IL SOGGETTO COLLETTIVO
Il collettivo non è altro che il soggetto dell’individuale
di Antonello Sciacchitano

La psicopatologia specifica del soggetto collettivo è il settarismo

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12 aprile, 2017 - 16:38
di Antonello Sciacchitano

La psicopatologia specifica del soggetto collettivo è il settarismo

 

“Vera cosa è che alcune divisioni nuocono alle repubbliche, e alcune giovano: quelle nuocono che sono dalle sette e da partigiani accompagnate, quelle giovano che senza sette, senza partigiani, si mantengono. Non potendo adunque provedere un fondatore d’una repubblica che non siano inimicizie in quella, ha da proveder almeno che non vi siano sette” (N. Machiavelli, Istorie fiorentine, libro VIII).

Nel III capitolo del Libro II, intitolato Se la volontà generale possa errare, del suo famoso trattato sul Contratto sociale o Principi di diritto politico (1762), Rousseau citò questo passo di quel Segretario Fiorentino, che scrisse un Principe a uso dei repubblicani. Lo pose in nota alla seguente affermazione:

“È necessario dunque, per avere veramente l’espressione della volontà generale, che non vi sia nello Stato nessuna società parziale e che ogni cittadino non pensi altrimenti che secondo il proprio giudizio: tale fu l’unica e sublime istituzione del grande Licurgo” (corsivo mio).

Il discorso calza a pennello – perciò lo riporto – al fenomeno del movimento psicoanalitico, che dal 1912 in poi è andato incontro al patologico proliferare di scuole in continua scissione. In senso idealistico, se il vero è il tutto (das Wahre ist das Ganze), smembrandola, il settarismo scolastico ha falsificato la psicoanalisi, la sua “volontà generale”, individuata per primo da Freud. Il settarismo è un tipico fenomeno delle religioni, anche di quelle senza dio, che così dimostrano la loro falsità sociale, pur essendo una forma primitiva di politica. Dopo aver trasformato la psicoanalisi in religione, il settarismo l’ha dissociata in frammenti che non si ricompongono nel tutto, al tempo stesso in cui l’ha diffusa come stereotipato luogo comune. È il tema magistralmente sviluppato da Eli Zaretski in I misteri dell’anima. Una storia culturale e sociale della psicoanalisi (2004, trad. A. Bottini, Feltrinelli, Milano 2006).

Qual è la vera psicoanalisi e dove la trovo? si chiede smarrito il portatore di una potenziale domanda di analisi. Non c’è risposta univoca. Si sceglie lo psicoanalista in base a pregiudizi, sperando nella buona sorte. Ultimamente le mie analisi esordiscono all’insegna della diffidenza: come fidarsi di un analista free lance senza diploma, che non è garantito da nessuna scuola? La diffidenza è il sintomo individuale (a impronta paranoica) di una collettività patologicamente ripartita in sette, ormai deprivata di volontà comune.

Come si cura, se si cura, il settarismo?

Risponde ancora Rousseau in modo paradossale: si cura moltiplicandolo.

“Nel caso in cui non si possa fare a meno di società parziali, è necessario allora moltiplicarne il numero e prevenire la diseguaglianza, come fecero Solone, Numa, Servio. Queste precauzioni sono le sole adatte affinché la volontà generale sia sempre illuminata e il popolo non si inganni.”

Moltiplicare le sette le annulla contrapponendo le une alle altre. È l’autoterapia che fu messa in atto contro la “peste” psicoanalitica. Da veri psicoterapeuti ci hanno pensato gli stessi psicoanalisti a vaccinare il mondo contro la psicoanalisi, invadendolo di scuole e sottoscuole professionali, addirittura riconosciute per legge. Il risultato è stato l’azzeramento della psicoanalisi come pratica scientifica autonoma. Oggi la psicoanalisi è soggetta alla volontà medica, impostata e imposta da un maestro e trasmessa al popolo dai suoi colonnelli; è diventata una professione medica, una psicoterapia, finalizzata all’adattamento sociale dell’individuo nevrotico. Non si parla più di inconscio. In compenso abbiamo l’imbarazzo della scelta tra vocabolari e lezioni di psicoanalisi, volgarizzazioni ispirate a precise ortodossie di scuola, a ciascuno la sua. La psicoanalisi in sé non esiste più, se mai è esistita. Di confronto tra le scuole psicanalitiche non se ne parla proprio. La reciproca indifferenza, quando non rasenta l’intolleranza, regna sovrana. Il corrispondente modello della psicopatologia individuale è la schizofrenia paranoide.

