PSICOANALISI ETICA
Tra clinica, arte e contemporaneità
LO SPAZIO SOGGETTIVO AI TEMPI DEL CAPITALISMO
Scrivere ancora. Intanto ancora alla parola. Parola mia. Parola che si rende scrittura quindi argine, diga, muratura; ma sono pareti scorrevoli, come quelle giapponesi, è una camera, ora è salotto. Scrivere come facendo finta di suonare sulla tastiera, piccoli tasti tutti neri e bianche pause. “Solo nel silenzio la parola, solo nelle tenebre la luce”, come si cita all’inizio de I racconti di terramare di Miyazaki[1].
Continuare a scrivere mentre scommettiamo in un autunno migliore, senza avere la socialità appesa a un pc. Continuare a scrivere sapendo che se mai le nostre parole bucheranno l’eternità, arriveranno probabilmente a rettili e insetti e solo molto improbabilmente a mammiferi tipo noi. La nostra estinzione, quella provocata da noi.
Intanto donne assurdamente coraggiose sfilano a volto scoperto in Afghanistan. Donne che non possono pensare all’estinzione di massa, ma all’estinzione dei loro diritti.
L’Occidente per lo più guarda. Non è il momento ora d’intervenire? Ma Di Ciaccia ci dice che è impossibile esportare la democrazia, come un uomo che volesse insegnare alla moglie come si fa a essere donna.
La Cina avanza, La potenza cinese è mondiale come vent’anni fa lo era quella degli Stati Uniti, cinesi tristi tenuti insieme dal capitalismo totalitario. La Russia col suo dittatore, indimenticabile mentre cavalca a petto nudo. Uno che si arreca il diritto d’immischiarsi nelle scelte sessuali dei suoi cittadini, sognando lo ius primae noctis[2].
Intanto nelle democrazie, anche da prima della pandemia, le famiglie tendono a sgretolarsi, le amicizie vengono messe a dura prova. Eppure dove gli asili nido ci sono, le donne fanno figli, dentro e fuori dal matrimonio. Queste famiglie che vedi in vacanza d’estate con tre bambini biondi, madre un po’ mascolina nei modi, se ne frega di sfilare il polpaccio, ha comode ciabatte o sandali rasoterra, più o meno quelle di lui, mariti che non gridano, matrimoni che a volte durano. Nonostante le vittime di femminicidio, l’Occidente affronta la sua questione sulla parità, la BCE è in mano a una donna, sebbene gli Stati Uniti hanno preferito un uomo di color paonazzo pur di non avere la Clinton, Trump.
Abbiamo visto vichinghi alla casa bianca e cortei contro mascherine, guanti e vaccini. Abbiamo visto le facce di quelle donne senza burqa sfidare la paura, gli sguardi di uomini donne e bambini annegare qui davanti a noi, o sopravvivere, finire in Libia e sognare di essere annegati. In fondo nessuno sa più che fare con i migranti. Cooperazione o estinzione[3], come dice Noam Chomsky, ma ancora ci ricadiamo nel ‘non si può fare altrimenti’. C’è chi ci guadagna, chi ha paura di perdere quel poco che ha. Forse anche la possibilità di essere uno schiavo, ma inserito, uno schiavo che non sia tortura, freddo, fame, violenza.
Oggi, anche se occidentali, abbiamo visto troppo, pure se giovani. Abbiamo visto la porta chiusa in faccia alla pubertà, la delusione prima di avere cominciato a giocare. Abbiamo visto matrimoni fallire, tenuti in piedi da turni massacranti di lavoro. Abbiamo visto fioccare capri espiatori, eroi volgersi in untori, medici, infermieri, runner. Abbiamo visto numeri, montagne di numeri. Valanghe di percentuali.
Un po’ tutti, me compresa, siamo rimasti stupiti dal diffondersi planetario del ‘complottismo’. Report[4], non solo, ha mostrato come gran parte di questi siti siano finanziati e gestiti dall’estrema destra. Detto questo, il fenomeno è vario, rientrano persone di ogni genere, credo o livello culturale. Non si può negare un approfondimento.
