PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

La cerebrologia di Sergio Sergi

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1 novembre, 2021 - 09:58
di Luigi Benevelli
Un  capitolo del volume Antropologia e psicologia[1] curato da Guido Landra (1913-1980) e da Agostino Gemelli (1878-1989) con Ferruccio Banissoni (1888-1952) [2], edito nel 1940 dall’editore Bompiani è dedicato alla “cerebrologia” di Sergio Sergi (1878-1972), antropologo dell’Università di Roma. La“cerebrologia”, ossia lo studio del cervello, consisteva in ricerche che mettevano a confronto “il numero maggiore o minore di giri, le loro incurvature più o meno pronunciate, la maggiore o minore profondità dei solchi della superficie cerebrale in individui differenti per età, per sesso, per razza, per levatura intellettuale”. L’osservazione col microscopio aveva consentito di studiare in modo approfondito la struttura istologica del cervello  e di “stabilire sul solido substrato delle strutture anatomiche i fatti evolutivi dell’attività della psiche umana”.
Landra cita insieme al suo maestro Sergio Sergi, Giuffrida Ruggeri che nel 1898 aveva studiato il rapporto fra peso dell’encefalo e la forma del cranio, il Pini che aveva studiato il rapporto fra volume e peso specifico dell’encefalo e documentato che il peso specifico e quello assoluto erano più alti nell’uomo che nella donna.
Ma l’opera più importante, “monumentale” di Sergi, che aveva esaminato un cervello di Giavanese, nonché solco di Rolando e lobo frontale di Gibbone, era “Cerebra Hererica” (v. nota) pubblicata nel 1909 a Jena con la prefazione di Heinrich Wilhelm Waldeyer (1836-1921), l’allora decano degli anatomisti tedeschi.  
Sergi aveva documentato  “un predominio notevole delle forme semplici della terminazione posteriore della fessura di Silvio su quelle con biforcazioni; la frequenza maggiore che negli Europei con cui il solco di Rolando passa alla superficie mediale; la frequenza di un numero maggiore di divisioni del solco frontale superiore e del solco frontale inferiore che negli Europei; la frequenza della prima varietà di Cunningham nella quale il solco interparietale proprio, il solco retro centrale superiore  e il retrocentrale inferiore  sono divisi fra loro; la frequenza di un solco temporale medio continua maggiore che negli Europei; la costanza del giro rino-encefalico temporale, la frequenza della piega del cuneo-linguale posteriore superficiale del tutto o in parte maggiore che negli Europei e nei Giavanesi; la frequenza del giro cuneo-linguale posteriore superficiale maggiore che negli Europei; la frequenza delle divisioni  del solco calloso-marginale probabilmente maggiore che negli Europei.
Per Sergi tali caratteri in parte erano ricordi ontogenetici, come la maggior visibilità dei solchi che si trova  nel cervello degli Europei nel periodo dello sviluppo; altri erano “ricordi filogenetici”. Ad esempio, rispetto al cervello dei primati, in quello umano il lobo occipitale va “rimpicciolendosi, mentre si ingrandisce il lobo parietale”, arrivando ad affermare che “nello sviluppo di nuove forme spariscono alcuni caratteri per l’apparizione di altri”. Sergi esaminò oltre che cervelli di Herero anche cervelli di Ovambo e di Ottentotti. 
Ulteriori ricerche di Sergi riguardarono “le variazioni dei solchi dell’insula nel cervello umano”, le “variazioni di sviluppo del lobo frontale dell’uomo” e in tale contesto criticò “il modo con cui i diversi studiosi sogliono eseguire le misurazioni dei cervelli” ed auspicò che in un congresso di antropologia si arrivassero a stabilire le misure fondamentali del cervello con metodo unico, in modo da poter costituire con i risultati dei vari autori “una cerebrometria comparata delle razze”. Affermò che non si poteva distinguere il cervello di popolazioni primitive da quello di popolazioni civili in base all’aumento di estensione del lobo frontale, perché “ il valore maggiore di un indice fronto-rolandico non è correlativo nelle razze umane al grado di sviluppo intellettuale e sociale”.
A Sergi si dovevano “interessanti note morfologiche sul cervello di un microcefalo”, l’illustrazione del cervello di un Abissino che avrebbe mostrato “come anche per i caratteri evolutivi cerebrali gli Abissini debbano essere considerati come forma differente dai negri tipici”.
Landra affermava che l’importanza degli studi di Sergio Sergi era stata riconosciuta dagli psichiatri perché “lo studio della morfologia cerebrale è sempre di grande aiuto per lo studio anatomo-patologico delle malattie della mente”.
Le ricerche compiute per gran parte nell’Istituto di Antropologia dell’Università di Roma, furono consentite per merito e iniziativa di Giuseppe Sergi (1841-1936), padre di Sergio e anch’egli antropologo, che era riuscito ad acquisire la dotazione di “un laboratorio per le ricerche sul cervello umano con microscopi, microtomi e altri strumenti sussidiari, laboratorio che neanche oggi posseggono altri istituti di antropologia”.
Il capitolo si conclude con la citazione dello psichiatra italiano Vito Maria Buscaino (1887-1978), per il quale “ lo sviluppo dell’intelligenza umana risulta legato all’evoluzione della corteccia cerebrale e in ispecial modo della corteccia frontale e parietale. Tale evoluzione non è finita; è anzi sempre in corso e porterà a forme più progredite di vita psichica, di cui le mentalità eccezionali attuali rappresentano l’anticipazione”.

