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LA MEDICINA QUANTISTICA E ALTRE MAGIE

23 Giu 19

A cura di bottac.fra

Questo articolo si basa su una parte del Capitolo La Pnei come modello di integrazione della cura, scritto dall’Autore, contenuto nel volume Barsotti N, Lanaro D., Chiera M, Bottaccioli F (2018) La PNEI e le discipline corporee, Edra: Milano

Negli ultimi due decenni, dopo la fiammata della medicina new age, imbarazzante sotto il profilo scientifico, sono emerse proposte che si presentano come scientifiche, anzi come un avanzamento epocale della scienza e della medicina. La più nota è la cosiddetta medicina quantica o quantistica.

Il punto di partenza è a prima vista intuitivo: come la biomedicina riduzionista si basa sulla vecchia fisica newtoniana, così la nuova biomedicina deve basarsi sulla nuova fisica quantistica.

È un’intuizione corretta? Una risposta a questa domanda la riceviamo da Werner Heisenberg, in una delle sue Gifford Lectures tenute all’Università di St. Andrew nell’inverno 1955-56. Secondo il co-fondatore (assieme a Niels Bohr) della teoria quantistica, mentre “l’unificazione tra fisica e chimica è divenuta completa con la quantistica” [1], essa non è possibile con la biologia, perché in quest’ultima disciplina vengono messi in campo concetti non compresi nella fisica. Non perché il mondo fisico e quello biologico siano composti da elementi diversi, ma a causa delle diverse connessioni che si realizzano tra di loro nei due mondi.

In un periodo più antico della scienza – scrive Heisenberg – si distinguevano come gruppi diversi, minerali, piante, animali., uomini. […] Noi sappiamo ora che si tratta sempre della stessa materia, degli stessi componenti chimici, che possono appartenere a qualsiasi oggetto, a minerali, come ad animali o a piante. […] Ciò che può essere distinto è il tipo di connessione in un certo fenomeno […] Il mondo appare così come un complicato tessuto di eventi, in cui rapporti di diverso tipo si alternano, si sovrappongono e si combinano determinando la struttura del tutto [corsivo mio].

Quindi, secondo Heisenberg, la vita non è spiegabile in termini fisico-chimici, nemmeno con la fisica quantistica, la quale, se si volesse comprendere la vita, “andrebbe superata a favore di una nuova serie di concetti, cui la fisica e la chimica possono appartenere come ‘casi limite’” [idem].

La diversità delle relazioni tra i componenti fondamentali della materia, nel caso della natura animata e di quella inanimata, è posta in modo netto da Niels Bohr, dove in un testo del 1937 dedicato a “Biologia e fisica atomica” [2], chiarisce che “è impossibile guardare un organismo come un ben definito sistema di particelle materiali, alla stregua di quelli considerati nello studio delle ordinarie proprietà fisiche e chimiche della materia”. "Se facessimo questo", scrive Bohr, ci “meriteremmo il soprannome di iatroquantisti”.

Passaggio davvero interessante perché qui il grande fisico quantistico si riferisce a quella fase della storia della medicina in cui i medici fisiologi del XVII secolo, Francesco Borelli in primis, pensavano si potesse interpretare il funzionamento dell’organismo umano secondo le leggi della fisica meccanica, da qui l’appellativo “iatrofisici” (medici fisici). Bohr avverte: attenzione, si può essere meccanicisti anche essendo quantistici. Che significa essere meccanicisti? Significa immaginare che l’insieme della realtà soggiaccia agli stessi meccanismi, che sarebbero quindi universali e pervasivi, dai sassi alle piante agli animali agli umani fino all’universo.

Questa visione è invece alla base delle teorizzazioni di David Bohm, fisico teorico, a cui si richiamano tutti gli iatroquantisti contemporanei perché dai suoi scritti possono trarre le giustificazioni alle loro teorizzazioni e pratiche.