Nella scienza non c'è posto per il soggetto. Errore soggettivo che disequilibra la formula. Nella contemporaneità, non è la scienza il problema, ma lo scientismo estremo che si aspetta dalla scienza risposte anche per l’amore, il godimento, l’etica. Il ridurre tutto a grafici, tabelle, numeri e cartelle non ci darà mai alcun sollievo sulle questioni fondamentali dell’esistenza.
Questa mancanza di spazio ritorna, può ritornare in modo traumatico, non nel reale, ma nel reale manovrato da una cricca di giocatori opportunisti. Come si poteva pensare che non arrivassero anche lì, come dappertutto? Eppure l’abbiamo sperato. Nella psicosi si possono avere dei ritorni nel reale sotto forma di allucinazioni e/o voci. Queste sembrano spinte del reale che ritorna intercettate dai manovratori di menti che si fingono rivoluzionari come O’Brien in 1984[5].
Nonostante tutto questo credo non si possa negare la cura ai no-vax perché aprirebbe a nuove tabelle e a nuove segregazioni: da lì a contarci i bignè è un passo. Inoltre ogni ulteriore allargamento della forbice sociale intorno alla questione vaccini isola ancora di più coloro che sono caduti in quella che i Wu Ming hanno associato alla tana del coniglio di Carroll. Si slabbrano famiglie, si logorano amicizie, si scindono comitive, nel peggiore dei casi, o si evita il discorso, dove possibile.
Il pensiero scientifico, con Galileo Galilei, ha avviato un processo di caduta dei re, dei profeti, degli dei, dei padri, delle religioni. L’evaporazione del Nome-del-Padre è cominciata con la scienza moderna, come ci ricorda Di Ciaccia[6].
“In un frammento del 1921 Walter Benjamin tratteggia un’analisi della natura religiosa del capitalismo. (…) il capitalismo viene riconosciuto come religione in sé, come fenomeno sociale e spirituale che attiene alle «stesse ansie, pene e inquietudini a cui in passato davano risposta le cosiddette religioni». Del Capitalismo come religione vengono tratteggiate alcune caratteristiche precipue: la mancanza di una teologia sua propria (ogni cosa viene indifferentemente prodotta e venduta: dalla bomba nucleare ai farmaci per la fertilità, dai viaggi spaziali ai weekend meditativi); l’esercizio perenne del culto (senza dunque distinzione tra giorni festivi e feriali: 24/7, diremmo oggi); il suo riferirsi a un deus absconditus, un nume il cui volere rimane occulto – e si pensi qui per esempio alla dottrina della mano invisibile del mercato, in cui possiamo ben riconoscere l’arto di cui il dio nascosto si serve.“[7]
L’autore dell’interessante articolo cita Benjamin, scrivendo sul documentario di Carmen Losmann: Oeconomia. “E con Benjamin accanto molto, forse tutto, nel film rimanda alla dimensione religiosa. Le architetture dei palazzi del potere economico, le loro facciate specchiate e trasparenti, rinviano alle vetrate delle cattedrali gotiche, ma sono prive di storie di martirio e salvezza: esse sono invece totalmente vuote, come la religione che celebrano è vuota di un apparato teologico.” Come se alla base dell’alta finanza “non vi fosse infine alcuna cosmologia, alcuna dottrina consapevole. Solo un dio nascosto che pretende un culto perpetuo, a qualsiasi prezzo.”
Ma il capitalismo non se ne sta lì con le mani in mano, rischiando i suoi profitti e già alla fine degli anni sessanta Lacan denuncia il connubio scienza-capitalismo. Il problema è sostenere una società solo sul pensiero scientifico, senza contare che l’etica è altrove. Una certa etica in realtà si fa strada: diritti civili, cooperazione, condivisione, comunismo. Perché stupirsi tanto che il comunismo abbia fallito? La Chiesa lo ha fatto per duemila anni senza che ne fosse messa in questione la verità[8].
