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LOMBROSO E LOMBROSIANI NELLA BIBLIOTECA DI SIGMUND FREUD

19 Feb 24

A cura di Pierpaolo Martucci

Il tema delle affinità tra il pensiero di Cesare Lombroso e quello di Sigmund Freud – padri fondatori, rispettivamente, della criminologia moderna e della psicoanalisi – è stato a lungo marginale negli studi specialistici, nonostante le loro comuni ascendenze positiviste ed evoluzioniste e la formazione clinica, che avevano indotto Ellenberger ad osservare che «l’immagine di Freud dell’inconscio dell’uomo civile non era molto diversa dall’immagine di Lombroso dell’uomo primitivo» (1). Recentemente, anche alla luce della rivisitazione e rivalutazione di alcuni aspetti delle opere di Lombroso, si è riacceso l’interesse per la comparazione di due grandi uomini «che resero operante il paradigma indiziario nelle scienze umane di fine Ottocento», accomunati da «caratteristici modi di descrivere, osservare, analizzare […]; uno stesso paradigma, di simili modelli e idee, di analoghe esigenze scientifiche […], di contro all’ormai demitizzato progresso scientifico lineare» (2).
Ma quali furono, tra due scienziati separati da una differenza d’età di vent’anni e che non ebbero contatti diretti (3), l’attenzione dell’uno per i lavori dell’altro?  A dispetto della consolidata opinione che attribuisce a Lombroso assoluto silenzio e costante disinteresse rispetto agli scritti di Freud, in almeno due delle tantissime pubblicazioni dello psichiatra veronese, dedicate ai rapporti fra genio e follia, viene espressamente richiamato il grande viennese (4). Quest’ultimo invece nella sua vasta produzione scientifica non citò mai il nome di Lombroso, sebbene avesse una buona conoscenza delle sue opere e certamente ne fosse stato intrigato. In questo senso un utile contributo può senza dubbio arrivare da ciò che sappiamo a proposito del contenuto della biblioteca personale di Freud.
  1. L’avventurosa storia di una biblioteca
Nella sua lunga vita Sigmund Freud fu un lettore accanito, sia per passione che per necessità professionali. Il celebre appartamento nel palazzo di Berggasse 19, nel nono distretto di Vienna, dove visse per ben 47 anni (dal 1891 al 1938), ospitava anche la sua ricchissima libreria. Quando, il 4 giugno 1938, pochi mesi dopo l’Anschluss, il padre della psicoanalisi lasciò la capitale austriaca per recarsi in esilio a Londra, sorse il problema della sorte delle migliaia di volumi in suo possesso. Era ovviamente impossibile trasportarli tutti in Inghilterra, Freud ne scelse una parte ed affidò il rimanente a un amico, Paul Sonnenfeld, che a sua volta lasciò poco dopo l’Austria. Prima della partenza Sonnenfeld cedette la gran parte dei libri all’antiquario Heinrich Hinterberg, il quale nel luglio 1939 li mise in vendita sul mercato bibliofilo internazionale; il catalogo (in inglese) li descriveva allusivamente come una biblioteca creata da «un famoso esploratore scientifico viennese».
Quando il dottor Jacob Shatzky, bibliotecario del New York State Psychiatric Institute, lesse il catalogo di Hinterberg, dedusse che la collezione era appartenuta a Freud e riuscì a convincere il dott. Nolan D.C. Lewis, Direttore dell’Istituto, ad acquistare il lotto per una cifra relativamente modesta, circa 500 dollari. Narra la leggenda che Shatzky si sarebbe addirittura impegnato a rimborsare di tasca propria l’Istituto nel caso i libri non fossero stati di Freud. E ancora che il primo volume estratto dalla cassa di imballaggio giunta a New York nel settembre 1939 fosse la copia delle opere complete di Jean-Martin Charcot, con la sua dedica all’ ex allievo.
In seguito, grazie anche al supporto finanziario di Abraham Brill (uno dei pionieri della psicoanalisi negli USA), i libri furono ospitati in un apposito locale della Biblioteca dell’Istituto psichiatrico, denominato Freud Room. Nel 1978 vennero trasferiti nella sezione Archives & Special Collections della biblioteca della Columbia University Irving Medical Center, sulla base di un accordo di prestito a lungo termine che mantiene la proprietà del fondo al New York State Psychiatric Institute.
Si tratta di 770 titoli pubblicati in un arco di tempo che va dal 1554 al 1938, con molti testi di psichiatria, neurologia e psicoanalisi dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento. In aderenza agli interessi di Freud, ricorrono i temi del sogno, dell’ipnotismo, dell’isteria e della sessualità. Si tratta per la maggior parte di opere in tedesco o francese, anche se vi sono parecchi libri in inglese e un numero minore in italiano, spagnolo, portoghese o russo. Circa 54 volumi riportano la firma autografa di Freud o sue note a margine o, ancora, dediche allo stesso Freud da parte dei donatori (5).
