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Coloro che in primo luogo hanno sete di certezze di sicuro non amano la verità. Lettera di Marie Bonaparte a Freud (data?)
Gli spiriti mediocri esigono dalla scienza un genere di certezza che essa non può dare, una specie di soddisfazione religiosa. Solamente le reali e vere menti scientifiche sanno sopportare il dubbio, inseparabile da tutte le nostre conoscenze. Lettera di Freud a Marie Bonaparte (data?)

 
Cos’è un caso clinico?



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Ovvero la memoria quotidiana di David Hume
 
03.13.2018



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Quasi stento a crederlo. Da due immensi poeti tra loro solidali – Pound ed Eliot[1] – mi giunge inatteso un suggerimento positivo per un’epistemologia che potrebbe trasformare la pratica psicoanalitica da “sordido mestiere” (Lacan, Roma, ottobre 1974) a pratica scientifica. Lo enunciò Eliot nella recensione all’Ulisse di Joyce del novembre 1923, un anno dopo la pubblicazione del suo capolavoro, The Waste Land.



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Anche se si respinge la teoria freudiana delle paranoie, non si può fare a meno di ammirarne l’eleganza esplicativa. Eleganza nel senso corrente del termine: ottenere effetti di completezza con un dispendio minimo di materiali, senza aggiunte ad hoc né sbrodolature. Se Freud si fosse limitato a formulare la sua teoria delle paranoie, questo già basterebbe per farlo entrare nella storia della psichiatria.
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Il “giorno della memoria”, un rito stanco, difensivo, è espressione di un conflitto irrisolto tra resistenza e cedimento all’oblio. Già nell’essere privo di oggetto (ricordo di cosa?) si manifesta la sua contraddizione.



 



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Qualche giorno fa, rileggendo l’edizione integrale della Newton Compton  di  “Guerra e Pace” -  di Lev Tolstoj[1] - ho avuto un sussulto  nel trovare un passo che ricordavo presente ne “L’Interpretazione dei Sogni”[2] di Freud.

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