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Tribù telematiche. Tecnosocialità e associazioni virtuali

9 Apr 13

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In Italialo sviluppo di Internet è un fatto ancora molto recente, anche èun fenomeno in rapida espansione sia dal punto di vista sociale checulturale.
Paolo dell'Aquilacon questo testo illustra efficacemente il panorama dei gruppi o "comunitàvirtuali" con particolare riferimento alla situazione italiana.

Come infattisottolinea in una sua presentazione al libro "La societàcomunicazionale (Cipolla 1997), la comunicazione privilegiando la logicadell'immagine, favorisce la genesi di una molteplicità di tribù,caratterizzate da look, luoghi di ritrovo e costumi condivisi (si pensiai gruppi di tifosi, alle bande giovanili, ecc.). Tra queste forme di consumo"attivo" possiamo annoverare anche i gruppi telematici, formati da utentiche si aggregano intorno a temi specifici (dalla fantascienza al rock allapolitica)".

Ma come sipossono definire le comunità virtuali?
Le comunitàvirtuali sono insiemi di persone che, scambiandosi messaggi di posta elettronica(in liste o gruppi di discussione), chiacchierando in simultanea (tramiteIRC) o facendo giochi di ruoli (MUD) sviluppano legami più o menostabili e duraturi, fondati su interessi comuni. Troppo spesso, invece,l'attenzione del navigatore è rivolta al World Wide Web, con lesue attraenti interfacce grafiche, l'apparato multimediale, ecc., e moltihanno l'impressione che Internet non sia altro che una TV interattiva,un po' più complessa ed attraente.

Alcuni autori"apocalittici" come Baudrillard, Maldonado e Virilio 1995 vedono il ciberspaziocome il trionfo della cultura della simulazione e come un tecnopolio chepunterebbe alla produzione indifferenziata di informazione ed alla disintegrazionedel soggetto.
Secondo Dell'Aquilai vari filoni di analisi oggi disponibili forse trascurano troppo il temadelle comunità virtuali e sovente rappresentano Internet come luogodell'artificialità, come rizoma o labirinto proliferante privo diuna direzionalità predefinita. Occorre invece recuperare il sensodell'azione sociale, capire il vissuto e le formazioni cui i cibernautiriescono a dare origine. Così facendo essi enfatizzano la valenzadella comunicazione pura, adottando un "paradigma comunicativo", che sottovalutail vissuto ed i mondi vitali degli utenti.

Nel ciberspaziosi generano nuove tribù in contesti virtuali. Con quest'ultimo terminesi designa il fatto che in questi ambienti le esperienze divengono semprecontingenti, ossia possibili altrimenti: possono presentarsi sotto altreforme, in altri tempi o luoghi.
Mai comenel ciberspazio è evidente che tutte le esperienze sono reversibili,possono di volta in volta dar luogo a selezioni di complessità differentie mutanti.
Per esemplificare,facciamo notare che molte conversazioni in IRC o sessioni nei MUD rimangonospesso incontri casuali fra sé anonimi che magari dopo poco temposi ricreano nuove identità virtuali ed iniziano interazioni completamentediverse da quelle precedenti.

Di frontea questa instabilità delle forme sociali molti comportamenti possonoessere adottati.
Uno dei primiè la netiquette, un insieme di regole di base perchéla comunicazione non degeneri. È molto frequente, infatti, lo scoppiodi flames o di altri comportamenti asociali che possono distruggere unacomunità virtuale. Per questo occorre darsi delle norme per assicurarela pacifica convivenza.
Alcune associazionigiungono a strutturarsi fortemente proprio per selezionare la complessitàdella comunicazione.
Una dellerealtà più importanti in questo campo è ad esempioCittà Invisibile che haun proprio sito web (http://www.citinv.it), dove sono disponibili lo statuto,le delibere e vari documenti sulla storia dell'associazione. Infattiil gruppo che ha fondato la "Città Invisibile", si mantiene attraversoun'assemblea telematica (la mailing list Progo), che elegge i membri delcoordinamento ed il Collegio dei Probiviri, organo deputato ad intervenireper dirimere le vertenze ed applicare le sanzioni, assicurando il rispettodelle regole. In tal modo l'interazione telematica viene strutturata esi gestisce meglio l'eccedenza della complessità dello spazio virtuale.