La teoria di Bohm, espressa in modo organico in un testo del 1980 [3], si pone l’obiettivo di andare ben oltre la relatività di Einstein e la quantistica di Bohr e Heisenberg, fornendo un’altra interpretazione agli stessi fenomeni quantistici, come l’entanglement e le relazioni acausali e non locali tra particelle. Bohm spiega questi fenomeni come “la proiezione di una realtà di dimensione più alta non riducibile alla presenza di una forza di interazione tra le particelle” [3]. Il mondo, secondo Bohm, è assolutamente unitario e nel piccolo è possibile ritrovare il tutto (ologramma). È questa unità fondamentale che consente la spiegazione dei fenomeni quantistici. L’unità è data da un ordine non visibile, ripiegato alla vista, che chiama “implicato” che sarebbe la vera realtà, che dà origine alle manifestazioni visibili dell’ordine “esplicato” con le sue apparenti divisioni e rotture. L’ordine esplicato (la vita che viviamo e la realtà che osserviamo) è quindi, secondo Bohm, la proiezione dell’ordine implicato, le cui leggi, ammette lo stesso Bohm, non sono conosciute e forse nemmeno conoscibili. Qui sta l’unificazione del tutto: cosmo, materia, vita e coscienza [3].

Anche la mente e il corpo sono “due subunità fondate su una realtà più alta, che non è né mente né corpo e che le trascende entrambe”[3].

Come si vede quella che è proposta non ha niente a che vedere con una nuova teoria fisica, che dovrebbe superare sia la relatività che la quantistica, né ha a che fare con la fondazione di una nuova biologia, bensì è una metafisica, anche alquanto primitiva, avendo assonanze nelle teorizzazioni della prima fase della filosofia greca (VI sec. a.C.) in quella “sostanza fondamentale” dell’Universo teorizzata da Anassimandro.

L’approccio di Bohm, che a rigore non dovrebbe essere definito quantistico, ma metafisico, orienta i vari filoni degli iatroquantisti contemporanei: quelli che curano a distanza, con le preghiere, la meditazione[4] o le fotografie; quelli che rintracciano i disordini nella rete fotonica umana e li correggono con fasci di energia o anche cibi quantistici (sic!)[5], fino a quelli che vogliono dimostrare l’esistenza di Dio [6] e magari spiegano gli effetti “miracolosi” dell’acqua di Lourdes con l’essere quest’acqua “ipercoerente” [7].

Forse è utile al riguardo prendere in esame quel po’ di documentazione sulla “guarigione a distanza”, che, a rigore, dovrebbe confermare le teorie dell’entanglement e dell’azione non locale. Infatti, se l’entanglement (connessione a distanza senza una causa locale) riguarda non solo i fotoni ma anche fenomeni ben più macroscopici come gli esseri umani, dovrebbe essere possibile influenzare positivamente a distanza la salute di un individuo e, in teoria, anche la malattia, portando agli onori della ricerca scientifica lo studio del malocchio! Ma non ci risultano per ora studi al riguardo. Ci sono invece studi sulla guarigione a distanza.

Recentemente è stato realizzato uno studio randomizzato controllato in area ospedaliera a Bologna: 102 persone con cancro sono state divise in due gruppi equivalenti, uno dei quali è stato affidato alla cura meditativa a distanza di 12 meditatori esperti nella pratica del TongLen [4]. In sostanza, i meditatori, ogni giorno per un certo numero di giorni e per un tempo definito, inviavano “energia di guarigione” alle persone affidate alla loro cura con le quali non avevamo alcun contatto diretto.

Lo studio voleva verificare se il gruppo sottoposto a meditazione a distanza avesse dei benefici in termini di qualità della vita. I risultati sono stati inequivocabilmente negativi. Non solo non si sono registrate differenze tra lo stato di benessere del gruppo in trattamento e il gruppo di controllo, ma, su indicatori importanti come la qualità della vita, il gruppo di controllo è addirittura andato meglio del gruppo in trattamento. Un fiasco totale che è in linea con l’inconsistenza delle evidenze anche sulla più studiata e antica forma di aiuto a distanza, la cosiddetta preghiera intercessoria [8].

