femminicidio

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Abbandonare la moglie in autostrada come un cane, sgozzare e abbandonare una vecchia transessuale per trenta denari, torturare e dissanguare un ragazzo omosessuale solo per vedere che effetto che fa... La cronaca nera quando passa in prima pagina ci eccita e siamo tutti come i carnefici pronti a reclamare nuovo sangue, tant'è che giustifichiamo gli assassini nel salotto trash della televisione, contenitore sadico della nostra aggressività da teledipendenti, o pretendiamo la pena di morte, la castrazione, la tortura o lo smembramento...



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Dalla “notte delle lunghe molestie” di #Colonia in poi, ne ho lette di tutti i colori.

Chi ha gridato all’Uomo Nero.
Chi ha gridato e basta.
Chi se ne è lavato le mani.
Chi ha inneggiato alla presa di posizione degli uomini bianchi per proteggere le “proprie” donne – ma, forse, in questo caso sarebbe meglio dire femmine – dalle mani dei neri.



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La lunga striscia di sangue che ha colorato di rosso questa estate non deve stupirci: il Male, l’aggressività esistono e sono connaturati alla natura umana al pari di altri sentimenti e pulsioni.


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La violenza contro le donne, detta femminicidio nella sua forma più estrema, agita la coscienza della “società civile”; pone in primo piano la drammaticità di un fenomeno che appare terribile, aberrante, e inquietante nella sua dimensione.




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