clarkin,Otto F. Kernberg);
Cap.IX) Il punto di vista della psicologia dell' Io sul paziente bordeline(Michael Porder);
Cap.X)La personalità borderline: un'epidemia psicosociale (T. Millon);
Cap.XI) Teorie etiologiche del disturbo borderline di personalità:una rassegna critica (J. Kroll);
Parte seconda:Trattamento.
Cap.XII) Implicazioni delle ricerche sull'outcome nel trattamento del disturboborderline di personalità (T. H. McGlashan);
Cap.XIII) Il trattamento psicoterapeutico dei pazienti borderline (OttoF. Kernberg);
Cap.XIV) La terapia dialettica comportamentale nel disturbo borderline dipersonalità (E. N. Shearin, Marsha M. Linehan);
Cap.XV) Terapie farmacologiche del disturbo borderline di personalità(P. H. Soloff)
Cap.XVI)Il trattamento ospedaliero dei pazienti con disturbo borderline di personalità(D. Silver, M. Rosenbluth);
Cap.XVII) La gestione della suicidarietà acuta e cronica nei pazienticon disturbo borderline di personalità (Joel Paris);
Cap.XVIII)Il trattamento del disturbo borderline di personalità: una rassegnacritica (J. Gunderson , A. N. Sabo).
Come si vededa questo complesso e articolato indice dei capitoli, il testo proponeuna visione aperta del problema del disturbo borderline di personalità:vi troviamo sia i contributi di John Clarkin e OttoF. Kernberg sia sul problema diagnostico che di trattamento psicoterapeutico,insieme a quelli dell' indirizzo dialettico-comportamentaledi Marsha M. Linehan. Il pregio di questo volume è infatti, datal'inevitabile complessità dell'argomento, è proprio quellodi fornire al lettore un panorama abbastanza completo dei possibili approccie trattamenti al disturbo borderline di personalità. Inoltre comeavvertono i curatori dell'edizione italiana, la sua etiologia multifattorialerispecchia la necessità di porre il problema all'interno di un paradigmabiopsicosociale, superando il riduzionistico paradigma biomedico.Lo stesso dicasi per i capitoli dedicati al trattamento: è preferibile,come già proposto per la fase diagnostica, partire dalla scomposizionedel problema e dal monitoraggio successivo di ciascuna di esse. Inoltrequesto approccio che integra diversi aspetti del BDP permette finalmentedi creare un collegamento tra il lavoro del clinico e la verificabilitàsperimentale, che spesso è limitata o ingenua, ma che è comunqueutile per la sua comunicabilità e controllabilità, passo indispensabile per arricchire il sapere clinico che quando rimanetroppo chiuso in sé stesso, rischia di diventare autoreferenziale.
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