Intema di rapporto tra musica e psicoanalisi desidero ricordare il caso interessantedi Th. Reik, ripreso da Philippe Lacoue-Labarthe nel breve saggio L'echodu suject, tradotto in italiano con il titolo La melodia ossessiva.Psicoanalisi e musica.
La sera del25 dicembre 1925, Freud telefona a Theodor Reik per annunciargli la mortedi Abraham – suo "analista di formazione"- per chiedergli di pronunciarnel'elogio funebre davanti alla Società viennese di psicanalisi.Comprensibilmente Reik rimane scosso dalla notizia, e nonostante il turbamentosi sorprende a canticchiare un'aria che sulle prime non riconosce affatto,ma di cui lentamente prende coscienza: si tratta delle prime battute delcorale che forma l'ultimo movimento della Seconda Sinfonia di Mahler: DieAuferstehung (Risurrezione). Nei giorni seguenti Reik si dedicaalla stesura dell'elogio funebre di Abraham, ma nonostante tutto quest'arianon lo abbandona, si ripete e si impone tutte le volte che egli rievocaAbraham, diventando un vero Leitmotiv del lutto per l'amico scomparso.La chiave del fenomeno è senz'altro rintracciabile nei versi legatialla musica, legati all'elaborazione del lutto (Credi mio cuore, tunon hai perduto nulla/ Tutto ciò che desideravi è tuo, sìtuo/ Tu non hai vissuto né sofferto invano).
Questo spunto autobiografico, o meglio autoanalitico di Reik , muove non da un sintomoo da un atto mancato, bensì da un incidente di ordine musicale(non si tratta certo di un caso di allucinazione uditiva). Quel che trascinaReik verso l'avventura autobiografica – secondo la traccia suggerita daPhilippe Lacoue-Labarthe – ovvero ciò su cui egli si interroga ancheteoricamente è il fenomeno a tutti noto dell' "aria che vi passaper la testa" o "che vi ritorna in mente senza un perché". Un fenomenodefinibile come catacustico in quando legato con la percezione diuna sorta di eco interiore del soggetto, paragonabile ai fenomeni di reminiscenza- musicale o meno – descritti e analizzati nella letteratura, in particolarequella romantica.
Di questoframmento di autoanalisi di Reik, messo ulteriormente a fuoco dall'analisidi Lacoue-Labarthe, quello che qui interessa sottolineare è il legametra l'ascolto musicale (dell'artista o dell'intenditore) e l'ascolto analiticodello psicoanalista: è nota la dizione in uso tra gli psicoanalistidi riferirsi all' "ascolto del terzo orecchio".
Reik citaesplicitamente Nietzche per questo riferimento al 'terzo orecchio" delletterato e dell'artista (Al di là del bene e del male, aforisma 246), e suggestivamente dice di sé (… )Io eroquel che gli psicologi francesi chiamano un uditivo. Cieco comeuna talpa, è per mezzo dell'orecchio che registravo la maggior partedelle mie impressioni e dei miei ricordi. Questa sensibilità,resasi evidente nella fase di elaborazione del lutto per la morte di Abraham,permette all'analista di "esercitarsi a rilevare gli 'infrasuoni' del processoinconscio". È quindi una simile capacità di ascolto quellache regola la percezione dell' altro come percezione inconscia,capace di liberare un materiale infinitamente più ampio di quelloche fornisce la percezione cosciente. Quello che interessava Reik, in definitivaera rintracciare, attraverso vari indizi, l'essenza musicale delsoggetto.
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