Quanto ai libri che Paul Sonnenfeld recò con sé a Londra, in un secondo tempo furono venduti parte ad amatori privati, parte alla Libreria del Congresso a Washington; un piccolo numero venne restituito alla Sigmund Freud House a Vienna. Infine, il materiale che Freud portò in Inghilterra si trova nella sua ex residenza londinese al numero 20 di Maresfield Gardens, l’attuale Freud Museum.
Bisogna infine ricordare che, sia in Austria che durante il breve esilio inglese, Freud aveva spesso regalato libri a colleghi, amici ed anche ad istituzioni, per cui un numero non trascurabile di volumi che portano la firma di proprietà di Freud o dediche a lui indirizzate possono ancora trovarsi in mani private. Negli anni Ottanta fu messo in vendita sul mercato librario antiquario un certo numero di estratti e libri con dedica a Freud, provenienti da una collezione amatoriale privata.  Sembra che, molto prima del 1938, i testi fossero stati donati dal proprietario all’Ambulatorio psicoanalitico di Vienna, poiché ne recavano ancora il timbro, parzialmente cancellato. Non è più possibile chiarire se quegli esemplari fossero stati salvati dalle confische naziste o piuttosto detenuti impropriamente (7).
In sintesi, quanto è stato recuperato delle originarie raccolte del padre della psicoanalisi – circa 3720 fra libri e opuscoli – si trova oggi distribuito nelle seguenti sedi:
  • il Freud Museum a Londra;
  • la Health Sciences Library della Columbia University a New York (dalla Freud Room del New York State Psychiatric Institute);
  • la Sigmund Freud House a Vienna, Berggasse 19;
  • alcuni esemplari sono di proprietà di collezionisti privati.
Su queste basi, un catalogo completo (Freud’s Library) della biblioteca freudiana – comprensivo di libri e fascicoli estratti da riviste scientifiche – è stato compilato e pubblicato nel 2004 da Davies e Ficthner. Dal 2011 la lista è presente e consultabile anche nel catalogo online delle Columbia University Libraries (CLIO).
  1. Lombroso e lombrosiani nella biblioteca di Freud
Il materiale riguardante Lombroso presente nelle liste della Freud’s Library può essere distinto in due categorie:
  1. le opere di e su Lombroso;
  2. i lavori di autori in qualche misura vicini a Lombroso e alla sua scuola.
Nella prima categoria risultano tre libri:
  1. Der Verbrecher (Homo delinquens) in anthropologischer, ärztlicher und juristischer Beziehung. Hamburg: Verlagsanstalt und Druckerei A.-G., 1890–1894. 2 volumi.
Si tratta dell’edizione tedesca della quarta versione del fondamentale trattato sull’Uomo delinquente, con la presentazione del noto penalista Arthur von Kirchenheim (8).
  1. Kerker-Palimpseste. Wandinschriften und Selbstbekenntnisse gefangener Verbrecher. In den Zellen und Geheimschriften der Verbrecher gesammelt und erläutert. Hamburg: Verlagsanstalt und Druckerei A.-G., 1899.
É l’edizione tedesca dei Palimsesti del carcere. Raccolta unicamente destinata agli uomini di scienza (Torino: Bocca, 1888), una delle opere più originali e interessanti del padre dell’antropologia criminale, che vi aveva riportato e commentato una nutrita serie di scritte e disegni incisi dai detenuti sulle pareti di tre diversi istituti di pena. La traduzione era dello psichiatra Hans Kurella, (1858-1916), ricordato da Mario Carrara come «carissimo amico e ardente e disinteressato propagatore in Germania dell’Antropologia Criminale» (9) e ritenuto dai suoi compatrioti «non soltanto uno dei più fedeli ma anche dei più abili discepoli del grande psichiatra e criminologo di Torino» (10). E fu proprio Kurella, insieme a Leopold Löwenfeld, a dirigere una collana tedesca (editore Bergmann a Wiesbaden) in cui Freud nel 1901 pubblicò Il sogno, una sorta di riassunto semplificato in 37 pagine della Traumdeutung.
  1. Kurella: Cesare Lombroso als Mensch und Forscher. Wiesbaden: J. F. Bergmann 1910.
Si tratta della biografia encomiastica (Cesare Lombroso, l’uomo e lo scienziato) che Kurella scrisse subito dopo la morte del Maestro (avvenuta nel 1909) e pubblicò in Germania e negli Stati Uniti, oltre che in Italia.
