I ricordi e l'oblio rappresentano l'essenza dell'identità individuale e collettiva. Se ognuno di noi ricordasse tutte le esperienze della propria vita, sei ricordi avessero la stessa carica originaria che essi possiedono quando sono ancora recenti, la nostra esistenza sarebbe schiava di un eccesso di memorie, cristallizzata nel passato, spesso sopraffatta dall'emozione: e la forza del tempo, cioè l'oblio, non avrebbe modo di agire, velando i ricordi più tristi e dolorosi. Ma anche nell'ambito di una collettività esiste un giusto equilibrio tra memoria e dimenticanza, tra quelle riminiscenze che sono alla base della coesione sociale e quelle memorie disgregatriciche, a volte, è necessario velare o accantonare. Le memorie evolvono nel tempo, ma vengono anche contaminate da nuove esperienze e ricordi, falsificate da vicende che spesso ci riguardano marginalmente e che tuttavia si affollano nella nostra psiche, sempre più bersagliata da un ridondanza di immagini televisive, messaggi, informazioni. Il vivere in un mondo dominato da un eccesso di stimoli e da realtà virtuali in cui la freccia del tempo sembra talvolta vacillare ci porterà verso un dimensione sempre più falsificata della memoria individuale e collettiva? L'ambiguità delle tecnologie audiovisive rappresenta una minaccia per la coerenza delle nostre memorie?
In questo breve saggio l'autore, cerca di dare alcune indicazioni, mettendo a confronto indicazioni di biologi e storici che oggi si trovano fianco a fianco perdiscutere un nuovo, inquietante aspetto dei processi di costruzione d'identità: in quest'ambito la conoscenza delle strategie mentali può rivelarsi utile per comprendere come le memorie e le dimenticanze dei singoli possano dare luogo a una dimensione collettiva e tradursi in memorie storiche, vere o false che siano.
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