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La psicoanalisi come letteratura e terapia

9 Apr 13

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Con Lapsicoanalisi come letteratura e terapia, l'autore estende e approfondiscetemi già esposte in opere precedenti come La tecnica nella psicoanalisiinfantile e Nella stanza d'analisi: introduce una vasta panoramicadel suo stile di lavoro analitico, corredata di numerosi esperienze cliniche,presentando il trattamento analitico come una particolare forma di narrazione,costituita essenzialmente da una serie di racconti creati dal pazientee dall'analista, che scaturiscono direttamente dallo sviluppo della relazioneterapeutica.
Questa posizionedell'autore va collocata nella tendenza più generale del cosiddetto"narrativismo" che dalla fine degli anni Settanta e l'inizio degli anniOttanta, poneva sotto diversa luce gli oggetti che tradizionalmente rientravanonel campo d'indagine della psicoanalisi: la mente e il sé.

Questo indirizzo,accolto anche dalla psicologia culturale, occupa oggi un posto di rilievoper l'influenza esercitata dell'istanza revisionista che attraversa lapsicoanalisi contemporanea. Sotto l'influsso del cognitivismo e focalizzatasul tema della costruzione sociale in chiave narrativista, il cosiddettonarrativismo in psicoanalisi pone l'accento sullo studio dei fenomenitransazionali che fanno capo ai processi simbolici (Bruner, 1990).In particolar modo l'attenzione è focalizzata alla narrazionequale strumento cognitivo e formale del discorso che, nella cultura occidentale,presiede alla costruzione del senso della realtà.
Ciòequivale a sostenere il fondamento narrativo della coscienza e del sensodi realtà, nei termini di un processo descrittivo-convenzionaleche soggiace alla logica del racconto. Secondo quest'ottica è quindil'articolarsi della narrazione alle plurime rappresentazioni di senso laproprietà fondamentale che spiega e sancisce la differenza fra il"pensiero paradigmatico", retto sul modello del determinismo causale, eil "pensiero narrativo" fondato sulla logica polisemica, negoziabilee indeterminata del racconto. Su questi presupposti – qui riassuntiin modo sintetico – viene stabilita l'analogia fra la psicoanalisi e unprocedimento di analisi testuale, che pone l'interpretazione alla streguadi un genere narrativo, ossia di un modello mentale implicito cheguida l'analista interprete, più o meno consapevolmente, nella costruzionedel senso della storia. La relazione psicoanalitica viene quindi vistacome una sorta di testo capace in virtù del carattere interpretativodella sue costruzioni di sollecitare l'analista alla riscritturadi un romanzo virtuale a partire dalle sollecitazioni indotte dallavita reale.

La posizionedi Antonino Ferro, rispetto a questa premessa ha una sua particolaritànella specifica formazione kleiniana che gli permette di utilizzare iltermine "narrazione" – che per come viene utilizzato in psicoanalisi rimanecomunque ambiguo – all'interno della griglia di interpretazione di matricebioniana. Inoltre, come sottolinea Francesco Barale nella post fazione,le posizioni di Ferro sono posizioni radicali che segnano un svolta nettarispetto a gran parte della psicoanalisi "classica": il fulcro del lavoroclinico è sempre sull'hic et nunc, la rinuncia all'interpretazionein favore della co-narrazione, l'estensione della tematica del controtransfert,il concetto di 'campo' terapeutico. L'autore è evidentemente legatoalla concezione post-bioniana dell' inconscio come qualcosa che continuamentesi fa nel campo che evidentemente mette fuori gioco una serie di aspettiteorici della psicoanalisi che tradizionalmente sono sempre stati utilizzatidagli analisti nel loro lavoro (soggetto, oggetto, transfert, controtransfert,pulsione, mondo interno e relazione).
Il fulcrodel suo lavoro nella stanza d'analisi, centrato sul qui ed ora, ècentrato sugli aspetti interattivi e sulle modalità di partecipazionedell'analista ai fenomeni che scaturiscono dal mondo interiore del pazienteattraverso interpretazioni insature.

Qui la "narrazione"non segue in forma di elaborazione rispetto all'esperienza della seduta:e radicalmente costitutiva dell'esperienza stessa dell'incontro analitico.Ferro fa riferimento con questo termine sia ai racconti che i pazientifanno nel corso dell'analisi, sia agli interventi del terapeuta (soprattuttoriferiti al "campo del mito") e alle interpretazioni "aperte e insature"- le cosiddette interpretazioni narrative – che non chiudono completamentele possibilità del senso dei materiali che il paziente porta inseduta.

