PENSIERI SPARSI
Tra psichiatria, impegno civile e suggestioni culturali
FRANCO BASAGLIA, UN PROFILO. In quattro video la prima presentazione a Genova
16 dicembre, 2023 - 07:24
È stata, come si potrà comprendere, per me una grande emozione il fatto che il 5 dicembre abbia avuto luogo presso la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, l’antica chiesa dedicata dai genovesi ai Santi medici, la presentazione del volume “Franco Basaglia, un profilo. Dalla critica dell’istituzione psichiatrica alla critica della società”, edito da Carocci nella collana Quality Paperbacks.
Mi ritornava in mente la telefonata con Valeria Babini, mentre ero nella casa di campagna con mia nipote Giulia, nella quale mi ha parlato per la prima volta dell'idea; poi quella con Gianluca Mori e il progetto che cominciava a prendere forma; gli scambi di e-mail con le redattrici, i ripensamenti dell’ultimo minuto prima che venga il giorno sempre un po' angosciato del “si stampi”, dopo il quale quel che è scritto è scritto e il libro vivrà di vita propria. Ormai, è un essere autonomo, non resta che augurargli buona fortuna.
E ora ci ritrovavamo per la sua prima uscita in pubblico, pochi giorni dopo la recensione di Francesco Paolella sulla rivista “Il pensiero storico” (segui il link), con questo secondo saggio che dedico alla figura di Franco Basaglia per l’approssimarsi del centenario della nascita, che cadrà nel marzo del possimo anno.
Dopo il saluto di Luca Valenziano per la libreria San Paolo di piazza Giacomo Matteotti, organizzatrice dell’evento, hanno preso la parola il giornalista Marcello Zinola (nel video allegato) e gli psichiatri Lino Ciancaglini (segui il link) e Roberta Fravega (segui il link), i cui interventi, insieme alla replica da parte mia (segui il link) , sono disponibili nei quattro video consecutivi qui allegati.
Non era per me la prima volta, come sa chi segue questi miei Pensieri sparsi, che mi occupavo della figura e del pensiero di Basaglia. A parte i numerosi articoli pubblicati online su questa rubrica, l’anno scorso, infatti, gli avevo dedicato lo studio Ritorno a Basaglia? La deistituzionalizzazione nella psichiatria di ogni giorno, pubblicato a Genova da Erga edizioni, al centro del quale veniva approfondito soprattutto il lavoro del protagonista come psichiatra nel suo rapporto con i problemi dell’assistenza psichiatrica prima e dopo di lui (segui il link).
Apre il volume la “quasi-prefazione” scritta da Valeria Paola Babini, tra le storiche della psichiatria più accreditate in Italia sulla cui produzione saggistica e letteraria ci siamo soffermati anche qui (segui il link, segui il link), che ci introduce in questo volume nel pieno degli anni ’60-’70, il suo incontro con Gian Franco Minguzzi e con Sartre, la vivacità del dibattito culturale e le istanze politiche che ebbero in Basaglia uno dei protagonisti per l’Italia. Ma che insieme influenzarono fortemente il suo pensiero e il suo lavoro in quello che fu senz’altro, come ho già avuto occasione di sottolineare su questa rubrica (segui il link), un incontro fortunato tra un uomo e il suo tempo.
Al centro di questo nuovo saggio ho cercato di mettere soprattutto il rapporto di Basaglia con la società italiana dei suoi giorni, nella quale in molti tra i lettori ritroveranno senz’altro i propri anni giovanili, a partire dai primi due capitoli, commentati il 5 dicembre dall’intervento di Zinola, che presentano la reazione della stampa quotidiana alla notizia della sua morte, con le voci dei giornalisti che in molti casi lo avevano conosciuto personalmente, dei colleghi, dei politici e anche dei malati. Nei capitoli successivi viene ripercorsa la sua biografia, dall’adolescenza trascorsa a Venezia e culminata con l’arresto per antifascismo, al decennio padovano, a quello goriziano, il breve periodo trascorso in parte a Parma e in parte negli Stati Uniti, e poi il decennio triestino nel corso del quale circostanze favorevoli gli permisero di portare a termine il progetto che doveva apparire allora a molti folle: convincere la società italiana che il manicomio poteva e doveva essere chiuso e i malati potevano essere curati meglio a casa. Per ognuno di questi periodi ho cercato di ricostruire i suoi scritti, ma anche le molte letture che ne fanno uno psichiatra e un intellettuale colto e cosmopolita, e insieme ad esse le testimonianze di coloro che lo hanno incontrato. Gli ultimi due capitoli sono dedicati rispettivamente a come la sua figura e il suo pensiero emergono da quella sorta di autobiografia che finirono per essere le conferenze che tenne in Brasile nel 1979 e all’individuazione di dieci parole chiave con le quali cogliere i tratti salienti del profilo umano, lavorativo e intellettuale di questa figura così ricca e poliedrica, e per molti aspetti ancora capace di destare scandalo e interrogativi, della nostra storia recente.