Per quanto riguarda la seconda categoria (b) il nome più significativo è quello di Guglielmo Ferrero, brillante sociologo e storico di fama internazionale, marito di Gina Lombroso e autore col genero Cesare di opere assai note, prima fra tutte La donna delinquente, la prostituta e la donna normale (Torino: Bocca, 1893).
In ordine cronologico, nella Freud’Library si riportano
  1. Les lois psychologiques du symbolisme.  Paris: Germer Baillie`re et Cie.; Fe´lix Alcan 1895.
  2. Größe und Niedergang Roms. Stuttgart: Julius Hoffmann Verlag 1908–1910 (in cinque volumi).
  3. The women of the Caesars. London: T. Fisher Unwin 1911
Il primo è la versione tedesca, assai modificata, del saggio I simboli. In rapporto alla storia e filosofia del diritto, alla psicologia e alla sociologia (Torino: Bocca, 1893), che, tra l’altro, sarebbe stato molto apprezzato da Carl Gustav Jung nel suo Simboli della trasformazione (1912).
Il secondo è l’edizione tedesca di un trattato storico in cinque volumi (Grandezza e decadenza di Roma, Milano: Treves, 1901-1907) sulla civiltà romana; il terzo la prima edizione (inglese) di un altro saggio di divulgazione (Le donne dei Cesari) che Ferrero aveva dedicato alle consorti imperiali. L’esemplare in questione presenta un particolare interesse, in quanto sul frontespizio reca la firma autografa di Freud e la data Rom 25.9. (19)12. Si tratta di un ricordo di uno dei soggiorni romani del grande viennese: «oggi ho fatto alcuni piccoli acquisti che spero trovino l’approvazione di tutti» (11).
L’altro nome che è opportuno segnalare è quello di Sante De Sanctis, del quale nel catalogo sono presenti ben 18 pubblicazioni.
De Sanctis, psichiatra e psicologo sperimentale, cattedratico nell’Università di Roma, fu forse la più autorevole voce della psicologia italiana nei primi decenni del Novecento. Aveva iniziato a collaborare con Lombroso sin dal 1890, pubblicando diversi articoli sulla rivista diretta da quest’ultimo (l’Archivio di psichiatria, scienze penali ed antropologia criminale), inclusi studi sui sogni, la linea di ricerca che, come è noto, avrebbe riscosso l’esplicito apprezzamento di Sigmund Freud nella sua fondamentale Interpretazione dei sogni (12). E infatti nelle liste della Freud’s Library non manca I Sogni. Studi psicologici e clinici di un alienista (Torino: Bocca, 1899), il libro citato nella Traumdeutung, e che infatti reca sulla copertina la firma dello stesso Freud. Un altro libro dello psichiatra italiano (La conversione religiosa. Studio bio-psicologico. Bologna: Nicola Zanichelli 1924) riporta invece sul frontespizio una dedica dell’autore: «Al Maestro Sigm. Freud senza del quale questo libro non sarebbe stato scritto».
Peraltro De Sanctis, pur mostrandosi fra gli studiosi più aperti e interessati alle suggestioni psicoanalitiche, mantenne un atteggiamento cauto, talvolta ambivalente o addirittura ambiguo rispetto alla scuola viennese, sebbene nel 1932 fosse stato nominato Presidente Onorario della Società Psicoanalitica Italiana.
  1. Note e sottolineature nei testi della biblioteca di Freud
La Freud Room del New York Psychiatric Institute ospitava circa 620 pubblicazioni, le cui dimensioni andavano dai 9 volumi delle Ouvres Completes di Charcot – con la dedica dell’autore al “dottor Freud” sul risguardo del terzo volume – a opuscoletti di poche pagine. Di tutte queste opere, 78 recano sottolineature, annotazioni, commenti a penna o a matita in varie lingue: tedesco, inglese, francese, spagnolo e greco. I curatori della Freud Room hanno per praticità diviso questi 78 testi in quattro sezioni: A, B, C e D.
La sezione A include quegli esemplari in cui le annotazioni – che variano notevolmente da libro a libro – potrebbero essere di mano dello stesso Freud. Tuttavia, poiché sono vergate a matita o a pastello è necessario confrontarle con le annotazioni a matita (ad esempio su biglietti o lettere) conosciute come sicuramente attribuibili a Freud.
Nella sezione B sono inseriti libri o fascicoli con note a margine probabilmente di persone diverse da Freud. Le sezioni C e D comprendono pubblicazioni che presentano soltanto sottolineature, talvolta di colori differenti.
Un elemento interessante è che nella sezione A sono presenti le due opere di Lombroso già ricordate: Der Verbrecher (Homo delinquens) in anthropologischer, ärztlicher und juristischer Beziehung (L’uomo delinquente in relazione all’antropologia, alla medicina e al diritto) e i Kerker-Palimpseste (Palimpsesti dal carcere). Entrambi i volumi presentano numerose sottolineature e note manoscritte in tedesco, complessivamente in decine di pagine: a chi ricondurle?