Nota
Sergio Sergi perfezionò i suoi studi sul cervello umano agli inizi del XX secolo in Germania, dove trovò una larga disponibilità di corpi e di cervelli di Herero, una tribù di allevatori di bestiame che abitano nel nord della Namibia, una terra arida e scarsamente popolata. Nel 1884, all'epoca della spartizione dell'Africa fra le potenze coloniali europee, l'odierna Namibia fu dichiarata protettorato tedesco. In questa terra vennero inviati 2000 coloni tedeschi, in maggioranza uomini, che incontrarono la resistenza alla loro invasione da parte di diverse popolazioni locali. La politica coloniale del governo tedesco sostenne i coloni nell’azione di sottrarre la terra alle popolazioni locali; i nativi (compresi gli Herero) vennero adoperati come schiavi, e le risorse di rilievo (in particolare le miniere di diamanti) furono sfruttate dai tedeschi.
Gli Herero si ribellarono e il 12 gennaio 1904 iniziarono ad attaccare la maggior parte delle fattorie dei coloni:  almeno 123 tedeschi furono uccisi. Il  governo di Berlino inviò un contingente di 14.000 soldati  al comando del generale  Lothar von Trotha, nominato Comandante supremo dell'Africa del Sud-Ovest.
L'11-12 agosto 1904 le truppe guidate da von Trotha sconfissero un esercito di 3.000-5.000 Herero nella battaglia di Waterberg, ma non riuscirono a circondare ed eliminare i sopravvissuti in ritirata.
Le forze tedesche li inseguirono e tennero sotto pressione, evitando che gruppi di Herero si allontanassero e sospingendoli verso il deserto di Omaheke. Von Trotha mise in atto misure volte a sterminare per fame e per sete i nemici, facendo presidiare o avvelenare i loro pozzi, risorse estremamente preziose nel territorio arido della Namibia. Le pattuglie tedesche trovarono in seguito scheletri intorno a buche profonde 13 metri, scavate nel tentativo di trovare acqua.
L'11 dicembre 1904 il Cancelliere del Reich, Bernhard von Bülow, ordinò a von Trotha di erigere dei Konzentrationslager allo scopo di dare "sistemazione temporanea" a "ciò che rimaneva del popolo Herero".. Alcuni prigionieri furono impiegati come schiavi presso aziende pubbliche e private, altri usati come cavie umane in esperimenti medici. Eugen Fischer, uno scienziato tedesco, giunse nei campi di concentramento per condurvi esperimenti medici che comprendevano la sterilizzazione e l'inoculazione dei germi del vaiolo, del tifo e della tubercolosi. Furono usati come cavie sia mulatti (figli di madri Herero e padri tedeschi) che prigionieri Herero adulti.  Fischer studiò 310 mulatti, sottoponendoli a numerose verifiche come misurazioni della testa e del corpo ed esami degli occhi e dei capelli. A conclusione dei suoi studi caldeggiò il genocidio delle presunte "razze inferiori", affermando che «chiunque consideri a fondo la nozione di razza, non può giungere a una conclusione diversa».
Secondo Clarence Lusane gli esperimenti medici di Eugen Fischer possono essere visti come un "banco di prova" per le successive procedure mediche adottate durante l'olocausto nazista. Fischer divenne in seguito rettore dell'Università di Berlino, dove insegnò medicina ed ebbe fra i suoi allievi Josef Mengele, noto per gli esperimenti genetici condotti sui bambini ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz.
 

 
Molti Herero morirono per malattie, per malnutrizione o per il troppo lavoro. Un censimento effettuato nel 1905 rivelò che nell'Africa Tedesca del Sud-Ovest erano rimasti 25.000 Herero. Essi erano circa 100.000 prima del genocidio.
 

 

[1] Nel libro si faceva il punto sulla storia delle discipline dell’antropologia e della psicologia nel corso dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento, con particolare riferimento alla situazione italiana. 
[2] Guido Landra, direttore dell’Ufficio Studi e Propaganda sulla Razza del MinCulPop fino a febbraio 1939, fu tra i primi dieci sottoscrittori del Manifesto della Razza del 15 luglio 1938, documento che  anche Padre Gemelli e Ferruccio Banissoni sottoscrissero successivamente.
 

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