di Ciro Basile Fasolo e Fabio Veglia

 

Il comportamento sessuale umano è regolato da una complessa attivazione psiconeuroendocrina che modula le risposte dell’organismo sia in sede centrale che periferica. Lo studio di tale attività è reso particolarmente difficile dalla necessità di analizzare un’unità somatopsichica che interagisce con l’ambiente e con se stessa secondo modalità fortemente integrate.

È molto difficile separare in una carezza le componenti neuromuscolari da quelle percettive, propriocettive, cognitive, affettive e relazionali o, per altro verso, dalle patologie articolari della mano. Ma ancor più difficile è ricostruire la carezza partendo dai dati ottenuti mediante questo tipo di analisi.

Le carezze, l’eccitazione, l’orgasmo sono certamente regolati da un programma biologico orientato a sostenere la riproduzione, la ricombinazione del patrimonio genetico e infine, ma non meno importante, quella specialissima forma di relazione e di conoscenza tra esseri umani che chiamiamo sessualità. Perché questo si verifichi è necessario che tutti gli aspetti organici interessati alla realizzazione di tali obiettivi siano integri, funzionanti e ben modulati nelle loro interazioni fisiologiche.

La sessualità umana, peraltro, partecipa in modo significativo anche alla costruzione dell’identità personale, all’organizzazione della personalità, alla definizione dei ruoli sociali, al riconoscimento ed all’integrazione delle esperienze affettive, alla modulazione del divenire storico ed evolutivo dell’esistenza. L’aspetto culturale della sessualità, che nella dimensione intrapsichica si esprime come bisogno irrinunciabile di attribuire significati all’esperienza, di costruire teorie su di sé e sulle proprie relazioni interpersonali e di prevedere con ragionevole precisione gli eventi futuri, è quindi, per noi, estremamente significativo ed importante.

La sessualità, dunque, per tutte queste valenze, può essere considerata l’espressione paradigmatica dell’interrelazione, spesso inestricabile, esistente tra i diversi piani, biologico, psicologico e socioculturale, interrelazione che non può non riproporsi (e probabilmente in misura amplificata) in caso di patologia: e questo significa che, nelle disfunzioni sessuali, dovremo attenderci più o meno marcate compromissioni in tutti i settori, indipendentemente da quello primariamente compromesso.

Né dobbiamo dimenticare, infine, che la sessualità è un comportamento generalmente di coppia; per tale motivo, nella genesi e nel mantenimento delle disfunzioni sessuali, i problemi di coppia sono spesso in primo piano e devono essere affrontati come tali (e non soltanto come problemi del singolo), se si vogliono ottenere risultati ottimali. Dobbiamo aggiungere anche che, non di rado, il problema di uno dei due finisce per coinvolgere il partner fino a determinare anche in lui disfunzioni sessuali attraverso una serie complessa di azioni e reazioni.

Tutto questo significa che la valutazione delle disfunzioni sessuali è, in genere, particolarmente complessa dovendo tener conto di numerose ed eterogenee variabili, alcune delle quali non riferibili direttamente al soggetto che per tali disfunzioni chiede il nostro aiuto. E significa anche dover prendere in considerazione dati provenienti da campi dell’esperienza o da distretti e funzioni dell’organismo tra loro molto diversi e, per di più, arbitrariamente separati gli uni dagli altri per soddisfare le esigenze delle nostre analisi, interpretandoli in una visione di insieme che spesso sfugge al singolo specialista.

Così, ad esempio, è ben diverso il significato (e le implicazioni) di un deficit dell’erezione lamentato da un adolescente timido ed insicuro alla sua prima esperienza, ma con erezione valida nell’attività masturbatoria, rispetto a quello lamentato un paziente depresso, o da un soggetto che vive una situazione conflittuale con il partner, o da un paziente con disturbi vascolari strumentalmente accertati, e così via. È indubitabile che il procedimento valutativo dovrà essere diverso in ognuno di questi casi e diversi, perciò, saranno anche gli strumenti standardizzati di valutazione.

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Parte speciale

CAPITOLO 29 - Gli effetti indesiderati dei trattamenti psicofarmacologici