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La comunità terapeutica. Tra mito e realtà

9 Apr 13

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Il volumeraccoglie una ricca serie di contributi intesi a rispondere ad alcuni quesitiricorrenti: che cosa si può intendere per "Comunità Terapeutica"?Qual'è la rilevanza clinica di questo tema per la psichiatria deglianni '90? Come ricorda Fausto Petrella nella prefazione, questo era l'interrogativodi base che avviò la discussione durante i lavori del convegno intitolatoLa comunità terapeutica. Tra mito e realtà svoltosinel 1996 a Milano, a cui  ho partecipato personalmente. Del convegnomi rimase la viva impressione della numerosa presenza sia di operatorima anche di rappresentanti delle associazioni di familiari di malati psichiatrici,che a vario titolo parteciparono attivamente ai lavori del convegno: ilclima che si respirò in quelle giornate era di grande entusiasmoe viva collaborazione da parte di tutti.

Il processodi rinnovamento dell'assistenza psichiatrica – dal manicomio all'assistenzaterritoriale  – attuato con la legge 180 del 1978, hanno collaboratomolte persone di diversa formazione e cultura, e forse si può rilevarecome all'interno del panorama internazionale, l' Italia  si nota cheil modello della Comunità Terapeutica non ha avuto il seguito chein altri paesi ha avuto. 
Lo sviluppostorico e sociale delle Comunità Terapeutiche è diffusamenteillustrata nell'introduzione al volume a cura di Giovanni Foresti e EnricoPedriali che analizzano l'esperienza a partire  dalla psichiatriainglese a partire dagli anni della Seconda Guerra Mondiale fino agli anniSessanta e alle organizzazioni nate dal nuovo Welfare State, che hannopoi culminato con i primi fermenti antipsichiatrici.

Dall'esperienzadegli autori viene proposto un nuovo modo di intendere la ComunitàTerapeutica a partire dalla rielaborazione delle esperienze pionieristichepiù note: la comunità rappresenta un metodo per la cura dellesofferenze psichiche gravi, nella quale l'attenzione individuale al soggettoe al suo percorso terapeutico si realizza attraverso numerosi 'mediatori'ambientali e gruppali. L'ottica psicodinamica si articola dunque con quellapsicosociale per costruire un modello d'intervento che integra diversistrumenti: il gruppo dei pazienti e il gruppo dei curanti in collaborazionecon le famiglie e la rete sociale, costituiscono nel loro insieme un dispositivodi cura, senza privilegiare un aspetto della vita comunitaria nei confrontidi un altro. 
Questo modidi intendere la comunità, attraverso la condivisione della quotidianità,risponde soprattutto al bisogno di quei pazienti psicotici che non possonofruire di un approccio terapeutico ambulatoriale anche a causa delle difficoltàdel contesto in cui vivono.

Nella relazioneconclusiva La qualità del contesto umano come fattore di trattamento,Antonio Andreoli delinea in modo efficace gli elementi della ComunitàTerapeutica che possono contribuire a renderla come il luogo di cura eterapia che riesce meglio di altre condizioni istituzionali, a soddisfarei bisogni del malato e dei suoi familiari. 
Ma qualisono i bisogni "cronicamente" non soddisfatti dalle nostre istituzioni?Innanzi tutto quelli oggettivi, che si estrinsecano sul piano pratico.Andreoli sottolinea come sia la trascuratezza dei luoghi, l'impersonalitàdei trattamenti (spesso standardizzati e centrati sulla farmacoterapia),la stanchezza e il burn-out degli operatori (spesso pochi e lasciati solia fronteggiare situazioni drammatiche) a far sì che il malato ei suoi familiari riconoscano di entrare in "ospedali di seconda categoria". 

  • Inoltrese nella realtà dei nostri servizi questi bisogni elementari nonsono quasi mai soddisfatti, è perché la malattia mentalescatena un stigmatizzazione sociale che porta ad una negazione collettivadei bisogni del malato mentale contro cui dobbiamo lottare senza quartieree con un successo sempre molto limitato. Fra i bisogni obiettivi va ancheconsiderato il bisogno di essere riconosciuti come soggetti di diritto,e prima di tutto di diritto alla salute e quindi anche a sistemi adeguatidi copertura e rimborso di un livello decente di trattamento […]Oltre a questi bisogni obiettivi vi sono poi bisogni soggettivi e morali:nelle istituzioni psichiatriche vi è innanzi tutto il bisogno diessere riconosciuti come persone, di avere una propria storia e identitàpersonale […] Poi ci vuole calore, ci vuole soin, caree cure e quella prossimità fisica che definirei materna,così difficile da mantenere, per contrapporsi all'involontario sadismoinerente alla dinamica dei grandi gruppi istituzionali.