Nella guida al contenuto della Freud Room redatta dai curatori del New York Institute, la scelta stessa di collocare i due testi nella sezione A indicherebbe la possibilità che siano effettivamente state apposte da Freud. Tale eventualità viene invece nettamente esclusa («not by Freud») nel Comprehensive Catologue curato da Davies e Fichtner (13). In realtà una prima comparazione di qualcuna delle annotazioni più estese (ad esempio quella presente in calce all’introduzione, a p. V dei Palimpseste) non evidenzia somiglianze con la tipica grafia inclinata e angolosa di Freud. Sebbene occorra considerare che lo stile di una breve frase a matita su un libro differisce necessariamente da quello che si riscontra nella corrispondenza vergata a penna, risulta comunque poco probabile ricondurre quelle frasi alla mano di Freud (14).
Se invece l’appartenenza fosse stata confermata, il fatto avrebbe rivestito un certo rilievo. Infatti, come si è già detto, nei suoi tanti scritti Freud non citò mai, in alcun modo, il nome di Lombroso, limitandosi a ricordarlo nella sua corrispondenza privata, in due diverse occasioni (15).
La biblioteca perpetua comunque la testimonianza di una irripetibile stagione di straordinaria vivacità scientifica e culturale. Pierpaolo Martucci

NOTE

  1. ELLENBERGER H.F., La scoperta dell’inconscio. Storia della psichiatria dinamica. Torino, Bollati Boringhieri, 1972, p. 622.
  2. GUARNIERI P., Lombroso e la scienza positiva. In: Montaldo S. e Tappero P. (a cura di), Cesare Lombroso cento anni dopo. Torino, UTET, 2009, p. 145.
  3. Fatta eccezione per la possibilità, verosimile ma mai dimostrata, di un incontro di persona durante il Congresso internazionale di ipnosi tenutosi a Parigi nell’agosto 1889, cui entrambi gli studiosi parteciparono.
  4. Cfr. CORSA R. e MARTUCCI P., Freud e Lombroso. Tracce inedite di un confronto mancato. In Rivista di Psicoanalisi, 2022, 2, 411-431. Sul tema più generale dei rapporti fra criminologia e prima psicoanalisi in Italia vedi MARTUCCI P., Criminologia e psicoanalisi nell’Italia fra le due guerre. Testimonianze di un rapporto dimenticato. In Rassegna italiana di criminologia, 2022, 1, 39-50.
  5. Sulla storia della biblioteca e sul rapporto di Freud con i libri si veda Columbia University: Freud Library) (https://www.library-archives.cumc.columbia.edu/collections/freud-library )
  Freud Museum London: The History of Freud’s Library     (https://www.freud.org.uk/collections/library/the-history-of-freuds-library/ )
  1. DAVIES J.K. e FICTHNER G., Freud’s Library. A Comprehensive Catalogue, London: The Freud Museum; Tübingen: edition discord, 2004
  2. Ibidem, p.3.
  3. Come è noto, la prima edizione de L’uomo delinquente studiato in rapporto all’antropologia, alla medicina legale ed alle discipline carcerarie risale al 1876, ve ne furono poi altre quattro, sempre più ampie e articolate e con lievi modifiche del titolo, sino all’ultima del 1897.
  4. CARRARA M, Necrologio. In Archivio di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, 1916, 560.
  5. ALBRECHT A. (1910). Recensione a Hans Kurella, “Cesare Lombroso: als Mensch und Denker”. In Journal of American Institute of Criminal Law and Criminology, 1910, 5, 830-831.
  6. In lettera da Roma alla famiglia, 25 settembre 1912. In FREUD S., Il nostro cuore volge a Sud. Lettere di viaggio. Soprattutto dall’Italia (1895-1923), Milano: Bompiani, 2003, p.384.
  7. Sul tema si veda ampiamente CORSA R., I Sogni. Sante De Sanctis, il precursore italiano dell’incontro tra neuroscienze e psicoanalisi. In Rivista di Psicoanalisi,2023, 3, 919-939.
  8. DAVIES e FICTHNER, cit., p. 330.
  9. In quelle righe di autore ignoto sono espresse osservazioni sull’interesse che gli artisti manifestano per i criminali.
  10. Precisamente a Stefan Zweig nel 1920 e a Enrico Morselli nel 1926. Cfr. FREUD S., Epistolari, Lettere alla fidanzata e ad altri corrispondenti. 1873-1939. Torino: Bollati Boringhieri, 1990, pp. 275 e 302.

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