Digital Psychiatry

Share

La settimana scorsa ho partecipato a  Milano al workshop "Digital Pharmacology 2019", organizzato dalla Scuola di farmacologia della Università di Milano.
Molto, molto interessante. Relatori di IBM, di startup milanesi, dell'università hanno presentato le applicazioni dell'intelligenza artificiale alla scoperta ed allo sviluppo dei farmaci, la realtà virtuale e aumentata usatab per valutare la loro azione, la terapia digitale come nuova modalità di cura di alcune malattie.

Sono stati fatti numerosi riferimenti alle applicazioni di queste tecnologie in ambito pishciatrico, soprattutto la terapia digitale per il trattamento della depresione, della schizofrenia e delle dipendenze, la realtà aumentata per il trattamento delle fobie e del panico.

Mi chiedo  e vi chiedo : quale è la situazione per quanto riguarda l'utilizzo di queste nuove modalità terapeitiche in psichiatria? quale è lo stato della Digital Psychiatry in Italia? chi sta sperimentando la terapia digitale e la realtà virtuale nei propri pazienti?

Ho visto che Luca pani terrà una lettura a MilanoPsichiatria proprio su Digital Psychiatry, ma si tratta di una voce unica oppure diffusa? Zanalda di Torino ha pubblicato un articolo "Telepsychiatry in Italy, from premises to experiences" che un pò richiama queste modalità, anche se forse in modo improprio.
C'è qualcuno interessato a sviluppare queste tematiche?

Pina Turolla
AIDISF

DIGITAL PSYCHIATRY, IL NUOVO GIORNALE

Anche se la discussione su POL (e su tutti gli altri siti italiani di psichiatria) sembra spegnersi quando si arriva alla parola "digital", nel resto del mondo per fortuna c'è molto interesse sull'evoluzione digitale della psichiatria e della psicologia.
Testimonianza di questo interesse è la nuova rivista "Digital Psychiatry" peer-reviewed, open access, nella quale il collega Jim Van Os di Utrecht, è entrato a far parte dell'Editorial Board.
Vi invito a leggere l'editoriale di jonas eberhard con il quale si inaugura la rivista https://tandfonline.com/doi/full/10.1080/2575517X.2018.1459274

Pina Turolla
AIDISF

NON HO RICEVUTA NESSUNA RISPOSTA DELLA PROFESSORESSA GALDERISI, NONSTANTE ALCUNI SOLLECITI.
QUALCUNO HA DELLE RISPOSTE A QUESTE DOMANDE
GRAZIE A TUTTI
PINA

Egregia professoressa Galdersi,

ho letto la sua intervista su "Boom per lo psichiatra 'virtuale', oltre 3mila app per la salute mentale" che ho trovato di grande interesse, seppur di un anno fa.

In merito alla sua affermazione secondo cui "Mancano invece - conclude - dati validi sull’utilizzo di altre tecniche psicoterapiche; tuttavia, la notevole diffusione dei dispositivi mobili e le promettenti applicazioni della 'mobile health' nel campo della salute mentale, spingono la discussione scientifica nella direzione di ulteriori approfondimenti per la messa a punto di strumenti validi che possano permettere di superare alcuni limiti della psichiatria tradizionale ed, al tempo stesso, garantire la migliore assistenza sanitaria ed un accesso alle cure sempre più ampio a tutti i pazienti" desideravo chiederle

se nel frattempo sono stati fatti progressi su questi aspetti, 
chi in Italia è impegnato nello sviluppo di queste nuove applicazioni per la psichiatria digitale
se nelle associazioni di psichiatria vi sono gruppi di lavoro od altro come riferimento per approfondire questi punti
La saluto con grande stima

Pina Turolla

Ho trovato un post interessantissimo sul Blog del dottor Valerio Rosso, che merita di essere condiviso con tutta POL

Psichiatria Digitale e Salute Mentale Digitale: il futuro delle Neuroscienze

Negli ultimi anni l’espressione Digital Mental Health (“Salute Mentale Digitale“) viene utilizzata per riferirsi ad una tematica emergente delle Neuroscienze, ovvero l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali in psichiatria e salute mentale.

Ma in cosa consiste, in concreto, questo nuovo approccio alla psichiatria?

Negli ultimi anni sui vari App Store c’è stata una vera e propria invasione di App che si pongono l’ambizioso obiettivo di favorire il benessere mentale dei loro utilizzatori proponendo programmi di terapia cognitivo-comportamentale, mindfulness e mental coaching di varia natura.

