Solitamente quando vi è un forte circuito mediatico intorno ad un romanzo, articolo o semplice intervista si rimane delusi da quanto si legge nell'opera in questione.
Michelle Houellebecq – di cui chi scrive non ha letto niente altro che il suo ultimo romanzo – si è mostrato al pubblico ludibrio non per incapacità di intessere la tela perfetta per catturare le prede, bensì per porre in essere una effettiva verità che balza dinanzi agli occhi di tutti: cos'è l'Europa? L'Europa del rispetto dei conti e del debito vissuto come una colpa, che finisce col mostrare il grande potere dispotico di una Grande Madre divorante che si mostra nelle fattezze di un rispetto delle regole, fautore – il rispetto – di diseguaglianza sociale e perdita di valori che disegna linee afferenti al mancante spirito coesivo che ha permesso hai popoli di costituirsi unica entità dinanzi alla immane catastrofe del secondo conflitto mondiale. I padri costituenti dell'Europa unita hanno ritenuto possibile l'integrazione di culture opposte, ponendo l'accento sui punti convergenti dimoranti nella volontà di garantire sicurezza al continente che ha posto le basi della Storia dell'intera umanità, con i suoi limiti e le sue genialità apportanti progresso.
Dove nasce il progresso? A mio avviso il progresso nasce quando vi è disponibilità di interagire con il diverso, lasciando fluire il magma energetico che l' 'eccentrico' cela per timore d'essere incasellato (si pensi a quanto accade nei nostri tempi iper moderni, ove chi differisce dalla norma è sintomo di imbarbarimento).
Nel suo ultimo lavoro Houellebecq pone interrogativi che ogni attore della quotidianità dovrebbe manifestare a sé stesso: dove sono andati a dimorare i valori fondanti la coesistenza civile e il rispetto conducenti all'inclusione sociale? Non nella decadente inoperosità di un continente asservito al perbenismo di una finanza che impartisce doveri che lei stessa non rispetta. La società è mossa da una dialettica tra opposti: in fin dei conti la Madre divorante è ella stessa Madre accudente. L'Europa che accoglie è l'Europa che ha invaso e sottomesso popoli che la natura ha dotato di risorse che rappresentano il male del bene: si pensi a quanto è stato perpetrato nel corso del secolo scorso sui popoli di origine araba del Magreb. Lo sfaldamento dei regimi al comando da mezzo secolo in quelle zone, nel primo quindicennio del XI secolo, ha generato fenomeni di migrazione di massa che ha costretto – nuovamente – l'Europa ad intervenire per integrare culture diametralmente opposte, non per origine bensì per pratiche quotidiane sedimentate nel corso di secoli, a cercare una mediazione non più possibili dopo vicissitudini di invasioni e depauperamenti ai danni di chi risulta essere mediocre. Perdurando un costante allontanamento dai valori conducenti al vivere etico del singolo come dell'intera comunità, causa di una istituzione cattolica asservita anch'essa al perbenismo dell'apparenza, le generazioni cresciute nell'inoperosità – secondo quanto riporta lo scrittore francese – vengono sedotte da una vita nuova ove v'è la riscoperta – apparente a mio avviso – di un mondo che ha rispetto dell'individuo.