Ovviamente, criticare l’approccio metafisico e miracolistico allo studio della dimensione fisica dei fenomeni biologici non significa sottovalutare l’importanza di questa dimensione. Nella cellula e nei tessuti agiscono forze fisiche, di tipo elettrico ed elettromagnetico. Basti solo pensare al ruolo centrale che svolgono le correnti elettriche e i campi magnetici che si creano a livello cerebrale, verosimilmente legati alla organizzazione e alla stabilizzazione dei circuiti nervosi nel corso delle attività mentali e cerebrali in genere. Più in generale, l’oscillare ritmico della vita fin nella sua dimensione cellulare [9] comporta un intreccio tra dimensione elettromagnetica e dimensione chimica. Riuscire a decifrare il linguaggio elettromagnetico della cellula può portare ad avanzamenti di rilievo nei tentativi di influenzare, nel modo più fisiologico possibile, tramite l’applicazione di forze fisiche (onde radio, luminose, sonore), l’attività cellulare fino a cercare di riprogrammarne le funzioni alterate dalla patologia o dall’invecchiamento [10]. Non è questo in discussione. Ben vengano queste ricerche, sono il sale della scienza! Ciò che critichiamo è l’idea (metafisica) di aver trovato nella dimensione fisica la dimensione ultima e quindi vera della vita, la quale obbedirebbe a leggi universali che riguardano i sassi, le piante, gli animali, gli esseri umani, i pianeti, le stelle e i buchi neri.

La caratteristica di fondo di questi e altri approcci miracolistici, come le baggianate contenute nei libri di Bruce Lipton sull’epigenetica [11], si può riassumere in una parola: affabulazione. Si tratta infatti dell’unione di cose vere, scontate, sensate e cose improbabili, con scarse evidenze e anche assolutamente inventate. Il mix è un prodotto apparentemente scientifico, ma in realtà vìola le regole elementari della scienza mescolando dati veri, improbabili e falsi, quindi risulta sprovvisto di qualsiasi verifica empirica controllata, dimostrata dall’assenza di pubblicazioni nel circuito scientifico internazionale.
 

Riferimenti bibliografici

[1] Heisenberg W. Fisica e filosofia. Milano: Il Saggiatore; 2003.

[2] Bohr N. I quanti e la vita. Torino: Bollati Boringhieri; 1999.

[3] Bohm D. Universo, mente e materia. Como: RED; 1996.

[4] Pagliaro G, Pandolfi P, Collina N et al. A randomized controlled trial of Tong Len meditation practice in cancer patients: evaluation of a distant psychological healing effect. Explore (NY). 2016;12(1):42-9.

[5] Yanic P. Medicina quantica. Milano: RED; 2009.

[6] Goswami A. God is not dead: what quantum physics tells us about our origins and how we should live. Newburyport: Hampton Roads; 2012.

[7] Youtube. Giuseppe Genovesi. www.youtube.com/watch?v=GhOWgvu15W4; 2015.

[8] Roberts L, Ahmed I, Hall S et al. Intercessory prayer for the alleviation of ill health. Cochrane Database Syst Rev. 2009;(2):CD000368.

[9] Bottaccioli F, Bottaccioli AG. I ritmi biologici. In: Bottaccioli F, Bottaccioli AG. Psiconeuroendocrinoimmunologia e scienza della cura integrata. Il Manuale. Milano: Edra; 2017:271-82.

[10] Ventura C, Tavazzi L. Biophysical signalling from and to the (stem) cells: a novel path to regenerative medicine. Eur J Heart Fail. 2016;18(12):1405-7.

[11] Lipton B. Biologia delle credenze. Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula. Cesena: Macro Edizioni; 1998.

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1 commento

  1. admin

    Contribuire ai beni che si
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