Psicoterapie

Vivo coperto da una pelle di pecora, in un mondo che gli uomini non possono vedere. Mi inseguivano, e mi rifugiai nella foresta. Fu tanto tempo fa. Un tempo tanto remoto che non me ne ricordo più. Non mi ricordo nemmeno com’ero prima. In ogni caso, da allora nessuno mi ha mai più visto.
Haruki Murakami (Dance Dance Dance)

 
 


Immagine: 
Dialogo con Silvia Vizzardelli
 
Sarantis Thanopulos “Silvia, nel tuo libro scritto con Valentina De Filippis, “La tentazione dello spazio” (Orthotes), si parla di una forma artistica che obbedisce a una spinta verso l’inerzia, l’“ inorganico psichico”. Dell’arte come radicale rinuncia all’intenzionalità fondata sullo slancio vitale.


Pur essendo "off topics" rispetto ai temi trattati in questa rubrica, ho ritenuto opportuno chiarire la posizione del sottoscritto riguardo all'applicazione, nella pratica clinica, di quanto viene trattato qui sul piano teorico.



Le persone sanno perché ci si rivolge a uno psicologo?

 



Sottotitolo: 
Dialoghi sulle buone pratiche in Psichiatria
Autori della rubrica: 
Gerardo Favaretto
Inizio riportando, qui sotto, alcuni versi tratti dalla poesia di Baudelaire “Le jet d’eau” astenendomi, per il momento, da ogni commento, per non intromettermi prematuramente tra Poeta e lettore, prima che tra di loro si sia stabilito un rapporto:

 
Tes beaux yeux sont las, pauvre amante !
Reste longtemps sans les rouvrir,
Dans cette pose nonchalante
Où t’a surprise le plaisir.

Video: 
Vedi il video


Noi siamo cetre un poco sgangherate
Il vento quando passa sulle corde

Come catene sospese, risveglia dei versi
Dei rumori dissonanti.

Noi siamo antenne un poco singolari
Come dita si innalzano nel caos,

In cima ad esse echeggia l’infinito ma, ben presto,
cadranno giù, spezzate.

Noi siamo sensazioni un po’ disperse



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