Houellebecq, mostrando la dialettica movente la nostra società iper-moderna stagliata sulla ricerca del successo ad ogni costo, assumendo egli stesso le sembianze del protagonista del suo romanzo, lascia intravedere quanto vi sia da parte degli intellettuali un servilismo che rende loro possibile un legame stretto con il concetto cardine del credo islamico: la sottomissione. Il protagonista è un docente universitario che si dimena tra una storia di sesso e una abbuffata culinaria, pur essendo un grande esperto di Letteratura francese: la scelta di Huysmans come l'idolo dei suoi studi e del suo dottorato, capaci entrambi di garantirgli un futuro roseo, sono anch'essi ricollegabili ad una dialettica ove si incontrano eccessi appartenenti a due vissuti tanto diversi da essere espressione d'uguaglianza. Non certamente paradossale, l'ultima affermazione da me sostenuta riconduce al fulcro centrale dell'opera – assai sensata – dello scrittore e saggista francese Houellebecq: vivere di eccessi conduce a privazione costante di 'quel' eccesso tanto da riflettersi nel suo opposto, anch'esso vissuto nella sua eccezionalità di strumento di privazione e esaltazione capace di sovvertire l'Ordine interno a nazioni dalla millenaria Storia, come la Francia. Quanto scritto dall'intellettuale francese è l'affresco di come un futuro 'presente' stia assumendo forma a causa di un perdurante stato uroborico risiedente nell'opacità di giudizio – talvolta cieco – di una Istituzione deputata a stabilire l'eguaglianza, decretante ingiustizia e stratificazione verso il basso del popolo, sofferente dinanzi a quanto sta decomponendosi al cospetto dello sguardo impaurito delle nuove generazioni.
Le ideologie imperanti nell'Europa del prossimo futuro sono figlie di eccessi decretanti la scissione tra ciò che rappresenta l'essenza della libertà, e quanto è dimostrazione di arbitrarietà imposta per sottomettere. Prendendo in prestito quanto è stato detto Erich Neumann, lo stato di totale indifferenziato lascia spazio a permanenze nella confusione che non permettono di agire nella società, se non attraverso una modalità d'agire creativa. Osando quanto posto in essere con il riferimento a Neumann, decretando l'importanza dell'azione dell'uomo nella società, in quanto progetto di sé medesimo, scevro da ideologie di qualsivoglia natura, la sottomissione diviene l'elogio della capacità d'adattamento quando vengono a mancare punti nodali di un'esistenza non- vissuta immersa nell'apparenza dettata dagli eccessi. Sottomettersi non vuol dire abdicare e abbandonare gli eccessi: vuol dire celare gli eccessi sotto ammonimenti di una legge divina ove si riscontra il rispetto del Creatore e ancor più del Profeta. Interessante – a mio avviso – la seconda parte del romanzo in cui si analizzano i punti centrali di una cultura che ha posto le fondamenta per far si che si sia potuta manifestarsi la crescita esponenziale del colosso occidentale: si mostra come il continente europeo abbia tratto insegnamenti fondamentali per avviare la trasformazione che ha permesso il raggiungimento di una crescita smisurata del sapere, della scienza e delle arti; il quadrivio è di origine islamica, la geometria, in parte anche la metafisica, l' amata Alchimia. Il potere evocativo di una cultura afferente a valori ormai dimenticati, riesce a sedurre giovani cresciuti nell'Europa degli eccessi, permettendo loro di rispondere – nel modo più errato possibile – alla perdurante condizione di odio razziale dopo lo sterminio degli Ebrei. Razzismo, mancata inclusione sociale, senso di deprivazione generano un vissuto scisso della realtà per cui menti deviate, frutto di una società asservita alla devianza in nome di un non – senso affermante la potenza del denaro trovano asilo in contesti deformanti la stessa realtà della Storia. Il rifugio diviene una religione, una fede che – oggi, come in passato veniva messo in atto dal Cristianesimo – giustificano l'assassinio come una legge divina che colpisce gli infedeli. Chi è l'infedele è colui che non è degno di fiducia perché tradito dalla fiducia stessa: ancora una volta si torna al nucleo centrale di una Grande Madre nel contempo divorante e accudente, propulsione e blocco introvertito di sete di libertà, che si esplica in modalità efferate perché assetate – gli individui asserviti a nuove religiosità e le modalità stesse – di potere divorante conducente al senso del vivere iper moderno: la distruzione di sé medesimo e dell'Altro, in me e da sé.
Immaginare l'università della Sorbona venduta a dignitari sauditi non è poi così tanto fanta -politica, anzi fanta – geopolitica: si pensi al fenomeno Isis (o Isil che dir si voglia): a mio avviso di islamico non ha nulla, se non la pretesa di essere rinnovatore attraverso una cultura antica; v'è anche purtroppo il travisamento di questa stessa cultura. L'Islam di Houellebecq è la religione che diviene politica attiva perché si assiste allo sfaldamento del pensiero occidentale, racchiuso negli ideologismi di una sinistra rimasta ancorata al passato, e l'estremismo di destra che confina il diverso in nuovi campi di concentramento ove si mira a far estinguere la razza del dissenso e della critica.
