I contatti col mondo esterno (anche con le persone con cui abbiamo più confidenza) comportano almeno un minimo di falsità e di accondiscendenza. E’, quindi, necessario ristabilire ogni tanto un contatto con noi stessi, riscoprire chi veramente siamo. Winnicott con la sua indagine clinica e Rimbaud con la sua Poesia, ci suggeriscono come farlo.
“Sensation”, poesia giovanile di Rimbaud (inserita nella Raccolta Demeny), è un apprezzabile esempio di come il Poeta sappia dar “voce all’indicibile”:
Par les soirs bleus d’été, j’irais dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l’herbe menue :
Rêveur, j’en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue.
“Sensation”, poesia giovanile di Rimbaud (inserita nella Raccolta Demeny), è un apprezzabile esempio di come il Poeta sappia dar “voce all’indicibile”:
Par les soirs bleus d’été, j’irais dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l’herbe menue :
Rêveur, j’en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue.
Je ne parlerai pas, je ne penserai rien :
Mais l’amour infini me montera dans l’âme,
Et j’irai loin, bien loin, comme un bohémien,
Par la Nature – hereux comme avec une femme.
[Nelle sere azzurre d’estate, andrò per i sentieri, / punzecchiato dai grani, calpestare l’erba minuta: / sognante, ne sentirò ai piedi la freschezza, / lascerò il vento bagnarmi la testa nuda. // Non parlerò, non penserò più a nulla: / ma l’amore infinito mi salirà nell’anima, / e andrò lontano, molto lontano, come un vagabondo / per la Natura, felice come con una donna.]
Winnicott, in un articolo ripreso recentemente da Ogden, tenta un’impresa impossibile: descrivere a parole quel che per definizione è ineffabile e impensabile. Si tratta del nucleo centrale del nostro mondo interno: la parte più antica di noi con la quale e dalla quale la comunicazione ordinaria non può esserci. Essa è capace di trasmettere solo all’oggetto primo d’amore questo messaggio fondamentale: “Io vivo”. Lo fa, dice Winnicott, con un linguaggio che non è né verbale, né extra-verbale; e la cosa è possibile perché la madre arcaica vive il suo piccolo come un prolungamento di sé stessa: un “oggetto soggettivo”, nel linguaggio winnicottiano. Da tale nucleo, sostenuto dalla completa immersione empatica materna, deriva il sentimento di verità che riguarda, innanzi tutto, la realtà dell’esistenza del soggetto e, con essa, la realtà del mondo intero.
Ogden nota che, nella parte finale del suddetto scritto, Winnicott usa un linguaggio poetico: non potrebbe fare altrimenti poiché si tratta di una realtà che non possiamo definire e pensare, ma soltanto vivere come esperienza, e le metafore della Poesia hanno il potere di produrla. È la stessa esperienza che vive il bambino quando, periodicamente, si rifugia in grembo e fra le braccia della mamma; la Mahler la definisce “emotional refueling”, ossia un “rifornimento” affettivo paragonabile a quello di carburante di un veicolo. È la stessa esperienza “sognante” che viviamo quando riusciamo ad immergerci completamente nella migliore Musica, o nella migliore Poesia, oppure in Madre Natura, come Rimbaud c’invita a fare in questi versi. Non occorre parlare né pensare: sono le sensazioni tattili, olfattive e uditive del contatto con questa Madre che ispirano, senza parole, un “infinito amore”: il sentimento più autentico che, purificandoci da tutte le falsità e le mistificazioni del mondo, ci aiutano a ritrovare chi realmente siamo, a riscoprire che veramente esistiamo.
Bibliografia
Ogden Thomas H. The feeling of real: On Winnicott’s “Communicating and not communicating leading to a study of certain opposites” (Int. J. Psychoanal. Vol. 99, N° 6, pag. 1288 – 2018)
Rimbaud Arthur (1870) Sensation (Raccolta Demeny – in: n: Rimbaud Opere complete – Einaudi – Gallimard 1992)
Winnicott Donald W. (1963) Communicating and not communicating leading to a study of certain opposites (in: ‘The maturational processes and the facilitating environment’ – The Hogart Press and The Institute of Psycho-analysis 1965)
0 commenti