Psicofarmacologia

di Fornaro P., Baconcini C., Fiscella G., Miccoli E.
Dipartimento di Scienze Psichiatriche dell'Universita' di Genova (Direttore Prof. R. Rossi)

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Il termine "antipsicosi" rimanda alle ipotizzate proprietà "antipsicotiche" di alcune sostanze farmacologiche utilizzate in terapia psichiatrica; così formulato, mostra evidente una certa analogia con altri concetti della farmacologia generale, quale, ad es., quello di "antibiosi" utilizzato per indicare l'azione "antibiotica" di altre sostanze farmacologiche.

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Questo lavoro è stato sostenuto da finanziamenti del Consiglio Svedese per la Pianificazione e il Coordinamento della Ricerca (Forskningsrådsnämnden, FRN) e dal Fondo del Consiglio Territoriale di Stoccolma per la Ricerca e lo Sviluppo.

L’autore è psicoanalista didatta presso la Società Psicoanalitica Svedese e psicologo ricercatore presso: "The National Centre for Suicide Research and Prevention of Mental Ill-Health" Box 230, S-171 77 Stockholm, Sweden".

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Con la crescente disponibilità di terapie psicofarmacologiche di nuova generazione si sono abbattuti limiti terapeutici solo pochi anni fa impensabili: in particolare, i nuovi antipsicotici atipici hanno dimostrato una sensibile superiorità rispetto ai neurolettici "classici" per l’efficacia nei confronti dei cosidetti sintomi "negativi" della schizofrenia; si è cioè potuto ottenere un maggiore successo verso il ritiro psicotico.

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Riassunto

In questo lavoro, svolto su di un caso di un soggetto affetto da schizofrenia, l’A valuta la risposta terapeutica alla terapia combinata dell’antipsicotico clozapina con l’entacapone, un inibitore della COMT. Il lavoro si basa sull’ipotesi del polimorfismo funzionale per l’enzima COMT e sulla migliore risposta alla terapia antipsicotica, riportata in altri studi, in soggetti inattivatori lenti rispetto a soggetti inattivatori rapidi.

 

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Tutti i farmaci ad attività antidepressiva hanno un tempo di latenza di giorni o settimane prima di manifestare l’effetto clinico nel paziente trattato; è perciò lecito da parte del medico studiare l’attuazione di tecniche di potenziamento farmacologico sia all’inizio della terapia, per accorciare il periodo di latenza, che di fronte ad una risposta solo parziale.


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