Shakespeare
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Dal dialogo tra Catherine Millot e Jacques Lacan, un’interferenza tra analizzante e analista ma non solo, potrebbe prendere le mosse un discorso scabroso. Siamo ai tempi in cui Seuil pubblicava Télévision di Lacan e Lacan scriveva una lettera agli italiani invitandoli a occuparsi del sapere nel reale.
Fissa nel blocco in evidenza nella homepage della categoria assegnata:
Si
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Che le gravi forme di depressione vadano trattate anche con mezzi farmacologici, a me pare indiscutibile: la depressione, oltre che far soffrire terribilmente il paziente, a lungo andare produce danni permanenti di ordine psicologico, sociale, biologico; va, quindi fermata con i farmaci, che consentono di ottenere risultati in tempi relativamente brevi. Tuttavia la cura finisce per rivelarsi gravemente incompleta se non si è aiutato il paziente a fare un uso più razionale e più sano della sua aggressività e del suo amore.
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Otello riserva sempre occasioni di approfondimento, tanto più se mediato da Orson Welles. Ho chiesto a Giorgio Placereani, appassionato da anni delle opere di Welles, di scrivere un breve testo di riflessione sugli enigmi del personaggio shakespeariano.
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A maggio di quest’anno è stato pubblicato sul British Journal of Psychiatry un articolo che poneva l’interessante domanda che ho cercato di tradurre nel titolo di questo blog (Ando et al., “Psychotic traits in comedians”, BJP 2014). Il tema è piuttosto inusuale per un giornale scientifico, ma rimanda a diversi concetti che collegano la creatività e l’abilità artistica a tratti di personalità o a condizioni psicopatologiche.