L'occasionedella traduzione italiana del testo di Alan Sockal e Jean Bricmont Impostureintellettuali, fornisce l'opportunità di rievocare i fatti dellafamosa beffa che ne ha preceduto la stesura di questo testo. La vicendaè particolarmente interessante per chi consulta internet, perché Sokal ha raccolto e reso disponibile in rete il dibattito che ne èseguito che è di notevole interesse poiché è una vicendache ha scosso la comunità scientifica internazionale. Nonostantela notevole risonanza che ha avuto questo caso nella comunità scientificainternazionale, in Italia è giunta solo una debole eco attraversoun commento di Gianni Vattimo e di G. B. Clemente. Un effetto èstato sicuramente raggiunto dal fisico americano: quello di essere ricordatonel guiness delle �burle accademiche leggendarie�.
Nellaprimavera del '96 Sokal, professore di fisica alla New York University,invia alla rivista Social Text, (rivista di punta della �transdisciplinarietà�postmoderna o �cultural studies�) un articolo criptico e accattivante:Trasgredire le frontiere: verso un'ermeneutica trasformativa dellagravità quantistica (Transgressing the Boundaries: toward aTransformative Hermeneutics of Quantum Gravity) ricco di citazionidi famosi intellettuali (per lo più francesi) in cui concetti elessico della matematica e della fisica vengono evocati in modo insensatoe immotivato. Il saggio era concepito come una sorta di experimentumcrucis nell'ambito di un indagine sul declino degli standard dirigore intellettuale in alcuni circoli delle humanities accademiche.Il fatto è che Social Text ospitò il pezzocon entusiasmo, senza evidentemente sottoporlo ad un ulteriore vaglio scientifico.Successivamente il fisico Sockal non contento inviava ad un'altra rivistaun articolo in cui spiega i risvolti della feroce parodia di Transgressingthe Boundaries e l'obiettivo correlato: denunciare in modo drasticogli usi mistificatori di concetti e definizioni scientifiche (soprattuttotratti da fisica e matematica) da parte di larghi settori della culturanonscientificae smascherare la fragilità del postmodernismo edella sua componente basilare: il relativismo cognitivo.
Come prevedibileesplode sul caso un'interminabile disputa tra sostenitori e detrattoridella tesi del fisico americano. Sui risvolti politico-culturali dellaormai celebre SokalOaks – che rientrerà certamente nel novero delle burleaccademiche leggendarie – rimando all'ampia documentazione raccoltadallo studioso dove il lettore potrà farsi – non senza uncerto sforzo vista la vastità del materiale � una propria opinionesull'accaduto consultando la rassegna stampa disponibile sull'argomento,dal momento che la beffa ha scatenato un rovente dibattito tra intellettualie scienziati statunitensi ed europei.
L'annosuccessivo Sockal insieme al collega Jean Bricmont dell'Universitàdi Lovanio pubblicava Imposture intellettuali � oggi tradotto finalmentein italiano – facendovi confluire tutto il materiale parodistico servitoa preparare la beffa, compreso l'articolo incriminato.
Le reazioniche si scatenano sono ancora più roventi: i fisici sono accusatidai detrattori come scienziati pedanti e riduzionisti, mentre altri colgonol'occasione per liquidare la moderna filosofia francese come un ricettacolodi sciocchezze. In effetti a farne le spese sono un buon numero di intellettuali,psicoanalisti e filosofi francesi, da Lacan a Jean Baudrillard, da JuliaKristeva a Luce Irigaray colti nell'uso improprio terminologico escientifico di concetti derivati dalla matematica o dalla fisica.
Ricordarequesto episodio ci serve non solo per presentare il libro ai lettori italiani,ma anche per ricordare come l'operazione singolare di Alan Sockal e JeanBricmont ha come scopo essenziale quello di chiarire che la crisi dei valori�forti� (le idee di realtà, oggettività e verità)sarebbe la principale allucinazione filosofica della propagandapostmodernista, e che tale distorsione delle teorie scientifiche poggerebbesui fraintendimenti della scienza moderna e delle sue profonde implicazioniepistemologiche.
In effettiil postmodernismo imperante, caratterizzato da un nichilistico concettodi fine della storia, potrebbe conservare sotto un vernice di novitàintatta una ideologia conservatrice: lo scetticismo e la chiusura versola scienza, confusa spesso a torto con la tecnologia e perciò ritenutain collusione con il potere, che sarebbe poi l'origine degli spiritualismie culture new age oggi dilaganti. Ma la verità più inquietanteè che il postmodernismo, come osserva Sandro Modeo, nelle sue variegateespressioni, di fatto costituisce il mastice ideologico di una retedi interessi ingenti intessuto tra accademia editoria e media.
Ilrapporto tra scienze naturali da un lato e scienze umane e filosofia dall'altroè quindi molto critico: Sockal e Bricmont riconducono la difficoltàdel dialogo soprattutto alla perdita di vista del dato empirico nella filosofiae nelle scienze umane, al paradossale scientismo di queste ultime negliultimi decenni (psicoanalisi e psicologia), all'equivoco prestigio socialedelle scienze naturali (che i media presentano ogni settimana come rivoluzioniepocali) e al �naturale� relativismo culturale di discipline come l'antropologia.Anche gli scienziati della hard science hanno le loro responsabilitànel mantenere un linguaggio criptico, estremamente formalizzato, inadattoad una divulgazione degna di tale nome.
Anchein questo tentativo di smascherare le Imposture intellettualidegli avversari Alan Sockal e Jean Bricmont fanno trapelare la malcelataconvinzione che l'indagine non solo della realtà oggettiva ma dellarealtà �tout court' sia appannaggio della scienza oggettiva: nonriescono quindi del tutto ad essere convincenti quando non riconosconoapertamente che qualsiasi ricercatore corre il pericolo di rimanere prigionieronella rete delle sue teorie, soprattutto se avulse dal contesto storicoin cui sono prodotte. La sfida che Sockal raccoglie di voler ridefinirecon precisione le categorie di �mondo esterno� e di �metodo scientifico�,in opposizione alla �misera filosofia� scaturita dalla �svolta anti-dualisticadell'epistemologia contemporanea' può sembrare comunque riduttivarispetto ad autori che s'interrogano sulla natura dell'evidenza deifatti� piuttosto che accettarli solo perché addotti entro certialgoritmi che recano il timbro: scienza. (Aronowitz, 1997).
Consigliamocomunque questa lettura con l'augurio che da una lato che il lavoro metodologicorigoroso svolto dai matematici e dai fisici venga esteso anche alla biologiae alla cibernetica e dall'altro che filosofi e psicoanalisti non faccianocattivo uso del linguaggio scientifico. A scanso di equivoci terminologicie di altre beffe.
Per approfondimenti:
AlanSockal Home page
dove èpossibile consultare on-line la rassegna stampa, interviste e articoliriguardanti i lavori di Sockal.
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