Questa lucidae onesta analisi di Andreoli, così rara da sentirsi dai responsabilidelle istituzioni psichiatriche, ci mette anche di fronte all'inevitabilescacco che il terapeuta prova davanti al paziente cronico, che viene quirilanciato come sfida continua a non lasciarsi sopraffare dal nichilismoterapeutico. 
Il libroinoltre contiene in appendice una mappa orientativa delle strutture comunitarieitaliane. Si tratta di un utile strumento di consultazione per orientarsinella "rete" dei servizi, che può essere prezioso tanto per glioperatori quanto per i fruitori e i familiari. 
  

Indicedei capitoli:

SEZIONEPRIMA 
Originee sviluppo dei modelli di Comunità Terapeutica

I)L' area inglese 
Introduzione(G. Foresti, E.Pedriali) 
Originidella comunità Terapeutiche: problemi e prospettive (J. Stuart Whiteley) 
Pressioniculturali sulla Comunità Terapeutica: fattori interni ed esterni(R. D. Hinshelwood)

II)L'area francese 
Introduzione(E. Pelanda) 
Illavoro di Racamier a "La Velotte": introduzione (S. Taccani) 
UnaComunità di cura psicoterapeutica (P.C. Racamier) 
Interazionetra Comunità Terapeutiche e altre strutture di cura (M. Sassolas)

III)L'area italiana 
Introduzione(E. Razzini, M. Stuflesser) 
LaComunità possibile (R. Mezzina, M. Colucci, G. Dell'Acqua) 
Riflessionisull'esperienza delle Comunità Terapeutiche in Italia (G. PietropolliCharmet) 
Daun'analisi storica alla prospettiva di cambiamento (E. Pedriali)

SEZIONESECONDA 
Ilmodello comunitario come metodologia operativa

I)I fattori terapeutici 
Introduzione(Antonello Correale) 
Ladimensione gruppale nella Comunità Terapeutica (E. Razzini) 
Larete dei servizi e delle relazioni familiari e sociali  (A. Guerrini,M. Stuflesser) 
Farmacoterapiae cultura comunitaria (E. Agrimi, M. Mercenario)

II)La Comunità Terapeutica per adolescenti 
Introduzione(Carla Marzani) 
Adolescenza:un paradigma difficile (S. Vecchio) 
Psicopatologia:rilievi epidemiologici (C. Marzani) 
Ilpercorso terapeutico: ricorso alla Comunità  (C. Marzani, G.Monniello) 
Lafamiglia che non sa far crescere (E. Pelanda) 
Lecaratterisitche della Comunità per adolescenti (P. Conti) 
Utilizzodegli psicofarmaci nella Comunità per adolescenti (M. Ferrara) 
Prospettiveper la Comunità Terapeutica per adolescenti in Italia (C. Marzani,G. Monniello) 
L'approccioistituzionale per gli adolescenti psicotici (R. Cahn) 
  

III)La Comunità Terapeutica per giovani psicotici adulti 
Introduzione(E. Agrimi, M. Vigorelli) 
Invio,selezione, assessment e accolgienza nelle Comunità Terapeutica (C.Mencacci, E. Goldfluss) 
Luoghie ritmi del processo terapeutico comunitario (G. Calvi) 
Leattività nella Comunità Terapeutica (A. Mainardi, E. Agrimi) 
L'esperienzaeducativa e le "azioni parlanti" (P. Diliberto) 
Ildistacco dalla Comunità Terapeutica (G. Tognola, I. Ripamonti)

IV)La Comunità Terapeutica per psicotici cronici 
Introduzione(G. Foresti, E. Pedriali) 
Sulsignificato del concetto di cronicità (E. Maria Izzo) 
Ilpaziente psicotico e il problema della cronicità (A. Bonetti) 
Illavoro d'équipe con il paziente schizofrenico (L. Rinaldi) 
Quantae quale realtà può tollerare lo psicotico? (E. M. Rizzo) 
Esperienzecomunitarie in corso

SEZIONETERZA 
Laformazione 
Introduzione(A. Ferruta) 
Laformazione degli operatori nelle Comunità Terapeutiche (D. Kennard) 
Icompiti dell'operatore in una Comunità Terapeutica (A. Lombardi) 
Riflessionisulla formazione per un fare terapeutico (J. Cunningham Piergrossi) 
Laformazione come contributo allo sviluppo delle Comunità (A. Orsenigo)

SEZIONEQUARTA 
Lavalutazione 
Lacostruzione delle domande nel processo di valutazione dei Servizi di SaluteMentale (L.F. De Luca)

CONCLUSIONE  
Laqualità del contesto umano come fattore di trattamento (A. Andreoli)

APPENDICE 
Ricercae documentazione 
Tipologiedelle Comunità Terapeutiche pubbliche e private in Italia 
ComunitàTerapeutiche in Italia (profili conoscitivi)

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