Il gruppo, condotto dal dottor Marco D’Alema, era costituito da 16 partecipanti; sin da subito nel gruppo si è registrato un clima partecipativo, di confronto, di scambio.
Nel gruppo sono state riportate molte esperienze personali e professionali riconducibili ai temi della giornata. Il gruppo ha cominciato il suo lavoro parlando di ricerca, si è chiesto di quale campo di ricerca ci occupiamo: farmacoterapia? Ricerca clinica?
Ha continuato ad interrogarsi sui metodi e sugli strumenti mettendo l’accento sul fatto che la standardizzazione delle procedure, gli indicatori di qualità fanno emergere sempre di più l’esigenza di comprensione e di un linguaggio comune. Questo discorso sulla ricerca ha portato al tema che anche i colleghi prima di me hanno affrontato in merito alla lontananza e allo scollamento tra formazione e ricerca. A tal proposito è stata riportata un’esperienza interessante da un sociologo di Padova che coordina un dottorato sui "processi comunicativi e inter-culturali nella sfera pubblica", il quale diceva che forse bisognerebbe partire da lì nel senso che si parla di formazione universitaria, di scuole di specializzazione ma è nel dottorato dove formazione e ricerca sembrano incontrarsi poichè è quello il contesto in cui si formano i futuri formatori, dove si apprende a fare ricerca e a fare formazione.
Abbiamo continuato parlando di formazione, ci si è chiesti di quale formazione stiamo parlando, a che livello, come farla. A proposito della formazione nei servizi di salute mentale è stata portata l’esperienza molto significativa di Trento e nello specifico del servizio di formazione aziendale che si occupa di fare formazione sia a livello residenziale, accreditata, sia di formazione sul campo, anche questa accreditata. Allo stesso tempo si stanno muovendo anche verso l’accreditamento della supervisione e dello stage dei nuovi inseriti.
Un’altra esperienza che mi sembra rilevante è quella portata da un partecipante del Friuli che parlava di formazione e ci raccontava che dovendo ristrutturare un servizio da ambulatoriale ad un servizio a 24 ore si è progettato insieme agli operatori secondo il principio dell’integrare per formare, ci si è messi insieme e ci si è confrontati sulle diverse esperienze e le diverse culture.
Il tema dell’integrazione, da questo momento in poi, è stato molto rilevante nel gruppo e infatti si è detto che vi è integrazione partendo dai diversi saperi perché i livelli culturali e organizzativi differenti ti mettono nelle condizioni di dover pensare che bisogna costruire progetti di integrazione facendo un salto verso l’interculturalità.
Un altro tema affrontato è stato quello del rapporto tra Università e Territorio che dalle diverse esperienze riportate sembra essere debole e scarso ed è stata utilizzata un’espressione alquanto significativa e cioè che l’Università forma gli operatori dentro i laboratori ma scollati dal territorio, immagine che sembra rimandare alla situazione attuale. A tal proposito solo un’esperienza, quella della Lombardia, sembrava essere dissonante rispetto alle altre in quanto lì vi è una forte connessione tra Università e Servizi di Salute Mentale.
In conclusione per rispondere, sorridendo, agli stimoli del Prof. Galli e del Prof. Lo Verso, il gruppo si è interrogato sui benefici deipolli ruspanti e dei polli di allevamento e ci si è chiesti ma è solo una questione di gusti?
Una delle possibili risposte è che forse è anche una questione di educazione al gusto. Rispetto alla questione del limoncello della cognata del Prof. Lo Verso il gruppo ha chiuso il proprio lavoro dicendosi che forse può cominciare a chiedere alla cognata com’è fatto il limoncello, qual è la ricetta, il metodo e da qui cominciare a scambiarsi saperi e competenze.