Fino ad ora abbiamo parlato dei nostri pazienti come di soggetti che, ad un certo momento del loro decorso evolutivo, andavano incontro a depressione o ansia, psicosi o turbe cognitive o altro ancora, disturbi che, per come ne abbiamo parlato, potevano apparire come accidenti avulsi dalla realtà esistenziale del soggetto, un qualcosa di estraneo che veniva ad interferire con il suo continuum esistenziale fino, anche, ad interromperlo. A quel punto lo psichiatra, con i suoi strumenti, avrebbe dovuto misurare, nella maniera più precisa (oseremmo dire più scientifica) possibile, la gravità del disturbo e definirne le caratteristiche fenomeniche, da un lato, per decidere i più opportuni interventi terapeutici (dei quali, una volta messi in atto, misurare gli effetti sulla gravità e sulla struttura del disturbo stesso), dall’altro, a fini conoscitivi, di studio e di ricerca.
In questo modo, i pazienti di cui abbiamo parlato potrebbero apparire, per così dire, "virtuali", come avulsi da un contesto reale, oggettivo, nel quale agire ed interagire in maniera più o meno complessa ed articolata. In realtà si tratta di un artificio necessario per semplificare l’esposizione e la comprensione degli argomenti trattati mentre, in effetti, i dati astratti di cui abbiamo parlato acquistano un significato pieno solo se sono integrati in una "persona" nel senso olistico del termine, cioè in un’inscindibile sintesi delle tre costituenti fondamentali, biologica, psicologica e sociale. Questa "persona" ha un senso ed un significato soltanto se è inserita in un contesto bio-psico-sociale poiché l’uomo, come ci ricorda la Teoria Generale dei Sistemi, è un sistema aperto che vive immerso nell’ambiente socioculturale con il quale ha un continuo scambio, necessario per il mantenimento del suo equilibrio; la riduzione degli scambi (fino alla loro cessazione) tende a trasformare il sistema da aperto a chiuso e questo comporta un aumento dell’entropia del sistema da cui deriva una sua progressiva disorganizzazione fino alla sua disintegrazione.
In questa prospettiva, dunque, non potevamo non prendere in considerazione le interazioni del paziente con l’ambiente socioculturale nel quale egli ha vissuto e vive e nel quale, in caso di distacco a causa di una malattia (soprattutto psichica, ma non solo), dovrà tornare a vivere una volta superata la frattura esistenziale prodotta dalla malattia stessa. È solo ponendoli in correlazione tra loro che gli aspetti biologici, psicologici e sociali acquistano piena rilevanza in rapporto alla realtà esistenziale del soggetto e soprattutto del soggetto ammalato di una malattia mentale.
Nella psichiatria, soprattutto a partire dagli anni Ottanta, è andato sempre più affermandosi il concetto di multifattorialità della malattia mentale che ha aperto nuovi orizzonti all’indagine psicopatologica ed è in questo contesto che acquista sempre maggiore rilevanza lo studio delle influenze socioculturali sullo sviluppo psicologico del soggetto, delle interazioni tra il soggetto e l’ambiente sociale, del suo ruolo sociale nelle varie condizioni di interazione sociale (sociometria), ma anche l’individuazione degli "stressor" psicosociali, la valutazione dell’adattamento sociale e delle sue modificazioni in funzione della malattia e dei trattamenti.
L’indagine psicosociale, intesa come campo di ricerca, deve poter attingere a tutte le fonti di informazione disponibili ed utilizzare tecniche e metodiche differenti che vanno molto al di là delle competenze dello psichiatra essendo di più specifico interesse e competenza del sociologo o dell’epidemiologo o degli operatori sociali, eccetera. Molti di questi campi e di queste metodologie d’indagine, pur di notevole rilievo, sono però o di interesse euristico, o di carattere generale, o comunque difficilmente calabili nella realtà psichiatrica, nella quale è prevalente, invece, l’interesse per le dinamiche interindividuali poiché è nel gruppo ristretto che si verificano con maggiore facilità situazioni conflittuali potenzialmente responsabili di patologia psichiatrica e/o di ostacolo al completo recupero psicosociale.
Anche l’epidemiologia, in quanto scienza capace di fornirci non soltanto una stima della frequenza con cui una determinata malattia mentale si manifesta in uno specifico gruppo sociale, ambiente o popolazione, ma anche indici (incidenza, prevalenza, rischio di morbilità)
in grado di mettere in relazione determinate condizioni (sociali, lavorative, culturali) con la maggiore o minore tendenza a sviluppare una patologia psichiatrica, ci è solo parzialmente utile poiché questi rapporti e questi indici possono dar luogo ad interpretazioni contraddittorie riguardo ai rapporti di correlazione e di causalità, per cui la risposta (e di conseguenza l’intervento) finisce per essere soggettiva.
In definitiva, perciò, l’indagine psicosociale che interessa a noi è quella che ha più stretti rapporti con la medicina e, quindi, quella che ha un più diretto impatto con lo scatenamento, il decorso e l’esito della malattia, ed è di questa che ci occuperemo in questa sede.
Tre sono, in sostanza, gli aspetti psicosociali di maggiore interesse per lo psichiatra:
- la valutazione delle dinamiche che vengono a crearsi all’interno di un gruppo, che viene effettuata mediante i test sociometrici; il ruolo degli eventi di vita (o "life events") nel determinismo e nel mantenimento della patologia psichiatrica, che viene valutato mediante le liste standardizzate di life events; la valutazione dell’adattamento sociale raggiunto dal paziente, il disadattamento indotto dalla malattia mentale ed il grado di reinserimento sociale conseguente agli interventi terapeutico-riabilitativi, per la quale sono disponibili numerosi strumenti specificamente creati, appunto, per la valutazione standardizzata dell’adattamento sociale.
Di questi, è certamente la valutazione dell’adattamento sociale il settore di maggiore interesse; la sociometria ha un prevalente interesse euristico, anche per ragioni pratiche, poiché l’effettuazione di test psicometrici richiede il coinvolgimento di tutto il gruppo sociale di cui il soggetto fa parte (o, meglio, di tutti i gruppi sociali di cui il soggetto fa parte); l’interesse per i life events, invece, è limitato dalla difficoltà di stabilire quali eventi possono assumere il ruolo di "stressor" e quale significato specifico possono avere per ciascun soggetto.