Un amico di vecchia data, psicoanalista a Parigi e a Barcellona, Jacques Nassif, mi ha inviato un suo libretto agrodolce, pubblicato recentemente da Polimnia Digital Editions, intitolato La clinique du psychanalyste. Certo, la clinica degli psicoanalisti esiste come quella del lavoro o dello sport. Come negare le nevrosi (nel caso più benigno) degli psicoanalisti? Come negare il narcisismo, per metà individuale e per metà di gruppo, in cui sfociano le analisi didattiche? Sono malattie professionali come le altre. Ma non è questo il problema scottante. Il problema vero è quando si comincerà a parlare “collettivamente” della clinica dei collettivi di psicoanalisi. Quando si comincerà ad analizzare la formazione dello psicoanalista che le scuole producono? Quando si farà della metaanalisi?

È un problema politico, ci insegna Rousseau. È un problema politico caratterizzato da una propria specifica psicopatologia, che emerge all’incrocio tra libertà individuale e volontà generale. Il settarismo è paranoico. La setta si sente perseguitata dalla società generale, contro la quale arriva a concepire ed eseguire attentati, come dimostra l’attuale terrorismo. Perciò la setta non coopera con le altre sette. È impossibile in regime settario istituire quella che Rawls chiama (e auspica come) equo e duraturo sistema di cooperazione sociale in una società sanamente democrtica. Si sa che la paranoia individuale passa facilmente all’atto criminale contro il persecutore. La paranoia collettiva delle sette non è qualitativamente diversa dall’individuale, ma solo quantitativamente. Il terrorismo colpisce in pubblico il pubblico, esattamente come l’individuo paranoico aggredisce il proprio supposto persecutore. Dà un triste spettacolo.

Tornando al piccolo mondo psicoanalitico, su scala ridotta già la prima società psicoanalitica di Vienna si sentiva perseguitata dalla società generale e dalla società medica in particolare, per le proprie concezioni sulla sessualità infantile, estranee alla mentalità medica della causa e dell’effetto. Segno che la psicanalisi stava nascendo su base settaria. I fisici dei tempi di Galilei non si costituirono mai in una setta, benché il loro maestro fosse stato effettivamente perseguitato dalla Curia Romana. La scienza non si fa contro qualcuno, perché la scienza è originariamente liberale, non essendo dottrinaria ma congetturale. A un certo punto purtroppo, la psicanalisi non optò per la scienza ma si fissò in modo ambivalente contro l’assetto medicale, concepito come posizione nemica, finendo per un perfido contrappasso essa stessa medicalizzata come psicoterapia. Freud ebbe una non piccola parte di responsabilità in questo gioco. Si scagliava contro i medici psicanalisti selvaggi nel momento stesso in cui configurava la clinica psicanalitica come clinica medica. Quando si dice l’identificazione all’aggressore!

Psicanalisti, se volete uscire dal regime settario, ripartite da Rousseau! (Avverto: non è lettura facile).

 

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Commenti

Quello che delinea Sciacchitano, purtroppo, è una scenario realistico. Se la psa è stata trasformata in religione, abbandonando la scienza, il movimento psicanalitico ha cessato di essere un movimento di comunicazione e pensiero scientifico. Se penso alle varie "sette" psicanalitiche vedo che il loro medium di riferimento non è né il cogito , tipico dei sistemi psichici che producono pensieri (possibilmente, almeno per una quota, nuovi, pena la patologia), né la comunicazione intra e/o extrasistemica, tipica questa dei sistemi sociali. E allorai ? Ecco la patologia: le sette analitiche sono sistemi chiusi che non sono in grado di aprirsi al conflitto e alla contraddizione, non sopportano il contingente, non sopportano la presenza del terzo escluso. Sono sistemi non più autopoietici, non essendo in grado di ridurre e gestire la complessità propria e dell'ambiente esterno costituito dagli altri sistemi (politico, giuridico, educativo, artistico, religioso, culturale, psichico, sociale, economico, etc etc) si rifugiano nel rituale, che è la tomba di ogni pensiero e di ogni comunicazione. C'è da dire che il sistema religioso è molto più avanzato dei sistemi settari, perché lavora con e sulla differenza binaria trascendenza/immanenza. Le sette non lavorano su differenze binarie, ma solo ed esclusivamente su identificazioni unarie.


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