L’utente di questi software può sperimentare un nuovo approccio, basato sempre più spesso su algoritmi di intelligenza artificiale, alla soluzione di varie problematiche di salute mentale come ansia, insonnia, stress e eventi esistenziali sfavorevoli.

Ma c’è di più…. Infatti nel caso che queste App vengano validate mediante trial clinici, al pari di quelli che si utilizzano per dimostrare l’efficacia di una terapia psicofarmacologica, si potrà parlare di una nuova forma di intervento clinico digitale basato sull’evidenza scientifica che prende il nome di Terapie Digitali (spesso abbreviate come DTx).

A questo punto risulta evidente che è necessario fare un distinguo importante tra “App per la salute mentale” e vere e proprie “Terapie Digitali“, infatti le seconde potranno vantare una sperimentazione clinica, articolata in varie fasi, che ne dimostra l’efficacia sia in associazione ai tradizionali trattamenti farmacologici, sia da sole.

CONTINUA SU https://www.valeriorosso.com/2019/05/15/psichiatria-digitale-e-salute-me...

"Una degli scenari più affascinanti della medicina di inizio millennio è di sicuro quello definito dal concetto di terapie digitali, ovvero dalla possibilità di creare del software (app, web app o altro) che abbia una valenza curativa al pari di un farmaco o di un trattamento.

Ma com’è possibile che un software possa curare una patologia? In generale possiamo dire che il trattamento “digitale” si basa su cambiamenti comportamentali e di stile di vita solitamente stimolati da una serie di stimoli digitali provenienti da app che monitorano le abitudini di vita del paziente e suggeriscono, tramite algoritmi di intelligenza artificiale, nuovi pattern di comportamento.

È importante sottolineare che le attuali terapie digitali che sono in fase di sperimentazione o, addirittura, già approvate, tendono a prendersi cura delle condizioni di salute che sono mal gestite dal sistema sanitario di oggi, come malattie croniche o disordini neurologici. Inoltre, possono fornire un trattamento più economico della terapia tradizionale riducendo le richieste al tempo di utilizzo dei medici.."

Inizia cosi un post dello psichiatra Valerio Rosso, pubblicato sul suo blog https://www.valeriorosso.com/2019/02/12/terapie-digitali/

Avete esperienze su queste tecnologie? non mi riferisco alle tecnologie un pò datate e relativamente primitive di telepsichiatria, ma di quelle nel quale il paziente usa gli strumenti che tutti i giorni porta in tasca o in borsa per ricevere stimoli ed informazioni di valore terapeutico.

Saluti
Pina Turolla
AIDISF

personalmente non credo che un software o una app possano mai sostituire un rapporto terapeutico serio tra umani.
Detto questo la tecnologia può NON SOLO IN PSICHIATRIA essere di grande aiuto nel decision making per fare un esempio banale la disponibilità in tempo reale delle evidenze specie nel campo della psicofarmacologia e dell'interazione tra farmaci saranno per me sempre più importanti all'interno di buone pratiche.
Ciò che andrebbe semmai esplorato vista la diffusione dell'uso degli strumenti specie mobile è la possibilità (fatta salvo la necessità di trovarte un giusto equilibrio etico) di utlizzare i BIG DATA per costruire delle tipizzazioni utili in termini di diagnosi precoce o di prevenzione per esempio di tendenze suicidarie.. per me questo è il campo dove ci potrebbero essere davvero interessanti sviluppi futuri

PEAR 04 PER IL TRATTAMENTO DIGITALE DELLA SCHIZOFRENIA

Porto alla attenzione di POL la seguente sperimentazione clinica registrata su Clinicaltrial.gov "Study of Efficacy of PEAR-004 in Schizophrenia", https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT03751280?term=pear&cond=Schizophr... nella quale l'intervento sperimentale PEAR-004 è rappresentato da una terapia digitale sviluppata da https://peartherapeutics.com in collaborazione con Novartis.

Una volta ottenuta la autorizzazione regolatoria, pensate che in Italia possa essere utilizzato dallo psichiatra nells au normale pratica professionale? quali barriere ritenete che debbano essere superate per un uso diffuso di questa nuova terapia?

Giuseppina Turolla
AIDISF

Sono 1054 le mApp per la drepressione che il paziente può scaricare dagli store Android, iPhone, BlackBerry, Nokia, Windows inizialmente identificate dagli autori dello studio "Finding a Depression App : A Review and Content Analysis of the Depression App Marketplace" pubblicato alcuni mesi fa su JMIR mHealth uHealth 2015;3(1):e16.

