Recensioni cinematografiche
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Andrea Segre ci propone (ancora, dopo Io sono Li e La prima neve) un film sull’immigrazione dai toni ambivalenti, capace di attivare le coscienze e di far muovere grandi dubbi su come si sta muovendo il mondo e su cosa sia giusto fare. Corrado (Paolo Pierobon) è un funzionario del Ministero degli Interni che si occupa da lungo tempo di mediazioni internazionali in tema di immigrazione clandestina.
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Accade raramente ma accade: era successo per il “Padrino Parte Seconda” ed è successo, credo, anche per questo BLADE RUNNER 2049 che se da un lato riprende le atmosfere del capolavoro di Ridley Scott, dall’altro sviluppa e amplifica gli interrogativi metafisici che il primo film proponeva.
Un anno fa vinceva l’oscar "Lost in translation" la cui trama declinava il mito di Edipo nella società post moderna americano - giapponese. Sofia Coppola nella storia ambiguamente intergenerazionale tra un maturo Bill Murray e una giovanissima Scarlett Johansson, escludeva la sessualità per una futura e possibile acquisizione di identità, creativa per lei e depressiva per lui.
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1940. Nell’immaginaria Castelcutò (Sicilia) il tredicenne Renato cova una passione ossessiva per la bellissima Malèna (Maddalena) Scorodìa di cui, con il marito lontano sotto le armi, tutto il paese sparla.