Da un tale affresco tanto utopico, quanto futuribile, a trarne vantaggio è la crescente fiducia in coloro che affermano l'uguaglianza attuando la distruzione.
Oggi non si ritiene importante l'intervento in zone ove avanzano gli estremismi: si demanda a terzi; la minaccia è sempre più vicina. Ritengo che il romanzo dello scrittore francese sia profetico in quanto non sarebbe mai stato in grado di prevedere quanto sarebbe accaduto con gli attacchi terroristici in Francia – ricordiamo Charlie Hebdo – e la costante distruttività dell'Isis, ormai alle porte del mondo civilizzato, quella stessa società che ha creato gli attentatori di Parigi, di Brussels, e ultimo caso di Copenaghen.
Quale cosa migliore che la sottomissione ad una religione che protegge e prende il potere maturando l'idea che l'Europa debba includere anche paesi islamici che si affacciano sul Mediterraneo.
Sottomettere il proprio Ego alla Madre divorante ha il suo fascino: ci si annulla, annullando anche il pericolo di essere veri. Non si tratta neanche d'ambiguità, perché significherebbe che chi sceglie lo fa coscientemente: è puro opportunismo. Il riferimento al romanzo conduce alla poligamia: Houellebecq si chiede come possa vedere le donne e sceglierle nonostante siano tutte velate.
D'altronde la dinamica del mondo verte su un fare dialettico ove gli eccessi, pur differendo, sono non soltanto analoghi bensì esprimenti l'Unicum. Perché complementari.
Mi piace Houellebecq: irriverente, scostante, provocatorio e intellettualistico fino a urtare la sensibilità dei perbenisti.
D'altronde un 'Profeta' del Presente è inviso, specialmente nella Patria che fu dei diritti e delle libertà.
Michelle Houellebecq – di cui chi scrive non ha letto niente altro che il suo ultimo romanzo – si è mostrato al pubblico ludibrio non per incapacità di intessere la tela perfetta per catturare le prede, bensì per porre in essere una effettiva verità che balza dinanzi agli occhi di tutti: cos'è l'Europa? L'Europa del rispetto dei conti e del debito vissuto come una colpa, che finisce col mostrare il grande potere dispotico di una Grande Madre divorante che si mostra nelle fattezze di un rispetto delle regole, fautore – il rispetto – di diseguaglianza sociale e perdita di valori che disegna linee afferenti al mancante spirito coesivo che ha permesso hai popoli di costituirsi unica entità dinanzi alla immane catastrofe del secondo conflitto mondiale. I padri costituenti dell'Europa unita hanno ritenuto possibile l'integrazione di culture opposte, ponendo l'accento sui punti convergenti dimoranti nella volontà di garantire sicurezza al continente che ha posto le basi della Storia dell'intera umanità, con i suoi limiti e le sue genialità apportanti progresso.
Dove nasce il progresso? A mio avviso il progresso nasce quando vi è disponibilità di interagire con il diverso, lasciando fluire il magma energetico che l' 'eccentrico' cela per timore d'essere incasellato (si pensi a quanto accade nei nostri tempi iper moderni, ove chi differisce dalla norma è sintomo di imbarbarimento).
