fotografia

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Quando guardiamo qualcosa, siamo davvero certi di cosa i nostri occhi stiano guardano?


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Il selfie è una fotografia di se stessi, tipicamente ripresa con uno smartphone o una webcam e caricata su un social network. Ne abbiamo visti di ogni tipo: con i musetti a papera e smorfie del volto, seducenti pose davanti allo specchio, muscoli e capelli…insomma li abbiamo visti, sono ovunque in ogni social, per ogni fascia di età, nazionalità. Non ci sono differenze, nessuno ne è immune. Eppure da qualche tempo, maggiormente diffusa tra gli adolescenti, vi è una nuova concezione del self portrait: nascondersi.


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L’incantevole mondo di Riccardo Schiri(n)zi , non è prettamente fotografico, ma composto da figurazioni visive che non potevano non interessare al mio Disordine immaginario.


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All'interno della meravigliosa rassegna "FUORI TRACCIA - Festa della salute mentale" , che si terrà a Lecce dal 15 al 17 Gennaio 2016, sarà esposta la mostra fotografica del progetto "Sotto nuova luce" tenutosi presso il Servizio di Salute Mentale di Ugento.
Per maggiori info riguardanti l'evento: https://www.facebook.com/events/1480782942226055/
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« La società si adopera per far rinsavire la Fotografia,
per temperare la follia che minaccia di esplodere in faccia a chi la guarda.
Per far questo essa ha disposizione due mezzi.
Il primo consiste nel fare della fotografia un’arte,
giacché nessun’arte è pazza.[….]
L’altro mezzo è di generalizzarla, gregarizzarla, banalizzarla,
al punto che di fronte a lei non vi sia più nessun’altra immagine


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Quando mi sono lasciata affascinare dalla fotografia, ho scoperto con gioia un universo femminile comunicativo e pieno di forza, che non appartiene a tutti gli strumenti artistici.
Il mio ora, non vorrebbe essere un excursus storico sulla fotografia e la donna, poiché sarebbero molteplici gli ambiti e le sfaccettature da trattare: troppe e diverse.
Il risvolto interessante è la riappropriazione dell'immagine della donna da parte della donna stessa.


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Io già ti conoscevo, Tina Modotti,
il tuo prezioso nome, la tua grazia,
l’esile, dolcissima presenza,
molto prima di vederti, d’incontrarti
 
In una notte di guerra, o al mattino
nel sole madrileno, in quei giorni
che vedevano insorgere il Quinto Reggimento
germoglio di una immensa spiga
che s’apriva sui campi di battaglia.
 
Ti ho visto appena. Ma fu abbastanza
per ricordarti e capire ciò che eri:


Lo ammetto, mi piace Mafalda, sarà che un po’ mi ci vedo in quella bimba tutta pancia e capelli, sempre spettinata, un po’ cinica e con un’idea ben chiara in testa riguardo a ogni cosa. Così, nel divagare tra le vignette di Quino me ne viene in mente una eccezionale, tra le migliori a parer mio.
 


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Negli ultimi anni si scrive e si discute molto di fotografia, oltre a scattarne di varie ed eventuali. Necessario è comprenderne le sfaccettature e utilizzarne le potenzialità. Mi pare quindi necessario esplicitare le basi dell’arteterapia e chiarire come di essa ne faccia parte la fotografia.



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