Vi chiedo:

I medici italiani sono in grado di prescrivere - o almeno, raccomandare - una mApp per favorire il trattamento della depressione per un paziente che potrebbe trarre giovamento dal loro uso?

Le Società scientifiche della Psichiatria italiana stanno realizzando la libreria delle mApp per orientare ed aiutare i medici italiani nella scelta delle app migliori, con maggior documentazione di prove di efficacia?

Ha senso prescrivere o raccomandare una mApp in linguia inglese ad un paziente italiano con depressione?
Ma almeno, esistono mApp in lingua italiana?

Spero di essere nel posto giusto per avere le risposte a queste domande...
grazie
Giuseppina Turolla
AIDISF

io credo che il discorso vada allargato.
Sono personalmente convinto che l'uso dei BIG DATA (un ambito su tutti i comportamenti sui social) potrebbe consentire la creazione di modelli di prevenzione di grande interesse ovviamente trovando una via di soluzione etica sul tema della privacy.

Qualche giorno fa è stato pubblicato online questo articolo "The Best Depression Apps of 2018" https://www.healthline.com/health/depression/top-iphone-android-apps
che inizia con queste affermazioni:

"If you’re living with depression, there are a variety of treatment options available to improve your mood and quality of life, from psychotherapy to prescription medications.

But in today’s high-tech world, many people are turning to mobile health apps as an additional source of support. While apps may not replace professional care, they can provide additional tools that can help you manage your depression."

In sintesi, segnala come molti pazienti gestiscano in totale autonomia la loro depressione ricorrendo a soluzioni digitali per smartphone o tablet (non per PC!).

Quanto è consapevole e informato il medico italiano di questo fenomeno? Quanto è noto il fenomeno? Ci sono studi o sondaggi sull'uso delle Apps per la gestione della depressione in Italia?
Quanto conoscono i medici psichiatri delle app che i loro pazienti usano? quali e quante sono le app di questo tipo usabili in Italia? Chi raccomanda al paziente la giusta App per la sua malattia?

A voi le risposte...

"Vorrei capire perché L articolo è valutato come improprio dato peraltro che ne sono il primo autore e che , di certo , l’indicazione bibliografica lo è grazie g Favaretto"

Grazie dottor Favaretto. Comprendo il suo disappunto, forse "parziale" o "limitato" erano aggettivi più appropriati. Il suo articolo interessa un aspetto sicuramente importante, ovvero al comunicazione tra medico e medico per consulti e discussioni e la visita a distanza via web e OC tra medico e paziente.

Oggi il paziente non usa il PC, usa le app e interagisce molto più spesso con la app che con il suo medico quando usa uno schermo. In altri termini, la terapia digitale usa mobile Apps, non il PC.

Le rendo comunque il merito di essere stato il primo ad affrontare questo tema in Italia (per quanto di mia conoscenza) ovvero l'utilizzo della tecnologia digitale per il trattamento dei pazienti con depressione. Ora spero che lei possa aggiornare la sua esperienza passando dal PC al tablet, dal programma alla mApp, dalla interazione a distanza del paziente con il medico alla interazione con la app (sviluppata dal medico)...

Saluti
Pina Turolla
AIDISF

sulla prevalenza del mobile come base costitutiva dell'INFORMATION TECHNOLOGY SOCIETY vedi il mio contributo:
NAPALM51, MAURIZIO CROZZA, L’ODIO DI RETE E LA SOLITUDINE DEI NUMERI ZERO.
http://www.psychiatryonline.it/node/7932

Vorrei capire perché L articolo è valutato come improprio dato
peraltro che ne sono il primo autore e che , di certo , l’indicazione bibliografica lo è grazie g Favaretto

Mi pare un argomento importante su cui provare ad aprire una discussione un po' meno "volatile" dei dialoghi sui social.. fatevi sotto!!!!

The Lancet Psychiatry & Digital health

L'argomento è certamente importante e segnalo a tutti i lettori di POL che The Lancet Psychiatry di questa settimana dedica l'editorale "Digital health: the good, the bad, and the abandoned" alla Psichiatria Digitale
Lo potete leggere gratuitamente qui https://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(19)30102-6/fulltext?dgcid=raven_jbs_etoc_email


Totale visualizzazioni: 9962