INTERVISTA A BRUNO CALLIERI (Università La Sapienza, Roma)
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Domanda: Oggi è possibile parlare di guarigione per la schizofrenia?
Risposta: Cinquanta anni fa si diceva “schizofrenico sempre schizofrenico”. Questo pessimismo terapeutico era giustificabile in quanto le molecole a disposizione erano veramente poche. Oggi intravediamo un orizzonte pieno di prospettive ma occorre precisare che non si può parlare di schizofrenia ma di schizofrenie: non ci troviamo dinnanzi ad una malattia ma a vicissitudini umane, modi differenti e drammaticamente unici di vivere l'affettività, la religiosità, la personalità. E' la possibilità dell'incontro con l'Altro, dell'apertura verso il mondo, del non-isolamento che può consentire di parlare di guarigione.
Domanda: Ha senso parlare di dicotomia mente-corpo?
Risposta: Il dualismo cartesiano ha appesantito le ricerche di questo secolo e ha creato pericolose semplificazioni. C'è un'unità che chiamerei persona: lo psichiatra si occupa necessariamente della persona nel suo ambiente. Io è un'astrazione, uno scandalo concettuale che in parte è figlio di questa artificiosa separazione. C'è sempre un Noi, l'incontro, la traità: da qui bisogna partire.