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PTSD Stress Post-Traumatico: che fare?
di Raffaele Avico

L'ESPERIENZA IN SOGGETTIVA DEL PTSD: UN VIDEO

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19 luglio, 2019 - 16:28
di Raffaele Avico

Lo stress post traumatico (PTSD) potrebbe essere genericamente definito come un insieme di sintomi che si presentano nel periodo conseguente un trauma (unico e grande, o minore ma ripetuto), tra cui problemi di insonnia, flashback vividi in cui ci si trova mentalmente immersi nel ricordo o scena traumatica, e una serie di sintomi riguardanti il corpo e le ripercussioni somatiche del rivivere le memorie traumatiche.

Nel video sotto riportato, filmato negli Stati Uniti, è stato fatto un tentativo di rappresentare in soggettiva quello che significa attraversare un PTSD.

In questo caso la ragazza, che è anche la regista del video ed essa stessa affetta da PTSD, racconta di essere stata vittima di un episodio di violenza in rete da parte dell’ex compagno. Da qui le ripercussioni in senso post traumatico. Nel filmato sono ben rappresentati alcuni dei più comuni sintomi del PTSD:

  • incubi vividi (e risveglio precoce)
  • pensieri intrusivi (che si presentano cioè contro la nostra volontà) che in questo caso (il video) hanno forma di immagini di commenti letti ai video postati in Rete dall’ex-compagno: la lettura dei commenti aveva innestato una memoria traumatica
  • il senso di mancata permanenza nel momento presente, con la difficoltà a concentrarsi su quelli che, nel qui ed ora, sarebbero i compiti a lei assegnati (dopo pochi secondi, non ricorda ciò che deve fare, la memoria e la coscienza stessa assumono una forma frammentata, intermittente: in alcuni momenti è presente a sé stessa, in altri la mente viene “risucchiata” dall’accesso post-traumatico, portandola al mondo interiore traumatizzato e distaccandola a forza dal presente). Questo ha la conseguenza di renderle difficoltoso e impegnativo portare a termine un compito
  • la ragazza non riesce a vivere nel momento presente: è più forte il pensiero che torna alla “questione” traumatica (il frangente in cui parla tra sé e sé chiedendosi quante persone abbiano visto il filmato: è necessario che le amiche la chiamino con foga per riportarla “sulla terra”, tanto è forte il potere ipnotico e seducente del disturbo, che attira sempre l’attenzione su di sé)
  • iperestesia: i suoi nervi sono accesi, ipervigili, sente i rumori come forti e violenti; percepire i rumori come disturbanti e troppo forti è un sintomo di stress che troviamo anche in assenza di un vero e proprio PTSD
  • il momento del contatto con un uomo (un semplice passante) si trasforma in una potenziale minaccia: la ragazza si prepara a scappare e difendersi. La mente della ragazza appare costantemente impegnata nel prevenire un potenziale attacco da parte di un predatore: si mantiene come in un continuo stato di allarme
  • insonnia: il sonno, nel periodo post-traumatico, è frammentato e non riposante

Il trauma psicologico ha la caratteristica di essere non-metabolizzabile dalla mente, e di non essere soggetto a “decadimento”: rimane cioè stabile nel ricordo, immutato. Di solito quando si parla di trauma si parla di un singolo evento estremamente traumatico per la persona che lo vive, in cui ci sia di mezzo una reale minaccia di vita per sé o per i propri familiari.

Non a caso infatti la sindrome da stress post traumatico (PTSD) venne teorizzata a seguito delle osservazioni compiute su reduci alla fine della I guerra mondiale (la definizione iniziale del disturbo era infatti Stress da Granata, Shell Shock, a indicare il trauma di vivere da vicino bombardamenti o situazioni di guerriglia civile). Il trauma si installa dunque nei pensieri del soggetto e lo disturba continuamente in modo intrusivo, creando una discontinuità non solo a livello di mantenimento dell’attenzione (non riusciamo a lungo a mantenere il focus dell’attenzione su un determinato compito, poiché distratti dall’interno da flashback che ci riportano all’evento traumatico), ma anche, a volte, una discontinuità nella trama della coscienza, attraverso sintomi chiamati dissociativi.

I sintomi dissociativi producono una frammentazione nella continuità della coscienza: uno dei più importanti studiosi di queste tematiche, Onno Van Der Hart, nella sua opera principale Fantasmi nel Sè (mal tradotto dal più efficace in inglese The Haunted Self, ovvero “il sé infestato”), sostiene che a seguito di un evento traumatico la personalità di un individuo possa arrivare a frammentarsi in due o più parti:

  1. la parte colpita trauma rimane secondo Van Der Hart bloccata e tramortita dal colpo subìto, e depositaria di tutte le paure e del senso di terrore senza nome -memorizzato anche a livello somatico- sperimentato quando il trauma avvenne; l’autore la definisce “parte emozionale
  2. esiste poi una seconda parte che fa sì che la persona continui a sopravvivere e a funzionare in modo sufficientemente organizzato, che Van Der Hart chiama “parte apparentemente normale”, che, pur svuotata della capacità di emozionarsi, trascina l’individuo nel progredire della sua vita “come se” le cose fossero rimaste le stesse. Questa parte ha un valore adattivo perchè permette alla persona di non soccombere a seguito del trauma, e di mantenere un certo controllo.

Secondo Van Der Hart, a seguito del trauma, ogni indizio che richiami alla memoria il trauma, diverrà un potenziale innesco delle emozioni sperimentate in luogo del trauma vissuto: la vita del soggetto, dunque, si modella nel tentativo di evitare ogni possibile contatto con ciò che potrebbe innescare la memoria traumatica: saranno dunque evitamenti di situazioni, luoghi, persone, atmosfere, dettagli potenzialmente evocativi; ma saranno anche pensieri, ricordi, luoghi o eventi “mentali”, a indicare che il soggetto diverrà un evitante anche “interiore”.
raffaeleavico.it

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