L'autore infattifin dalle prime pagine precisa che per narrazione intende quel mododi stare in seduta dell'analista tale che egli partecipa con il pazientealla "costruzione di un senso" in modo fortemente dialogico, senza particolarecesure interpretative. Come se analista e paziente costruissero assiemeuna piéce' teatrale – un po' come avviene nello psicodramma- all'interno della quale le trame si sviluppano in modi imprevedibilie impensabili per i due co-narratori, senza che il terapeuta si arroghiil primato di detenere una verità precostituita.
Attraversoquesto particolare stile di lavoro il terapeuta rinuncia all'uso tradizionaledell' interpretazione, attivando in sua vece un processo che poggia sulla"trasformazione co-narrativa" o la "co-narrazione trasformativa". Questedue neologismi, introdotti dall'autore anche in altri lavori, enfatizzanoil punto che è attraverso una vera cooperazione dialogica tra pazientee analista che si realizza un processo trasformativo nella situazione psichicadel paziente.

Questo lavorotrasformativo viene calato all'interno della teoria bioniana per la qualead esempio le patologie mentali più gravi sarebbero legate ad unacarenza di funzioni 'alfa' e a una iperpresenza di elementi beta che,non trovando possibilità di trasformazione, vengono continuamenteevacuati secondo varie modalità. Secondo l'esperienza clinica diFerro se vi è una funzione alfa che funziona parzialmente si possonoavere le cosiddette sindromi da attacco di panico nelle quali visarebbe una violenta eruzione di elementi beta (protoemozioni) che nontrovando una struttura mentale alfa in grado di accoglierli, inondano inmodo devastante la mente del paziente. L'autore fornisce al riguardo numerosiesempi clinici e storie, nelle quali illustra come sulle difettosi funzionimentali del paziente sia possibile intervenire proprio con lo strumentonarrativo. Spessi infatti i pazienti più gravi si sentono intrusie minacciati da interpretazioni troppo dirette, che non riescono ad attivareprocessi trasformativi essenziali, e limitano la fiducia che il pazientepuò riporre nel terapeuta. Ferro ha poi una lunga esperienza terapeuticacon i bambini, con i quali com'è noto necessitano variazioni disetting e di tecnica da parte del stesso terapeuta.

L'assuntoforte dello scritto di Ferro è che il paziente va in analisinon solo spinto dalla personale sofferenza o dal sintomo, ma perchéha "qualcosa di indigerito" che deve essere trasformato in elementi alfa:questo è l'assunto bioniano perché questa situazioni derivaun'insufficienza dell' "apparato per pensare i pensieri", o nei casi graviuna difettualità della sua funzione alfa. Il lavoro terapeuticoè quindi focalizzato sulla trasformazioni di questi betalomiin elementi alfa, veri pittogrammi emotivi: il paziente scegliepoi il suo genere narrativo (cronaca, genere diaristico ecc…): la decostruzionenarrativa che avviene nella seduta permette poi di liberare le fantasmatizzazionidel paziente che attraverso le identificazioni proiettive che inizianoa circolare nel campo, consente di trasformare elementi beta in alfa.

Questo diventa,secondo Ferro, il fulcro dell'incontro analitico: l'elemento alfache viene prodotto nella relazione analitica (che per definizione èinconoscibile) può essere colto solo dai suoi "derivati narrativi".Perciò l'autore ci introduce nella disamina dei "personaggi" chepopolano nel tempo la stanza d'analisi, che sono rappresentazioni del mondointerno del paziente, della sua sessualità. Un'altra funzione importanteè quella del cosiddetto onirico in seduta (analogo del sognoad occhi aperti) che veicola gli elementi costitutivi poi dei derivatinarrativi.
Vi sono poifenomeni i situazioni in cui l'elemento alfa può essere colto direttamente:flash visivi, reverie, sogno. Vengono poi analizzati aspetti legati aldelirio e alle allucinazioni, che non mancano con i pazienti piùgravi, alcune note sull'agire, puntualizzazioni sul controtransfert e ilcampo transgerazionale.

È statosottolineato che l'originalità del lavoro di Ferro è sostanzialmentelegato alla elaborazione concetto di campo derivato da Corrao, cherappresenterebbe per la psicoanalisi un passaggio simile a quello che infisica fu compiuto dall'evoluzione della fisica classica a quella quantistica.Ma non bisogna dimenticare che alle spalle la psicoanalisi ha un percorsostorico ed evolutivo che non può essere facilmente superato attraversouna nuova concettualizzazione.
Oggi moltiautori sono d'accordo nel ritenere che l'analisi è in sostanza un"re-telling a life" – per usare una definizione di Shafer – oggiche il mito freudiano del paradigma scientifico pare definitivamente eclissatodal vasto orizzonte delle neuroscienze, ma non dobbiamo dimenticare inultima analisi proprio questa riconfigurazione-trasformativa dellastoria individuale è l'eredità più importante cheFreud ci ha lasciato, e in virtù della quale la psicoanalisi puòavere ancora molte altre storie da narrare.

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