Pochissimi sono, a nostra conoscenza, gli strumenti messi a punto per la valutazione delle tossicodipendenze diverse dall’alcolismo. Lo strumento che, senza dubbio, ha avuto il maggior successo e la massima diffusione è l’Addiction Severity Index – ASI di McLellan e collaboratori (1980). L’ASI è stato messo a punto con l’intento di valutare, all’inizio ed alla fine del trattamento, la natura e la gravità dei problemi dei soggetti che abusano di sostanze.

Si tratta di uno strumento multidimensionale che prende in esame 7 aree funzionali che sono generalmente compromesse in questi soggetti: le condizioni mediche, quelle lavorative, l’uso di sostanze e di alcol, la situazione legale, familiare/sociale e psichiatrica. Ogni area viene esplorata dettagliatamente (frequenza, durata e gravità del problema relativo) sia nel corso della vita (mediante una scala di gravità a 10 punti) che nel mese precedente l’intervista, mediante un punteggio composito. La scala è composta da 142 item che vengono esplorati mediante un’intervista semistrutturata che richiede oltre un’ora. Tipicamente la ASI viene somministrata al momento della presa in carico e nel follow-up e/o alla dimissione per valutare l’entità del cambiamento: nelle valutazioni successive vengono utilizzati soltanto gli item relativi al mese precedente e perciò l’intervista è molto più rapida (15-20 minuti). La scala ha mostrato ottime caratteristiche psicometriche. Numerose sono le traduzioni della ASI e recentemente è stata presentata una versione "europea", l’EUROPASI, concordata tra ricercatori di numerosi paesi europei. Come strumento di screening, possiamo ricordare il Drug Abuse Screening Test — DAST (Skinner, 1982), che deriva direttamente dal MAST riformulato in modo che, invece dell’abuso di alcol, esplori l’abuso di sostanze. È composto da 28 item dicotomi (No/Sì) dove il "Sì" corrisponde ad 1 in tutti gli item eccetto che per gli item 4, 5 e 7 per i quali è la risposta "No" che corrisponde a 1. La scala ha mostrato buone caratteristiche psicometriche.

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CAPITOLO 29 - Gli effetti indesiderati dei trattamenti psicofarmacologici