Raccogliendo repentinamente lo spunto del professor Ferro (Ferro, 2018) nel ricordo post- mortem del professor Calvi sull'ultimo numero di Comprendre, mi sono piacevolmente immerso nella lettura de "La passeggiata" (Promenade) di Robert Walser.
Robert Walser è un autore molto poco conosciuto nella letteratura odierna, essendo rimasto un letterato "di nicchia" scoperto e rivisitato da Roberto Calasso che fece negli anni settanta alcune trasmissioni in televisione di approfondimento sullo scrittore. Nato nel 1878 e vissuto in Svizzera per gran parte della sua vita (tolto un breve periodo a Berlino) passò gli ultimi anni in un sanatorio- in seguito ad una sbrigativa diagnosi di schizofrenia– facendo proverbiali "passeggiate". Morirà nel 1956 all'età di 78 anni un giorno di neve stramazzando per terra durante una dei suoi soliti percorsi al di fuori del sanatorio.
La Passeggiata è del 1919 uscito dopo varie revisioni. E' un cammeo che racchiude in sè tutta l'umile potenza artistico- letteraria dello scrittore svizzero, il quale racconta una passeggiata giornaliera in una cittadina svizzera (presumibilmente Biel) e descrive i vari incontri con numerosi personaggi dipingendoli letteralmente con un'impressionante dovizia di particolari e descrivendo anche i propri stati d'animo e i propri vissuti (oggi diremmo la "Lebenswelt" fenomenologica- ovvero il Mondo-della-vita suo e dei suoi sodali). Ciò che traspare in maniera veemente è l'umiltà e l'autoironia dell'autore ("Al diavolo la miserabile frenesia di voler apparire più di quel che si è! Un'autentica catastrofe. Cose come queste diffondono sul mondo pericoli di guerra, morte, miseria, odio e vilipendio, e impongono a tutto ciò che esiste una deprecanda maschera di cattiveria, di egoismo abominevole") scagliato con lucidità e sapienza contro i suoi pomposi avventori e a tratti anche contro se stesso.
Quanto utile e saggia risulterebbe la lettura della Promenade da parte di una larga fetta di giovani e non più giovani al giorno d'oggi, a tal punto presi da una forsennata "corsa dell'oro" verso il successo e l'apparire esteriore mancando della benchè minima umiltà e profondità d'animo!
Il vagabondaggio di Walser è un vagabondaggio fortemente patico e atmosfericamente avvertito paragonabile a quello di Baudelaire e dei maudit nella Parigi ottocentesca. C'è una tensione plastica che rapporta l'autore ai personaggi che incontra, tanto più importante- si nota talvolta- quanto più antinomico e contrario è l'avventore ed il suo modus vivendi ac operandi. E poi la meraviglia e la felicità espresse apertis verbis nei confronti dei panorami e dei paesaggi attraversati.
Non è un Signore a parlare e a narrare preso dalla gioia dell'esistenza, bensì un "vagabondo" (Wanderer) che conserva parimenti modi ed un tatto nobili e signorili pur definendosi spesse volte malato e sofferente. Allora la "Visione" e l'"Ascolto" (ad esempio della cantante lirica) interviene a lenire i mali dell'anima e le sofferenze sublimando gli orrori del narcisismi, delle megalomanie, degli egoismi e della generale mancanza d'umiltà dei suoi contemporanei.
Notevoli anche gli insegnamenti di critica e apprendistato letterario ed esistenziale quali emergono da spezzoni dell'opera walseriana ("Che non sia raro imbattersi in cacciatori di novità logorati da una perpetua eccitazione smaniosi di sensazioni…(…) L'incessante esigenza di godere e gustare sempre qualcosa affatto nuovo mi sembra, tutto sommato, denotare meschinità, carenza di vita interiore, alienazione dalla natura e mediocre o scarsa intelligenza"). Oggi definiremmo questi giudizi esistenzial-letterari quali Weltanschauungen di un classicista o di un conservatore, così immersi in una realtà contemporanea così popolata da novelty-seekers. In realtà forse è oltremodo consono andare in epochè riguardo ad un confronto fra l'epoca di Walser e la nostra contemporaneità.
Concludendo, solo un consiglio vivo e sentito per amici e colleghi, ma anche largamente per gli operatori della Salute Mentale è di leggere questo libro e di spaziare con la mente verso luoghi e spazi sconosciuti, attraverso l'opera di questo umile e grande scrittore.
BIBLIOGRAFIA
Ferro F.M.: "Sit tibim doctor subtilis, terra levis" (Comprendre 27-30, 2018)
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