Il gruppo condotto dal dottor Marco D’Alema era composto da 19 partecipanti.
Non sarà semplice raccontarvi e operare una sintesi di quello che è emerso proprio per la ricchezza dei temi e dei contenuti trattati.
Si è registrato un clima costruttivo, partecipato, di confronto e di scambio delle diverse esperienze e una certa continuità rispetto alle relazioni della mattinata ed ai temi affrontati.
Primo fra tutti è stato il diritto alla cura in relazione alla presa in carico che dovrebbe basarsi sempre sul diritto e sulle esigenze della persona. Sembra importante, inoltre, che il diritto alla cura venga garantito e attenzionato a partire dai primi anni di vita di un bambino proprio perché la malattia spesso origina in quelle prime fasi dello sviluppo.
La presa in carico apre molte con testualità ed uno di questi, che sembra emergere in maniera significativa nel gruppo, riguarda il fatto che bisognerebbe garantire alle persone delle cure specifiche ed individuali anche in relazione agli specifici contesti territoriali di appartenenza.
Di pari passo ci si chiede qual è la condizione, oggi in Italia, dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza e si rileva, dalle esperienze portate dai partecipanti, una notevole disomogeneità tra le regioni. Infatti, lungo un continuum si trovano, da un lato delle buone pratiche di cura come quella di Catania (Sicilia) dove vi è la presenza di un Dipartimento Funzionale costituito da 11 Unità Operative, 2 Centri Diurni e 1 Reparto Ospedaliero; oppure quella dell’Umbria dove vi è un gruppo di lavoro specifico che attenziona la fascia d’età 14-20 anni e che monitorizza i nuovi ingressi e segue chiaramente quelli in corso; da un altro lato viene presentata, invece, l’esperienza più difficile di Lamezia (Calabria) dove il primo concorso per Neuropsichiatra Infantile è stato fatto solo due anni fa e questo sembra determinare il fenomeno della migrazione sanitaria e quindi il problema dei finanziamenti e dell’accreditamento dei privati.
Nel gruppo vi è una forte presenza del privato come rappresentante del territorio nazionale, soprattutto nel campo della riabilitazione, che fa palesare la necessità di attivare alcune linee guida che attenzionino un controllo maggiore e più qualitativo dell’accreditamento. Si discute, quindi, del tema della riabilitazione intesa non solo esclusivamente come guarigione, ma come esperienza che permetta alle persone di sviluppare al meglio le proprie competenze; in continuità a questo tema si discute dell’importanza di rivedere i budget di salute personalizzati e i Livelli Essenziali di Assistenza (L.E.A.) che sembrerebbero invece rendere più omogenee le regioni.
Altro tema che viene affrontato è quello dell’importanza non tanto della quantità dei servizi, ma della qualità degli stessi, dove per qualità non si intende la certificazione ISO, ma la reale qualità delle prestazioni erogate. Il tema dell’integrazione sembra essere il modello più difficile da mettere in pratica e non solo tra i servizi, ma anche tra il socio e il sanitario data troppo spesso per scontata.
E’ con grande partecipazione che il gruppo discute dell’identità professionale e del bisogno di formazione specifica proprio perché quello che emerge è uno scollamento tra la formazione universitaria e il reale intervento che oggi è richiesto alle diverse professionalità.
In conclusione sembra che nel campo dei servizi di salute mentale e nello specifico per l’infanzia e l’adolescenza bisognerebbe avere la consapevolezza che il mandato deve essere quello della prevenzione, della diagnosi e della cura; l’intervento deve riguardare la presa in carico globale e la formazione e le competenze specifiche devono essere alla base di tutto.