Il problemaè proprio quello di capire in che forme le comunità virtualiitaliane riescano ad organizzarsi ed ad affrontare la sfida che provienedal processo di astrazione crescente. Spesso la letteratura sviluppatada autori americani ritiene che sia sufficiente partecipare a dibattitipubblici e sviluppare delle relazioni interpersonali per creare delle entitàsiffatte. Secondo le interpretazioni ottimistiche di Rheingold, il capitaledi conoscenze condivise ed il senso di comunione sociale riuscirebberoa generare delle agorà elettroniche, che riaprirebbero
spazi pubblicidi confronto. Qui però andrebbero fatte delle distinzioni forti,perché una cosa è un sistema di teleconferenze come il WELLo la Rete Civica Milaneseo Iperbole edun'altra cosa sono i giochi di ruolo ed i canali IRC, dove si rimane anonimie si sviluppano relazioni personali che puntano alla ricerca dell'intimitào del gioco.

Oggi le tecnologiepermettono di creare degli avatar virtuali, ossia dei doppi coni quali le persone possono travestirsi ed interagire con gli altri in moltimodi. C'è chi considera i sé elettrici quasi dei cyborg eparla di nascita di nuove forme di tecnosocialità. Secondo Maffesoli,le reti telematiche permettono l'emergere di gruppi distaccati dai tradizionalilegami spazio-temporali e fondati sull'empatia, su un forte senso di condivisioneemozionale, sull'affinità intellettuale. In essi cambia la "geografiasituazionale" della vita sociale come dice Meyrowitz, ed i sé interagisconoin uno spazio deterritorializzato mettendo in scena dei "personaggi" cherecitano di fronte ad un pubblico anonimo. Il ciberspazio diviene spessoil palcoscenico per creare delle identità fittizie con cui i soggettideboli si divertono a chiacchierare ed a giocare, generando peròdelle comunità spesso instabili e fittizie.

Le reti socio-telematichesi caratterizzano in quanto basate sui seguenti concetti:
1) di temporalitàcome contemporaneità…
2) di spazialitàcome a-spazialità, come no sense of place;
3) di comunicazionecome metacomunicazione, ossia esaltazione dell'aspetto relazionale delmessaggio, di natura aggregante e di maggiore carico emozionale".
Da questeforme di tecnosocialità dobbiamo però distinguere le associazionivirtuali, che sono gruppi auto-organizzati in base a fini da loro liberamentescelti, con ruoli e regole. Non è detto che debbano divenire associazioniformali vere e proprie: essi comunque si strutturano per gestire meglioil flusso comunicativo esterno.

Queste formazionisociali possono, a nostro avviso, superare i limiti tradizionali dellatecnosocialità, in quanto non vivono nell'istante eterno, in una"cultura del sentimento" che può dileguarsi da un momento all'altro,ma rimangono "sistemi relazionali a confini variabili",
i cui obiettivisono spesso non materiali ma simbolici.
"Peacelink"o "Isole nella Rete" rappresentano dei casi di volontariato i cui partecipantioperano proprio perché spinti da un forte senso di identificazionee da una volontà di perseguire un "bene comune" come la pace o lacontroinformazione.
Naturalmentele associazioni telematiche possono strutturarsi in modo maggiore o minore."Pegacity", ad esempio, si sviluppa soprattutto come città virtualein cui ogni partecipante può pubblicare una propria pagina web;non mancano tuttavia anche alcune mailing list ed un server IRC. Questaassociazione si caratterizza soprattutto per i fini ludici e si organizzain una molteplicità di quartieri a tema, governati da un consigliocomunale, dagli assessori e dal sindaco.
Anche CittàInvisibile ha un proprio sito, ma opera soprattutto tramite liste di discussione.
Si strutturain cinque Aree Funzionali (Amministrativa, Informazioni, Politiche, ServiziInformatici e Sociale), costituite da liste di discussione moderate daun membro del coordinamento ed in Commissioni (che possono essere createcon petizioni di almeno tre soci).

Sia "CittàInvisibile" che "Pegacity" sono vere e proprie agorà telematiche,dotate di livelli differenziati, regolamenti e rappresentanti ufficiali.Sono quindi esempi di quei "collettivi intelligenti" evocati da PierreLévy, capaci di integrare gli apporti interindividuali e di sfruttarele competenze di tutti per dar vita a progetti sociali.
Questa "intelligenzacollettiva", anche se rappresenta ancora una dimensione sostanzialmenteutopica, si può manifestare grazie alla interattività edalla capacità di selezionare ed incanalare il flusso informativoin cui i contributi individuali generano un precipitato di conoscenze edi interscambi, dando vita ad una vera propria piccola "repubblicaelettronica".

