Si è parlato tanto di amministrazione di sostegno mi sento anche felice di questo. Certo se faccio il bilancio di come ci si sente considerati, questa legge è molto meglio di come immaginavo. È vero, ci sono state delusioni, imperfezioni c’è molto di male, ma in tre anni l’Italia ha visto un catalizzatore, una calamita, gli unici infelici catasti, ipoteche, scocciature, operatori, cancellieri una poltiglia di gente che era frustrata dall’eternità di un lavoro, e poi invece questa legge ha un senso esistenziale e professionale, questa legge andrà avanti, è una passione, è come se fosse una sintesi. Gli spunti sono talmente tanti che non so davvero da dove cominciare. L’operatore comincia ad avere un’ottica, portatore, custode di alcune scommesse che non sono mai morte ma semplicemente su di esse si è deposta della polvere. Non tanto la persona per la quale si fanno delle cose, la persona riconquistata al gusto dell’esercizio che formalizzi la propria persona che conta, cominciando a considerare alcuni percorsi apparentemente dimenticati. Anche rispetto al minore nei progetti che adesso si discuteranno, si è notata una certa fascia di sovranità. Noi diciamo: tu beneficiario, anche se in coma per quanto male tu stia, sempre senti una voce, sempre vedi bagliori, sempre ci sono risonanze; le cose sono utilizzate affinché ciò che si decide sottovoce tu le padroneggi. E così facendo incomincia l’odio, mi colpisce molto anche consenso-dignità, probabilmente c’è uno spazio un luogo difficile da inventare che mette insieme i due opposti: da un lato il consenso, io non tengo moltissimo al consenso. Il consenso ha la sua importanza, ma certo non quel consenso che chiude burocraticamente le relazioni della persona. La persona che viene accompagnata, istruita e coccolata, informata e rassicurata, costruire lo sforzo. Dall’Ottocento al Novecento noi credevamo in una scienza senza persone: nosologie, cristallizzazioni, categorie, poligoni, esagoni, la psichiatria era tutto. Per me non c’è psichiatria in questi termini. Oggi siamo in un momento a valle, il funzionalismo, i decessi e le conseguenze, l’esistenza concepita da quel soma, immersa in una trama sociale era quella la situazione: la famiglia, il lavoro, la storia, la formazione, i minori, l’ambiente, la persona vista così e questo era al centro delle perizie, che erano improntate in un canone molto territoriale, aristotelico, pragmatico e metropolitano. Così tutta la scienza, così il giudice, così lo psicologo, così lo psichiatra. Le questioni sono queste, c’è il rischio che molti psichiatri dicano: ma come, ci obbligate e stimolare il giudice, ci obbligate a segnalare chiaro che il governo esiste, ma d’altra parte l’obbligo di segnalare è inevitabile perché altrimenti i terzi se non hanno la possibilità di sapere con certezza quale siano stati le eventuali capacità della persona come fanno? Se noi non conosciamo bene la persona, tutto si ritorce contro la persona. Se tu costruisci con la persona uno statuto super-protetto, super-salvaguardato di responsabilità tua, ne fai un disgraziato che tutti scacceranno. Quindi noi dobbiamo costruire l’immagine delle amministrazioni di sostegno che formuli tutto in modo leggero sapendo che c’è una mole significativa di persone che stanno male. Salute mentale vuol dire sanità o socialità? Quando bussa alla porta il direttore come fanno gli psichiatri e vengono a lamentarsi di solito e dicono non c’è più un soldo perché la sanità si incrocia tutta; ma non c’è neanche il 5%?, il 500 per mille?, il 5 per diecimila? Non c’è neanche quello, la sanità si mangia tutto, questo è un problema forte. Credo che con un bilancio del genere sia difficilissimo fare le cose. Concludo con discorsi di battaglia. Non si è detto che una chiave importante fosse un po’ Robin Hood, perché bisogna lavorare contro le prevaricazioni e ci metto sia le prevaricazioni cattive, sia le crudeltà sia, come si chiama quello psichiatra di Napoli che ha dei bambini e si è ucciso? Quello che si è impiccato? Ci metto non solo quelli cattivi o i distratti, ci metto anche quelli della pubblica amministrazione. Noi dobbiamo batterci, i nostri diritti sono calpestati perché questo tipo di battaglie fa non soltanto vincere il concetto di un obiettivo specifico, che è lo stesso di quello della vittima, ma fatti in generale che fanno parte del nostro ordinamento giuridico. Io suggerisco questa come leit motiv, come risorsa da mettere in una relazione, una battaglia di base che può voler dire tante cose. Il risultato è quello del giudice ordinario che dice alla pubblica amministrazione: tu non stai facendo bene il tuo lavoro allora ti ordino di farlo, questo è un po’ amatoriale, ma è successo. Proprio a Roma c’era un soggetto ritardato che voleva andare a scuola, quindi era necessario l’insegnante di sostegno ma non c’era l’insegnante di sostegno in quella scuola. Allora i genitori si chiedono: come facciamo? Allora hanno cercato un avvocato ed è stata fatta una causa e il giudice ha fatto una sentenza sulle regole: manderemo lo scolaretto alla scuola privata che costa e tu Walter Veltroni pagherai la retta così impari a non mettere insegnanti di sostegno. In un altro caso durante la costruzione avevano dimenticato di fare la rampa per gli handicappati, allora il giudice, anche in quel caso ha ordinato al gestore della metropolitana di fare la rampa per gli handicappati. Allora io dico che questa è la possibilità: dovunque ci siano blocchi, mancamenti, inerzie, scollature evidenti di un certo modello io mi appello al regolamento ma qualche volta è impossibile farlo. Per modelli di servizi, di intervento ciò che conta è che lo Stato elargisca un giudizio a beneficio degli utenti contro le sopraffazioni. I responsabili dei servizi socio-sanitari deputati alla cura della persona, laddove a conoscenza di un fatto tale da rendere opportuna l’attivazione, devono segnalare, ecco il dovere comporta una responsabilità. Sfruttando anche le associazioni dei familiari, le associazioni di psichiatri, le associazioni di genitori è possibile usufruire di maggiori servizi, certo va costruito un po’ meglio, anche in Parlamento c’è rappresentato un gruppo di persone che tengono ad affermare questo diritto. Anche questo è uno strumento che non trascurerei.