Nel suo ultimo lavoro Houellebecq pone interrogativi che ogni attore della quotidianità dovrebbe manifestare a sé stesso: dove sono andati a dimorare i valori fondanti la coesistenza civile e il rispetto conducenti all'inclusione sociale? Non nella decadente inoperosità di un continente asservito al perbenismo di una finanza che impartisce doveri che lei stessa non rispetta. La società è mossa da una dialettica tra opposti: in fin dei conti la Madre divorante è ella stessa Madre accudente. L'Europa che accoglie è l'Europa che ha invaso e sottomesso popoli che la natura ha dotato di risorse che rappresentano il male del bene: si pensi a quanto è stato perpetrato nel corso del secolo scorso sui popoli di origine araba del Magreb. Lo sfaldamento dei regimi al comando da mezzo secolo in quelle zone, nel primo quindicennio del XI secolo, ha generato fenomeni di migrazione di massa che ha costretto – nuovamente – l'Europa ad intervenire per integrare culture diametralmente opposte, non per origine bensì per pratiche quotidiane sedimentate nel corso di secoli, a cercare una mediazione non più possibili dopo vicissitudini di invasioni e depauperamenti ai danni di chi risulta essere mediocre. Perdurando un costante allontanamento dai valori conducenti al vivere etico del singolo come dell'intera comunità, causa di una istituzione cattolica asservita anch'essa al perbenismo dell'apparenza, le generazioni cresciute nell'inoperosità – secondo quanto riporta lo scrittore francese – vengono sedotte da una vita nuova ove v'è la riscoperta – apparente a mio avviso – di un mondo che ha rispetto dell'individuo.
Houellebecq, mostrando la dialettica movente la nostra società iper-moderna stagliata sulla ricerca del successo ad ogni costo, assumendo egli stesso le sembianze del protagonista del suo romanzo, lascia intravedere quanto vi sia da parte degli intellettuali un servilismo che rende loro possibile un legame stretto con il concetto cardine del credo islamico: la sottomissione. Il protagonista è un docente universitario che si dimena tra una storia di sesso e una abbuffata culinaria, pur essendo un grande esperto di Letteratura francese: la scelta di Huysmans come l'idolo dei suoi studi e del suo dottorato, capaci entrambi di garantirgli un futuro roseo, sono anch'essi ricollegabili ad una dialettica ove si incontrano eccessi appartenenti a due vissuti tanto diversi da essere espressione d'uguaglianza. Non certamente paradossale, l'ultima affermazione da me sostenuta riconduce al fulcro centrale dell'opera – assai sensata – dello scrittore e saggista francese Houellebecq: vivere di eccessi conduce a privazione costante di 'quel' eccesso tanto da riflettersi nel suo opposto, anch'esso vissuto nella sua eccezionalità di strumento di privazione e esaltazione capace di sovvertire l'Ordine interno a nazioni dalla millenaria Storia, come la Francia. Quanto scritto dall'intellettuale francese è l'affresco di come un futuro 'presente' stia assumendo forma a causa di un perdurante stato uroborico risiedente nell'opacità di giudizio – talvolta cieco – di una Istituzione deputata a stabilire l'eguaglianza, decretante ingiustizia e stratificazione verso il basso del popolo, sofferente dinanzi a quanto sta decomponendosi al cospetto dello sguardo impaurito delle nuove generazioni.