Di frontea queste asserzioni mostrano molto scetticismo come Maldonado, sostenendoche "un forum tra mascherati, tra fantasmi [Ö] non è, népuò essere, un forum politico". In realtà l'evoluzione delciberspazio italiano dimostra che le associazioni da virtuali tendono atrasformarsi in reali, cioè a creare legami di amicizia e momentidi incontro anche fuori dalla rete (basti pensare, ad esempio, ai "Plenumdel Collettivo Immaginario" organizzati ogni anno da Città Invisibile,che sono ritrovi conviviali).

Questa tendenzaad integrare la comunicazione telematica con l'amicizia "reale" (che sinutre di incontri fisici) è anche un effetto della globalizzazionedella comunicazione che, portando alla "fine delle comunicazioni di massa",genera una molteplicità di mondi diffusi, che rielaborano sui scalalocale i panorami, le informazioni veicolati da Internet. La 'glocalizzazione'stimola la nascita di forme dialogiche eterogenee, di che declinano codicisimbolici generali su scala individuale.

L'esperienzadelle reti civiche (a partire da quelle milanese e bolognese) e di realtàcome Città Invisibile dimostra infatti la necessità di crearedelle comunità che rappresentino delle federazioni di associazionianche reali, dei centri di servizio che connettano gruppi di persone ingrado di confrontarsi pure su un territorio fisico.
Vi sono quindiautori che sottolineano fortemente come le nuove tecnologie permettanola "ricostruzione virtuale" di città reali, divisi in quartieried uniti sia da legami di convivialità che da issue locali.

Doheny-Farinaed altri portano avanti l'idea dei Neigh-Net (Neighborhood Networks)le reti di quartiere che riedificano i tessuti sociali della città,divenendo l'ossatura delle reti civiche. Infatti, che laddove le reti siampliano e diventano potenzialmente più eterogenee, come negli USA,questo fenomeno è accompagnato dal un tentativo di ritrovare unqualche "radicamento" territoriale, come nell'esempio dei Neigh-NetCome.
Come da tempoasserisce De Kerckhove, la nascente "cultura della profondità" ciporta a problematizzare maggiormente le informazioni, ci ridà lacoscienza di vivere in un sistema sociale in interazione con altri ambienti,favorendo la nascita di un policulturalismo, di intelligenze "critiche"e congruenti a contesti individuati.

Per incideresulla realtàsociale occorre però che i soggetti telematici sappiano anche costruirsiun'articolazione tradizionale, 'off line' e 'single issue'.
Una teleorganizzazionedeve infatti tessere anche una rete di rapporti informali che leconsentano dientrare ad operare in contesti specifici, determinando anche differenziazionial suo interno e sotto-fini organizzativi. Proprio la natura fortementeinterattiva del ciberspazio può incoraggiare la crescita di associazionidotate di un'articolazione differenziata, in grado di rispondere alla pluralitàdi stimoli che provengono dal loro ambiente.
In questomodo (convenzionandosi ad esempio con organizzazioni tradizionali) la teleorganizzazionepotrà adottare una "politica molecolare", a piccoli gruppi di lavorolegati da connessioni trasversali ed operanti sui singoli problemi.

Una futurarepubblica elettronica si comporrà di tante piccole associazioniche si autogovernerannoe proporranno all'attenzione dell'opinione pubblica temi e risposte, magaridi grande interesse per una o più reti civiche. Questo comportaanche un cambiamento nella personalità del "netizen", che non saràpiù un sé saturo, scisso in una molteplicità di identitàvirtuali, ma un 'cittadino multidimensionale', capace di trovare nuoveidentificazioni nella realtà associativa e nel contesto locale.
Potràemergere, in prospettiva, un "protean self", in grado di mantenere un rapportoanche con il suo mondo della vita. Il nomadismo del navigatore del ciberspaziocondurrà alla ricerca delle proprie radici, di contesti (anche piccoli)di identificazione e di strutturazione dell'io.
Questo nuovoattore sociale avrà probabilmente un'identità piùstabile ma sarà anche capace di autogestirsi personalizzando ilproprio apporto ai processi collettivi.

In definitiva- come sottolinea ripetutamente l'autore nel quarto capitolo – le comunitàvirtuali animate da cittadini non più passivi possano funzionareda 'interfaccia fra reale e virtuale', diventando funzionali per la ricostruzionedi un tessuto pubblico "glocale".
Naturalmentequesto presuppone il raggiungimento di una massa critica di partecipantiche in Italia ancora non vediamo. A Dell'Aquila piace immaginare che possanascere un terzo settore virtuale nella società che si affiancae collabora con quello reale – presente a livello livello politico e istituzionale- che funzioni anche per ricostruire un paesaggio urbano molto frammentato,come quello attuale.

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