Le scale di valutazione dell’ansia che abbiamo ora descritto coprono certamente gli aspetti più ampiamente diffusi e conosciuti della fenomenica ansiosa, ma lasciano scoperti settori di questa patologia più limitati, ma non meno importanti, che si caratterizzano per il prevalere di un nucleo sintomatologico sostanzialmente stabile e ben delimitato, spesso con modesta temporanea presenza di segni e sintomi propri dell’ansia generalizzata. È il caso, ad esempio, dei Disturbi Fobici, generalmente presenti soltanto quando il paziente si trova a doversi confrontare (o a pensare di doversi confrontare) con l'oggetto fobico, o del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) e del Disturbo da Panico (DP), nei confronti dei quali il paziente, non eccezionalmente, riesce a mettere in atto efficaci (anche se limitanti) meccanismi di evitamento dell’ansia. I nuovi criteri di classificazione diagnostica introdotti, a partire dal 1980, dalla nosografia ufficiale americana (DSM-III e seguenti), hanno certamente avuto un ruolo importante nella più precisa definizione e delimitazione dei disturbi d’ansia specifici, ma è pur vero che già prima di quella data non pochi Autori avevano messo a punto strumenti per la valutazione standardizzata di molti di quei disturbi: basti pensare che già nel 1932 era stata proposto la Willoughby Personality Schedule – WPS per la valutazione della fobia sociale. Oggi sono ormai numerose le RS che esplorano i diversi ambiti nosologici, dai Disturbi da Panico a quelli Fobici, dal DOC all’Agorafobia ed al Disturbo d’Ansia Generalizzata (GAD), e noi prenderemo qui in esame le più importanti o le più interessanti. È necessario ricordare che, in generale (ma soprattutto nel campo della ricerca terapeutica), è consigliabile che a questi strumenti, che esplorano settori sintomatologici limitati, vengano associate scale di valutazione dell’ansia in generale per non perdere di vista il più complesso ambito sintomatologico nel quale generalmente si collocano.

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Parte speciale

CAPITOLO 29 - Gli effetti indesiderati dei trattamenti psicofarmacologici