cinema
In collaborazione con Stefano Caracciolo
L’insegnamento in medicina avviene al letto del malato a partire da Laennec (1781-1826). Nei moderni ospedali questo metodo didattico si è fatto sempre più raro con i progressi tecnologici, con diminuita attenzione per la relazione con il paziente e ripercussioni sull’efficacia dell’insegnamento.
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Nel DSM-5 il capitolo sui disturbi d’ansia non include più il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi reattivi a trauma e stress. Ma nella vita reale spesso è difficile distinguere un disturbo d’ansia reattivo da uno non reattivo. E il cinema, che rispecchia la via reale mettendola in scena, non fa in questo eccezione. Un regista che voglia rappresentare un personaggio ansioso non si pone certo questo genere di dubbi, tanto più che nel breve spazio di un’ora e mezza ci racconta una storia che in qualche modo ha un inizio e una fine.
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A regola d’arte, o più sinteticamente “ad arte”, è quell’opera che è stata bene eseguita secondo i canoni definiti dalla corporazione (arte) che governava gli artigiani al tempo delle Signorie. Ma l’Arte, nel suo significato più ampio, descrive in verità ogni attività umana che porta a forme creative di espressione estetica, implicitamente diretta ad attivare emozioni e a tramettere messaggi ambigui e plurideterminati.
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Venere in pelliccia di Roman Polanski è un film che si presta a molte letture. Descrive il rapporto tra il teatro e la vita, tra un autore e i suoi personaggi. La sceneggiatura è tratta dall’opera omonima di Von Sacher –Masoch, scrittore dal cui nome è derivato il termine masochismo.
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Come avevo promesso a Manlio Converti ho guardato il film che mi aveva consigliato “Il compleanno” di Marco Filiberti del 2009. Seguendo il filo dei miei precedenti interventi sull’omosessualità ho rivisto anche “I segreti di Brokeback mountain” di Ang Lee del 2005. Mi sembra utile un confronto tra queste due visioni dell’omosessualità nella cultura americana e in quella italiana.
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Interrompo le mie considerazioni sulla rappresentazione dell’omosessualità, perché in questi giorni ho visto un film che mi ha molto colpito: “Effetti collaterali” un recente thriller che racconta la storia di una rampante coppia newyorkese, Emily e Martin (Rooney Mara e Channing Tatum), la cui vita viene sconvolta quando lo psichiatra (Jude Law) le prescrive un nuovo psicofarmaco per curare una forma di depressione. All’inizio in cui il film sembra essere un film di denuncia contro l’uso indiscriminato degli antidepressivi, mentre nella second
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La connessione tra suicidio e perdita di lavoro è diventata ormai una convinzione radicata e ogni giorno nei giornali sono citati nuovi casi. Cito due giornali di tendenza politica opposta. Panorama del 18 aprile che titola “crisi, boom dei suicidi” e cita statistiche addirittura aggiornate al 2013 con aumento del 40%dei casi in particolare nelle regioni del nord. I dati sono provenienti da Link Campus University. Mi sfugge come si riesce a fornire dati e correlazioni così nette.
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Mi chiamo Alberto Sibilla. Sono specialista in psichiatria dal 1974 e ho lavorato fino al 2005 nel Servizio Pubblico a Cuneo e Mondovì.
Sono di formazione psicoanalitica e in particolare sono stato allievo di Gaetano Benedetti e della scuola di Psicoterapia Analitica di Milano. Il mio interesse è stato in particolare per la psicoterapia della psicosi. Ho aperto due comunità terapeutiche e mi sono occupato sia della terapia che della formazione del personale.