L'idea di raccogliere in un "corpus" unico le scale di valutazione psichiatrica – o almeno quelle più importanti – non è certamente nuova, anche se non ha avuto significative realizzazioni. A parte opere minori, per lo più settoriali, i due maggiori esempi sono, infatti, l'ECDEU Assessment Manual for Psychopharmacology del 1976 ed il volume Rating Scales for Psychiatry – European Edition del 1990.

L'ECDEU Assessment Manual (W. Guy, DHEW Publication No. (ADM) 76-338, 1976) è ancora oggi, nonostante i limiti storici, la rassegna più completa ed esauriente degli strumenti di valutazione in psichiatria. Come dice il titolo, si tratta del manuale dell'Early Clinical Drug Evaluation Unit (ECDEU), un programma dello Psychopharmacology Research Branch (PRB) del National Institute of Mental Health (NIMH) sviluppato in collaborazione con il Biometric Laboratory, che aveva portato alla creazione di un sistema standardizzato per la documentazione della ricerca psicofarmacologica clinica, il BLIPS (Biometric Laboratory Information Processing System).

La comunione di interessi ci portò in contatto, in quegli anni, con lo PRB e con Jerome Levine che ne era il direttore e con il quale stabilimmo un lungo e fruttuoso rapporto di collaborazione e che ci ha onorato di un'amicizia che dura tuttora.

Levine trascorse un anno, il 1977, a Pisa, presso il nostro Istituto stimolando il nostro impegno nel settore della metodologia della ricerca psicofarmacologica clinica ed arricchendolo con la sua esperienza, e dando l'avvio ad un progetto finalizzato all'integrazione del BLIPS, il sistema a quel momento più avanzato e completo nel campo della documentazione computerizzata della ricerca psicofarmacologica clinica, con il BDP (Banca Dati Psicofarmacologici), un sistema avanzato di archiviazione e "retrieval" dei dati psicofarmacologici che avevamo sviluppato autonomamente a Pisa. Questo progetto ottenne poi, dal 1978 al 1983, un Grant del NIMH (Grant UO1 MH33922-04) del quale io ero il "principal investigator", Luciano Conti il mio principale collaboratore e Jerome Levine l'autorevole guida. In relazione a questo Grant, fu elaborato il progetto di raccogliere vecchi e nuovi strumenti di valutazione in un volume, che avrebbe dovuto rappresentare la naturale evoluzione dell'ECDEU Assessment Manual, eventi imprevisti ne impediscono la realizzazione nonostante il notevole impegno nel lavoro preparatorio.

Adesso Luciano Conti, con questo Repertorio, ha ridato vita a quel progetto del quale, tutto sommato, mi sento, per le ragioni ora dette, un "progenitore" storico.

Il volume Rating Scales for Psychiatry, pubblicato a cura dell'AMDP (Association for Methodology and Documentation in Psychiatry) e del CIPS (Collegium Internationale Psychiatriae Scalarum) dalla Beltz Test GmbH di Weinheim, è invece la raccolta di 16 fra le più note scale di valutazione presentate in 5 lingue (tedesco, inglese, francese, italiano e spagnolo): assieme a Conti ho curato la versione italiana di molte delle scale presentate.

Il nostro interesse per gli strumenti standardizzati di valutazione della patologia psichiatrica risale alla seconda metà degli anni Sessanta quando, con lo sviluppo della psicofarmacologia clinica, ci trovammo ad affrontare il problema della oggettivazione della psicopatologia e dei suoi cambiamenti nel corso dei trattamenti. Data la mancanza di parametri oggettivi, biologici, certi, su cui basare il nostro giudizio, le Rating Scale (RS) ci apparvero come strumenti ragionevolmente capaci, se correttamente utilizzati, di fornire una rappresentazione quantitativa dei fenomeni psichici e del comportamento e di consentire la standardizzazione dei parametri e dei criteri di valutazione al fine di ridurre al massimo la soggettività dell'osservazione psichiatrica e di ottenere dati confrontabili, riproducibili ed analizzabili mediante le analisi statistiche.

È stato così che, allora, abbiamo tradotto in italiano le RS di più ampio uso a livello internazionale e che ne abbiamo anche proposta qualcuna da noi elaborata.

Con questo non ci siamo mai collocati tra coloro che salutarono l'avvento delle RS come la dimostrazione della "scientificità" della psichiatria, avendo la piena consapevolezza che questi strumenti non sono altro che degli schemi di riferimento che consentono la trasposizione numerica di elementi obiettivabili della sintomatologia clinica o, come scriveva Hamilton, "… un modo particolare di registrare un giudizio clinico … il suo giudizio [del clinico], che sia espresso con delle parole o con dei numeri, non cambia. Se è basato su informazioni inadeguate o se il clinico non ha una esperienza adeguata, il giudizio non avrà valore comunque sia espresso".

D'altra parte l'enorme numero di RS proposte negli anni dai vari Autori solo in minima parte testimonia dell'evoluzione delle nostre conoscenze psichiatriche ed è, invece, soprattutto espressione dell'aleatorietà delle nostre conoscenze e dell'eterogeneità dell'approccio alla patologia psichiatrica: nessuno strumento risulta, infatti, in grado di soddisfare le esigenze dei diversi utilizzatori (clinici e ricercatori) o di essere utilizzabile per tutti i fini. Le RS, quindi, non possono né debbono essere considerate niente di più che strumenti, imperfetti ed ampiamente perfettibili, ma comunque estremamente utili ed anzi, a tutt'oggi, insostituibili.

Ben venga, dunque, questo Repertorio di scale di valutazione che Conti ci propone: il titolo stesso ci dice che questa non vuole essere una sorta di enciclopedia delle RS, ma una selezione di strumenti di valutazione che, per quanto ampia, non può non essere soggetta all'arbitrio dell'Autore, la cui esperienza in questo settore, peraltro, è una garanzia di equilibrio nelle scelte.

Queste scelte sono il prodotto non solo dell'esperienza, ma anche di un lungo e faticoso lavoro di ricerca, di raccolta e di valutazione di materiale documentario, un lavoro indispensabile per selezionare gli strumenti più interessanti e per presentarli con un adeguato commento in modo da fornire all'utente le informazioni necessarie per orientarlo nella scelta degli strumenti potenzialmente più utili per le sue finalità.

Sono certo che questa fatica di Luciano Conti incontrerà fra gli psichiatri il successo che merita per la sua utilità pratica tanto nel campo della clinica che della ricerca.

Giovanni Battista Cassano

Università degli Studi di Pisa

Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia

Farmacologia e Biotecnologie

Clinica Psichiatrica

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Parte speciale

CAPITOLO 29 - Gli effetti indesiderati dei trattamenti psicofarmacologici