Carl Gustav Jung

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Ricomincio da qui. 



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Ritorniamo a Roma, la analista junghiana Silvana Graziella Ceresa ed io.
Dopo la nostra partecipazione al secondo Congresso Internazionale dello IAAP, svoltosi nella capitale nei primi giorni dello scorso dicembre sul tema “Analisi e attivismo”, continuiamo ad occuparci di maternità surrogata e ritorniamo a parlarne.


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Dalla “notte delle lunghe molestie” di #Colonia in poi, ne ho lette di tutti i colori.

Chi ha gridato all’Uomo Nero.
Chi ha gridato e basta.
Chi se ne è lavato le mani.
Chi ha inneggiato alla presa di posizione degli uomini bianchi per proteggere le “proprie” donne – ma, forse, in questo caso sarebbe meglio dire femmine – dalle mani dei neri.



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Conversazioni Junghiane nasce oggi all’interno di questa rubrica e diventerà un appuntamento fisso per accompagnare ogni tematica trattata.
 

 


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Nei territori dell’inconscio vige l'eterno subbuglio: l’indifferenziato dinamicamente guizza, si tuffa, riemerge, si connota, ritorna nelle profondità oceaniche. Fermo, no; fermo non sta mai. L’indifferenziato tende ad assumere caratteristiche singolari, tende a differenziarsi. Differenziandosi, si posiziona; posizionandosi, cozza con l’elemento opposto e, appunto, vi si oppone ma poi ritorna al buio ed eternamente procede e vive. 
 


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Nero su bianco, parto dalla fine e vado a tracciare questa nuova rubrica invitandovi ad essere - giusto il tempo richiesto per seguire il testo - lettori a ritroso.
  Per raccontarvi l’idea sottesa a “La vicinanza degli opposti – Carl Gustav Jung e le sfide del mondo contemporaneo” comincerò infatti con un cenno alla quattordicesima tra le opere del padre della psicologia analitica, il Mysterium coniunctionis (mi attengo alle edizioni Bollati Boringhieri).
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