Le ideologie imperanti nell'Europa del prossimo futuro sono figlie di eccessi decretanti la scissione tra ciò che rappresenta l'essenza della libertà, e quanto è dimostrazione di arbitrarietà imposta per sottomettere. Prendendo in prestito quanto è stato detto Erich Neumann, lo stato di totale indifferenziato lascia spazio a permanenze nella confusione che non permettono di agire nella società, se non attraverso una modalità d'agire creativa. Osando quanto posto in essere con il riferimento a Neumann, decretando l'importanza dell'azione dell'uomo nella società, in quanto progetto di sé medesimo, scevro da ideologie di qualsivoglia natura, la sottomissione diviene l'elogio della capacità d'adattamento quando vengono a mancare punti nodali di un'esistenza non- vissuta immersa nell'apparenza dettata dagli eccessi. Sottomettersi non vuol dire abdicare e abbandonare gli eccessi: vuol dire celare gli eccessi sotto ammonimenti di una legge divina ove si riscontra il rispetto del Creatore e ancor più del Profeta. Interessante – a mio avviso – la seconda parte del romanzo in cui si analizzano i punti centrali di una cultura che ha posto le fondamenta per far si che si sia potuta manifestarsi la crescita esponenziale del colosso occidentale: si mostra come il continente europeo abbia tratto insegnamenti fondamentali per avviare la trasformazione che ha permesso il raggiungimento di una crescita smisurata del sapere, della scienza e delle arti; il quadrivio è di origine islamica, la geometria, in parte anche la metafisica, l' amata Alchimia. Il potere evocativo di una cultura afferente a valori ormai dimenticati, riesce a sedurre giovani cresciuti nell'Europa degli eccessi, permettendo loro di rispondere – nel modo più errato possibile – alla perdurante condizione di odio razziale dopo lo sterminio degli Ebrei. Razzismo, mancata inclusione sociale, senso di deprivazione generano un vissuto scisso della realtà per cui menti deviate, frutto di una società asservita alla devianza in nome di un non – senso affermante la potenza del denaro trovano asilo in contesti deformanti la stessa realtà della Storia. Il rifugio diviene una religione, una fede che – oggi, come in passato veniva messo in atto dal Cristianesimo – giustificano l'assassinio come una legge divina che colpisce gli infedeli. Chi è l'infedele è colui che non è degno di fiducia perché tradito dalla fiducia stessa: ancora una volta si torna al nucleo centrale di una Grande Madre nel contempo divorante e accudente, propulsione e blocco introvertito di sete di libertà, che si esplica in modalità efferate perché assetate – gli individui asserviti a nuove religiosità e le modalità stesse – di potere divorante conducente al senso del vivere iper moderno: la distruzione di sé medesimo e dell'Altro, in me e da sé.
Immaginare l'università della Sorbona venduta a dignitari sauditi non è poi così tanto fanta -politica, anzi fanta – geopolitica: si pensi al fenomeno Isis (o Isil che dir si voglia): a mio avviso di islamico non ha nulla, se non la pretesa di essere rinnovatore attraverso una cultura antica; v'è anche purtroppo il travisamento di questa stessa cultura. L'Islam di Houellebecq è la religione che diviene politica attiva perché si assiste allo sfaldamento del pensiero occidentale, racchiuso negli ideologismi di una sinistra rimasta ancorata al passato, e l'estremismo di destra che confina il diverso in nuovi campi di concentramento ove si mira a far estinguere la razza del dissenso e della critica.
Da un tale affresco tanto utopico, quanto futuribile, a trarne vantaggio è la crescente fiducia in coloro che affermano l'uguaglianza attuando la distruzione.
Oggi non si ritiene importante l'intervento in zone ove avanzano gli estremismi: si demanda a terzi; la minaccia è sempre più vicina. Ritengo che il romanzo dello scrittore francese sia profetico in quanto non sarebbe mai stato in grado di prevedere quanto sarebbe accaduto con gli attacchi terroristici in Francia – ricordiamo Charlie Hebdo – e la costante distruttività dell'Isis, ormai alle porte del mondo civilizzato, quella stessa società che ha creato gli attentatori di Parigi, di Brussels, e ultimo caso di Copenaghen.
Quale cosa migliore che la sottomissione ad una religione che protegge e prende il potere maturando l'idea che l'Europa debba includere anche paesi islamici che si affacciano sul Mediterraneo.
Sottomettere il proprio Ego alla Madre divorante ha il suo fascino: ci si annulla, annullando anche il pericolo di essere veri. Non si tratta neanche d'ambiguità, perché significherebbe che chi sceglie lo fa coscientemente: è puro opportunismo. Il riferimento al romanzo conduce alla poligamia: Houellebecq si chiede come possa vedere le donne e sceglierle nonostante siano tutte velate.
D'altronde la dinamica del mondo verte su un fare dialettico ove gli eccessi, pur differendo, sono non soltanto analoghi bensì esprimenti l'Unicum. Perché complementari.
Mi piace Houellebecq: irriverente, scostante, provocatorio e intellettualistico fino a urtare la sensibilità dei perbenisti.
D'altronde un 'Profeta' del Presente è inviso, specialmente nella Patria che fu dei diritti e delle libertà.
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