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PRESENTAZIONE: “Genova, venti anni dopo. Il G8 del 2001, storia di un fallimento”

26 Apr 21

Di admin
A distanza di 20 anni il G8 di Genova si può storicizzare, su quanto accadde in quel luglio 2001 si può dare un giudizio. È quanto sostiene il giornalista e scrittore genovese Giovanni Mari (Il Secolo XIX). In quei giorni era in piazza per raccontare, oggi ha voluto emettere una sentenza sull'operato delle autorità, dei manifestanti, dei media. Sentenza che è indicata già nel titolo del libro: "Fallirono tutti – spiega Mari all'Ansa -, tutti quelli che toccarono palla. Anche noi giornalisti". "Cosa è accaduto si sa – spiega l'autore -, a me interessava giudicare. Alla fine, ho raccontato otto fallimenti". Fallirono i capi di stato e i manifestanti, i governi, la politica, l'intelligence, le forze dell'ordine, la magistratura, i media.

Per ciascuno di loro Mari ha emesso la sentenza, dopo avere ricordato la morte di Giuliani, i disordini, le cariche della polizia, la 'macelleria messicana' alla Diaz e a Bolzaneto.

Bush, Prodi e gli altri capi di stato, "passarono come fantasmi a Genova senza toccare temi fondamentali dell'agenda come aids, acqua e ambiente", fallirono D'Alema e Berlusconi, l'uno perché scelse la delicata Genova dopo i disordini di Seattle, l’altro perché si preoccupava più delle mutande stese e delle grate di ferro che imprigionarono la città". "Fallì l'intelligence – dice ancora Mari – che non si accorse dei segnali o non fu in grado di farsi ascoltare", fallirono le forze dell'ordine "sbagliando strategie e tattiche".

 



 

 

Fallì la politica, con il centrodestra che dava la caccia "alle zecche comuniste", e il centrosinistra incerto, con "Fassino capace solo di togliere dal corteo del sabato il simbolo Ds". Fallì la magistratura "che alzò un polverone sulle forze dell'ordine e poi lasciò correre le prescrizioni, incriminò i singoli ma non la catena di comando, i poveri pestati della Diaz e nessun Black Block. E si fece scavalcare dalla Corte Europea sulle torture di Bolzaneto".

"Fallimmo noi giornalisti – dice ancora Mari -, troppo prudenti nel dire che ci fu solo sospensione della democrazia, pronti ad ascoltare ministri che mettevano sullo stesso piano le violenze dei manifestanti e delle forze dell'ordine". Fallì il movimento. "Oggi sappiamo che aveva ragione e che le istanze sono attuali. Ma ha regalato la lotta per i beni comuni a Beppe Grillo e la lotta alla globalizzazione basata su istanze progressiste al sovranismo incattivito, alla mondializzazione cresciuta su radici xenofobe".

Il libro spiega chi sbagliò strategie in via Tolemaide, guidò i reparti della Diaz, raccontò bugie. "E' una analisi amara, dolorosa – dice Giovanni Mari -. Le forze dell'ordine fallirono in modo eclatante, non per colpa dei singoli, ma della catena di comando. Dispiace per la gente per bene che voleva manifestare in modo pacifico e per gli agenti per bene che fecero il loro dovere e furono infangati per colpe non loro".

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