Senza re e dei a discorrere, parla la scienza, forzata a ballare a braccetto col capitalismo. Costretta in corsetti di guadagno volteggia i suoi assoli di numeri. Il soggetto non c’è e senza una segregazione edipica, è alla berlina ancor di più. Può succedere allora anche di ragionar così: io non ci sono per te? Allora non ci sei tu. In un asse unico immaginario della lotta a morte, ha una logica: se io non esisto per te, tu non esisti per me. Allora è tutto falso. La scienza, la forma della terra, la scultura di Michelangelo.
In alcuni casi, molto numerosi e crescenti, si cade in un negazionismo che isola le persone che ci finiscono e danneggia la protesta etica. Ora che potremmo essere tutti d'accordo e salvare noi, piuttosto che il pianeta (che sembra rifiorirà, dopo di noi) ecco che spunta una nuova divisione che non tocca assolutamente i privilegi di casta. Non affronta la tragedia del capitalismo, quella di un cieco suicidio annunciato.
I lavoratori hanno un nuovo motivo per non sedersi gomito a gomito a un tavolino. Vax-no-vax. Scientisti contro negazionisti. “Lo abbiamo scritto tante volte: il cospirazionismo o complottismo è un grosso problema per chi vuole criticare il capitalismo a ragion veduta e in modo efficace. Lo «stile paranoico» del complottismo è un potente dispositivo retorico che incanala la rabbia sociale e le energie per un potenziale cambiamento verso narrazioni diversive e intrinsecamente reazionarie, incentrate su capri espiatori.”[9]
I Wu Ming, in questo ed altri articoli, sono tra coloro che si preoccupano dell’effetto reazionario di questa finta rivoluzione. È fuorviante e controproducente incentrare la rabbia sociale su capri espiatori, per la lotta realista al capitalismo. Il punto è che questo sistema ha bisogno di una guerra ogni 20 anni[10], dice già Lacan e non è né il solo né il primo.
Ora probabilmente 20 anni non gli bastano più. Le guerre sono ancora in corso. Si tratta di fare qualcosa, anche in questa situazione sciagurata, come mi è arrivato dalla voce di Joyce Lussu. Può essere altrove che scagliarsi contro gli ostacoli, come dice Lacan nel seminario XVI Lacan: “Si tratterebbe invece di passare altrove da dove vi sono degli ostacoli. E comunque di non interessarsi particolarmente agli ostacoli.”[11]
Commenti
Ciao Annalisa, da quando sono uscito dal calderone Facebook non abbiamo avuto più la possibilità di scambiarci pareri come prima. Purtroppo io avverto che noi come Cassandre abbiamo oltremodo notato il lavorio manipolatorio di certi pseudo-intellettuali al soldo della destra o dell'estrema destra che portano acqua ai mulini della coalizione reazionaria nostrana schierandosi schizofrenicamente e in maniera dissociata ora a destra ora a sinistra ma più alla ricerca di proseliti che per reali fini formativi e pedagogici (mi riferisco a tutto il carrozzone che gira intorno a Filosofico. Net e il Professore di Torino Diego Fusaro di cui io ho già avuto modo di sottolineare le pericolose ed eversive modalità comunicative). Mandandoti un caro saluto mi piacerebbe che mi dessi un feedback su tutta una certa galassia complottista e negazionista cioè paranoicale che interessa gran parte dell'intellighenzia conservatrice nostrana. Un caro saluto.
Caro, che bello risentirti!
Purtroppo non ho difficoltà a darti il feedback sulla "galassia complottista e negazionista cioè paranoicale", ma puoi leggerne anche da Wu Ming o Report, e non solo. Non si sono inventati questo linguaggio, né ne controllano tutte le diramazioni, ma sicuramente c'è uno sfruttamento a destra di questo deprimente fenomeno, che fa comodo a chiunque voglia portare avanti una critica seria allo sfruttamento e al capitalismo selvaggio.
Facciamoci coraggio e cerchiamo di essere contemporanei, come dice Lacan, ma gelosi del nostro spazio soggettivo!
Un caro saluto anche da me.