Mi ritornava in mente la telefonata con Valeria Babini, mentre ero nella casa di campagna con mia nipote Giulia, nella quale mi ha parlato per la prima volta dell'idea; poi quella con Gianluca Mori e il progetto che cominciava a prendere forma; gli scambi di e-mail con le redattrici, i ripensamenti dell’ultimo minuto prima che venga il giorno sempre un po' angosciato del “si stampi”, dopo il quale quel che è scritto è scritto e il libro vivrà di vita propria. Ormai, è un essere autonomo, non resta che augurargli buona fortuna.
E ora ci ritrovavamo per la sua prima uscita in pubblico, pochi giorni dopo la recensione di Francesco Paolella sulla rivista “Il pensiero storico” (segui il link), con questo secondo saggio che dedico alla figura di Franco Basaglia per l’approssimarsi del centenario della nascita, che cadrà nel marzo del possimo anno.
Dopo il saluto di Luca Valenziano per la libreria San Paolo di piazza Giacomo Matteotti, organizzatrice dell’evento, hanno preso la parola il giornalista Marcello Zinola (nel video allegato) e gli psichiatri Lino Ciancaglini (segui il link) e Roberta Fravega (segui il link), i cui interventi, insieme alla replica da parte mia (segui il link) , sono disponibili nei quattro video consecutivi qui allegati.
Non era per me la prima volta, come sa chi segue questi miei Pensieri sparsi, che mi occupavo della figura e del pensiero di Basaglia. A parte i numerosi articoli pubblicati online su questa rubrica, l’anno scorso, infatti, gli avevo dedicato lo studio Ritorno a Basaglia? La deistituzionalizzazione nella psichiatria di ogni giorno, pubblicato a Genova da Erga edizioni, al centro del quale veniva approfondito soprattutto il lavoro del protagonista come psichiatra nel suo rapporto con i problemi dell’assistenza psichiatrica prima e dopo di lui (segui il link).
Apre il volume la “quasi-prefazione” scritta da Valeria Paola Babini, tra le storiche della psichiatria più accreditate in Italia sulla cui produzione saggistica e letteraria ci siamo soffermati anche qui (segui il link, segui il link), che ci introduce in questo volume nel pieno degli anni ’60-’70, il suo incontro con Gian Franco Minguzzi e con Sartre, la vivacità del dibattito culturale e le istanze politiche che ebbero in Basaglia uno dei protagonisti per l’Italia. Ma che insieme influenzarono fortemente il suo pensiero e il suo lavoro in quello che fu senz’altro, come ho già avuto occasione di sottolineare su questa rubrica (segui il link), un incontro fortunato tra un uomo e il suo tempo.
Al centro di questo nuovo saggio ho cercato di mettere soprattutto il rapporto di Basaglia con la società italiana dei suoi giorni, nella quale in molti tra i lettori ritroveranno senz’altro i propri anni giovanili, a partire dai primi due capitoli, commentati il 5 dicembre dall’intervento di Zinola, che presentano la reazione della stampa quotidiana alla notizia della sua morte, con le voci dei giornalisti che in molti casi lo avevano conosciuto personalmente, dei colleghi, dei politici e anche dei malati. Nei capitoli successivi viene ripercorsa la sua biografia, dall’adolescenza trascorsa a Venezia e culminata con l’arresto per antifascismo, al decennio padovano, a quello goriziano, il breve periodo trascorso in parte a Parma e in parte negli Stati Uniti, e poi il decennio triestino nel corso del quale circostanze favorevoli gli permisero di portare a termine il progetto che doveva apparire allora a molti folle: convincere la società italiana che il manicomio poteva e doveva essere chiuso e i malati potevano essere curati meglio a casa. Per ognuno di questi periodi ho cercato di ricostruire i suoi scritti, ma anche le molte letture che ne fanno uno psichiatra e un intellettuale colto e cosmopolita, e insieme ad esse le testimonianze di coloro che lo hanno incontrato. Gli ultimi due capitoli sono dedicati rispettivamente a come la sua figura e il suo pensiero emergono da quella sorta di autobiografia che finirono per essere le conferenze che tenne in Brasile nel 1979 e all’individuazione di dieci parole chiave con le quali cogliere i tratti salienti del profilo umano, lavorativo e intellettuale di questa figura così ricca e poliedrica, e per molti aspetti ancora capace di destare scandalo e interrogativi, della nostra storia recente.