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RECENSIONE SAGGIO “THE END OF BIG” di NICCO MELE

23 Ago 14

Di FRANCESCO BOLLORINO
Una delle scoperte più elettrizzanti che ho fatto durante il mio recente soggiorno newyorkese è stata STRAND, la migliore credo libreria della Grande Mela: quattro piani di libri come dicono loro: 18 miglia di libri in cui perdersi letteralmente.
A differenza delle librerie tradizionali che a parte le dimensioni si assomigliano alle nostre Feltrinelli, Strand offre al lettore e al bibliofilo una scelta più composita: libri nuovi ovviamente accanto a libri usati (che possono essere portati e venduti in appositi banconi) e libri nuovi fuori catalogo tutti rigorosamente scontati: un vero paradiso affollatissimo di persone che cercano negli scaffali old style i loro libri fino al rarefatto ultimo piano dove sono raccolti i libri rari di alto prezzo.
Un posto assolutamente da esplorare non da visitare quando andrete o tornerete a New York.
E’ qui che ho trovato, scartabellando come tutti tra i volumi, in questo caso della sezione social media internet e affini, una chicca di cui credo valga la pena parlare: il saggio di NICCO MELE intitolato THE END OF BIG, HOW INTERNET MAKES DAVID THE BEW GOLIATH.
Da diversi anni non mi capitava in mano un libro di tal fatta ovvero non un manuale d’uso o un vademecum per l’ottimizzazione, che so, dell’uso professionale di Twitter piuttosto che di Facebook ma un “vero saggio” che prova ad analizzare i risvolti macro e micro sociali della rivoluzione tecnologica in cui volenti o nolenti siamo immersi.
La tesi centrale del saggio è che a causa di quella che Mele chiama “RADICAL CONNECTIVITY” che per certi versi dà il nome al nuovo paradigma dell’Information Society che nel “lontano” 1999 proposi nel saggio (leggibile on line su questo sito) “ASCESA E CADUTA DEL TERZO STATO DIGITALE” : reti informatiche formate da unità pensanti sempre più piccole, sempre più potenti, sempre più user-friendly, sempre più multimediali tra loro interconnesse mediante un protocollo di comunicazione cross-platform e mediante sistemi di comunicazione sempre più efficienti e rapidi nella distribuzione dei dati, la cui fruizione e la cui costruzione è controllabile, in buona parte dall’utilizzatore finale.
In una società radicalmente connessa con strumenti sempre più potenti letteralmente in mano di sempre più persone e per ciò stesso “nuova” rispetto al passato s’instaurano dei cambiamenti profondi con cui occorre fare i conti.
Mele sintetizza il concetto col il termine END OF BIG, la fine del “grande” indicando come in vari campi dall’informazione, alla politica all’industria i vecchi modelli organizzativi siano mutati a favore di una dimensione diffusa e più piccola e soprattutto molto centrata sul “potere” che i nuovi strumenti del comunicare danno al singolo individuo rispetto al passato, non nascondendone le problematiche incombenti ma al tempo stesso rimarcandone le potenzialità: la copertura Twitter dal basso dei fatti del Missouri credo sia una prova lampante di come la rete consenta una visione del mondo molto diversa dal passato dove forme aperte o mascherate di controllo erano costantemente presenti.
E’ pur vero che in realtà più che parlare di una generica “fine del grande” è più giusto parlare di “fine del vecchio grande” visto che nuove realtà di enormi dimensioni e di enorme potere economico sono nate una su tutte GOOGLE.
Un tema molto importante toccato dal saggio è quello della necessità di trovare nuovi equilibri in cui ciò che serve davvero alle persone possa trovare spazio e sviluppo senza passare ad una nuova, vecchia forma di controllo semplicemente esercitata da nuovi soggetti. E’ un tema molto affascinante che ci coinvolge tutti e che sarà uno snodo decisivo per il prossimo futuro.
Aggiungo io, accanto alla necessità di creare del valore aggiunto e della redditività vera e diffusa nella società dell’informazione globalizzata in cui stiamo vivendo uscendo dalla sperale di cicliche bolle speculative.
 
Molto affascinato dalle tesi contenute nel saggio ho provato a prendere contatto con l’autore che vive a Boston per vedere se era possibile organizzare a New York una intervista. La fortuna ha voluto che lunedì 11agosto Nicco fosse a NYC per lavoro e che abbia trovato il tempo di incontrarmi per cui a completamento della presentazione del suo saggio propongo la sua videointervista suddivisa in due parti.

PRIMA PARTE VIDEOINTERVISTA


 
SECONDA PARTE VIDEOINTERVISTA


 

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